Manzoni: «Prima che agli studenti la formazione va fatta ai loro docenti»

IL DIBATTITO . Secondo il vicepresidente di Confindustria Bergamo con delega all’Education: «Gli insegnanti possono suggerire ai ragazzi percorsi migliori, conoscendo le loro attitudini».

La partita della formazione di dipendenti e nuovi ingressi è centrale per il futuro imprenditoriale bergamasco. Più in generale, la formazione è nodo cruciale da cui passerà la competitività e la capacità delle imprese, siano esse piccole, medie o grandi, di attrarre personale e mantenerlo. Una sfida che richiede, prima di tutto, un cambio di passo delle realtà produttive, indipendentemente dal settore di appartenenza. A spiegarlo è Marco Manzoni, vicepresidente di Confindustria Bergamo con delega all’Education: «Stiamo chiamando le aziende a mettersi in discussione, a modificare l’ingresso del giovane nelle proprie realtà, a presentarsi non solo quale luogo di lavoro ma anche di formazione, entro cui imparare per tutto il tempo dell’attività lavorativa».

Non solo, fra i diversi programmi che Confindustria dedica al coinvolgimento degli studenti fin dalla scuola primaria, ne spicca uno nuovo, dedicato ai docenti, chiamati a visitare le aziende o a prendere parte a vere e proprie giornate di stage. «Gli insegnanti sono le persone che passano più tempo con i ragazzi, possono comprendere chi hanno davanti e suggerire il percorso migliore per le attitudini della persona - spiega Manzoni-. Quando entrano nelle nostre aziende tutti, non solo quelli che insegnano materie tecniche, si stupiscono perché molti non hanno la reale percezione di cosa significhi lavorare nell’industria. È anche questo il nostro compito, diffondere la cultura industriale».

«Le Pmi non sono ancora pronte, ma il trend resta positivo - conclude Manzoni che vuole vedere il bicchiere mezzo pieno -: dall’anno prossimo saremo l’unica provincia italiana a sperimentare la formula 4 anni scolastici+2Its con lavoro in azienda, in ben quattro istituti».

Il problema, legato soprattutto alla formazione dei nuovi ingressi, si è acuito dal post-Covid in poi, come spiega Manzoni, che è anche titolare della Nys di Lallio: «Da una parte l’effetto elastico ha creato la necessità di integrare persone in azienda, dall’altra il cambio sociologico ha fatto sì che i lavoratori fossero meno predisposti al sacrificio dei turni notturni o di certi ritmi lavorativi, cercando una miglior conciliazione. Dentro questo delta le aziende soffrono la carenza di personale che, se prima formavano in mesi, ora devono preparare in pochi giorni». «Secondo i dati Anpal (Agenzia Politiche Attive del Lavoro) - continua il vicepresidente -, il 57% delle aziende che cercano profili tecnici intermedi, cioè diplomati, non li trovano; e automazione, robotica, digitalizzazione, intelligenza emotiva, non sono sufficienti a compensare la carenza di manodopera».

Alle aziende non resta che prendere atto di una situazione sempre più endemica, peggiorata dal calo demografico e mettere in atto due strategie che Manzoni riassume in questi termini: «Da una parte tutte le aziende devono avere almeno un responsabile delle risorse umane, magari esternalizzando altre competenze, ma rendendosi conto che queste professionalità servono a creare valore. Dall’altra occorre attivare percorsi di rotazione in azienda, così che le persone possano provare più mansioni e scoprirsi nel proprio ruolo. Infine occorre predisporre un budget formativo, anche consorziandosi, riconoscendo che l’esigenza è comune e molto forte anche per le piccole imprese». «Le Pmi non sono ancora pronte, ma il trend resta positivo - conclude Manzoni che vuole vedere il bicchiere mezzo pieno -: dall’anno prossimo saremo l’unica provincia italiana a sperimentare la formula 4 anni scolastici+2Its con lavoro in azienda, in ben quattro istituti, approccio che considero particolarmente proficuo per tanti aspetti e che è ispirato anche dalle attività formative portate avanti in questi anni».

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