Economia / Bergamo Città
Mercoledì 27 Dicembre 2023
Lo studio della Cisl: «A Bergamo ridotti drasticamente gli sportelli bancari»
L’ANALISI. Più della metà del territorio provinciale rischia di rimanere sprovvisto di presidi bancari e negli ultimi dieci anni la popolazione bergamasca che risiede in un comune senza uno sportello bancario è aumentata del 382%.
Uno studio di First Cisl mostra l’evoluzione del fenomeno della desertificazione bancaria nella nostra provincia negli ultimi anni. Oltre all’aumento dei comuni che non hanno più alcuno sportello bancario resta alto il numero dei comuni con un solo sportello e quindi a rischio di desertificazione assoluta.
Sportelli, dal 2010 - 43.1%
Dal 2010 gli sportelli in provincia sono diminuiti del 43,1%, passando da 770 a 438: i comuni attualmente senza alcuno sportello bancario sono 96, il 39,51% (erano 43 solo 8 anni fa) mentre quelli con un solo sportello bancario sono 55, il 22,63%. Nel 2013, i dipendenti delle banche assommavano a 310.258; al “censimento” di fine 2022 ne erano rimasti 264.132, con un calo del 15%.
«La presenza di sportelli sul territorio non significa solo servizi, ma anche consulenza finanziaria dedicata – sottolinea Giovanni Salvoldi, segretario generale First cisl Bergamo -. Solo il 30% degli individui in Italia è educato finanziariamente e i numeri sono molto bassi anche tra i giovani: uno studente su cinque infatti non possiede le competenze minime utili a prendere decisioni finanziarie responsabili ed autonome».
Si tratta di una «fragilità culturale che ha effetti negativi sia sul benessere dei singoli che sul sistema Paese nel suo complesso» spiega la Cisl. Dallo studio emerge un ulteriore fenomeno: oltre ad una generale contrazione del numero degli addetti nella rete commerciale anche l’organico delle storiche sedi direzionali dei grandi gruppi bancari presenti a Bergamo si sta lentamente riducendo e in parallelo si riscontra anche un crollo delle assunzioni in provincia.
Una significativa riduzione delle opportunità occupazionali per i giovani che, se vogliono lavorare nei grandi gruppi bancari, devono spostarsi nell’area metropolitana di Milano. «Ribadiamo che il progressivo abbandono dei territori che si realizza, da una parte con la chiusura degli sportelli e la riduzione degli addetti, dall’altra dallo spostamento dei centri decisionali che sono sempre più accentrati, rischiano di indebolire il ruolo sociale delle banche e la loro concreta vicinanza al territorio e alle persone. Siamo consapevoli – conclude Salvoldi - che la progressiva evoluzione del digitale nel settore è una sfida, non intendiamo comunque sottacere o prendere come un “dato di fatto” gli effetti determinati dalle scelte connesse a queste trasformazioni: scelte fatte da persone, che ricadono su altre persone».
© RIPRODUZIONE RISERVATA