Lunedì 2 settembre al via i bonus assunzioni: «Ma il mercato del lavoro è saturo»

LE MISURE. Nella provincia di Bergamo la difficoltà sta nel reperire manodopera specializzata. Cgil, Cisl e Uil: qualche preoccupazione sull’andamento da qui a fine anno nell’industria.

Sarà sufficiente uno «sconto» sul costo del lavoro di 6 mila euro o di 7.800 euro l’anno per convincere le imprese ad assumere? In altre parole, il bonus giovani e il bonus donne messi in campo dal ministero del Lavoro si riveleranno efficaci, almeno nella nostra provincia?A sentire il segretario generale della Cisl di Bergamo, Francesco Corna, «il mercato del lavoro sul nostro territorio è saturo, con più richiesta di manodopera rispetto a quella disponibile». Se poi vogliamo tradurre le aspettative in numeri, Marco Toscano, che guida la Cgil orobica, afferma che «nella nostra provincia le assunzioni riconducibili all’utilizzo di incentivi pesano per il 7%, che non è tantissimo».

Tavolo sulla cassa integrazione

E comunque, per quanto «a oggi non ci siano situazioni di crisi evidenti sul nostro territorio», per dirla con le parole del leader Cisl, Corna, di recente i tre sindacati confederali hanno chiesto alla Provincia di «riattivare il tavolo per il monitoraggio della cassa integrazione», come dice il coordinatore della Uil di Bergamo, Pasquale Papaianni. E «già a settembre è previsto un primo incontro per fare il punto della situazione», aggiunge il numero uno del sindacato di via San Bernardino. Non che ci sia un allarme sul ricorso agli ammortizzatori sociali, ma - va detto - «i numeri sono ancora alti rispetto al periodo pre-Covid - sottolinea Papaianni - e in particolare nei primi sette mesi di quest’anno in Bergamasca sono stati richiesti oltre 5,8 milioni di ore, numeri più alti sia rispetto allo stesso periodo del 2023 (4,3 milioni di ore, ndr), sia a quello del 2022 (circa 4 milioni, ndr)», con le richieste maggiori che si concentrano nel settore trainante della nostra economia, ovvero la metalmeccanica.

Gli incentivi in pillole

A ogni modo, per le aziende che desiderano assumere personale, dal primo settembre (e fino al 31 dicembre 2025) chi offre un contratto a tempo indeterminato a giovani under 35 (mai occupati a tempo indeterminato) beneficia, per un massimo di 24 mesi, di un esonero dal versamento del 100% dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro, per un massimo di 500 euro al mese per ciascun lavoratore (12 mila euro in due anni). L’incentivo è più alto per le donne di qualsiasi età senza lavoro da almeno 24 mesi: l’esonero, sempre in caso di posto fisso, è pari al 100% del versamento dei contributi previdenziali nel limite massimo di 650 euro al mese (15.600 euro in due anni).

Le criticità espresse

Toscano è critico sui bonus per le assunzioni: fatta la doverosa premessa che non si butta via nulla, «non è detto che contribuiscano a creare lavoro». Mentre ciò di cui avrebbe bisogno il nostro Paese sarebbe «una politica industriale concentrata su filiere strategiche, perché solo se la domanda cresce si creano le condizioni per un’espansione occupazionale». Un tema, quello delle politiche industriali, su cui «l’Italia sta scontando un ritardo anche rispetto ad altri Paesi europei paragonabili a noi, come la Spagna, che è più avanti».

Fame di manodopera straniera

Secondo Corna, «gli incentivi possono migliorare la situazione occupazionale». Ma se c’è un argomento su cui andrebbe concentrata l’attenzione, secondo il segretario generale della Cisl, è quello che «riguarda la manodopera straniera, di cui la nostra provincia avrà ancora più bisogno in settori come quello della cura e assistenza della persona, in agricoltura, nei servizi, ma anche nell’industria». Corna puntualizza: «Qui si pone il problema - che noi stiamo ponendo da tempo - di come accogliere e formare queste persone. Ci sono problemi enormi sul fronte abitativo e anche riguardo ai servizi per la prima infanzia e, più in generale, per quelli rivolti alla famiglia, considerando che si tratta di nuclei in cui, per esigenze economiche, lavorano entrambi i genitori».

Ma da qui a fine anno, che aria tira? «Già da qualche mese - afferma il segretario generale della Cgil, Toscano - anche sulla nostra economia pesano fattori internazionali. Il manifatturiero sta rallentando e la cassa integrazione è ancora elevata rispetto ai livelli pre-Covid». Ma, a onor del vero, «l’occupazione in Bergamasca ha tenuto: il mercato del lavoro è meno frizzante, perché ha pesato il balzo post pandemìa, ma il saldo tra assunzioni e cessazioni resta positivo». Certo, «i mesi che abbiamo davanti saranno impegnativi e vedremo come sarà la legge di Bilancio».

Papaianni della Uil mette l’accento su come «nell’industria, la preoccupazione maggiore sia capire il fenomeno della cassa, considerando che sono soprattutto le piccole aziende che operano in maniera monomandataria a soffrire di più. Le ore richieste sono un segnale importante che merita attenzione». E sicuramente, chiosa Papaianni, dietro i numeri in crescita «si celano le difficoltà che sta attraversando il comparto del l’automotive».

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