L’export in picchiata, Bergamo s’interroga: «Pesa la geopolitica»

LA CADUTA . Dopo il terzo trimestre consecutivo di ribasso preoccupazione tra gli imprenditori che puntano il dito sulla situazione d’incertezza: «Ma restiamo competitivi».

Il calo delle esportazioni bergamasche nel primo trimestre 2024 non è dovuto a una perdita di competitività delle imprese del territorio, quanto a un complesso mix di ragioni che riguardano soprattutto la geopolitica internazionale, la debolezza dell’economia tedesca, le scelte protezionistiche degli Stati Uniti e quelle legate alla transizione verde, imprescindibile ma impattante.

Gli imprenditori spiegano così l’arretramento delle vendite di quasi il 6% fra gennaio e marzo rispetto allo stesso periodo 2023, con settori trainanti del manifatturiero provinciale che hanno registrato variazioni percentuali negative a due cifre, come metalli di base (-13%) e tessile e abbigliamento (-10%). La frenata, per il terzo trimestre consecutivo, è stata significativa anche per l’export di macchinari e di gomma e materie plastiche (in entrambi i casi -7,8%), mentre è stata più contenuta per gli apparecchi elettrici (-4,8%) e i prodotti chimici (-2,9%). Solo i mezzi di trasporto (+1,6%) e gli alimentari (+1,7%) hanno il segno positivo.

Da un lato i conflitti in Ucraina e a Gaza stanno condizionando il commercio internazionale, già rallentato dalle rotte da e verso l’Asia alternative al Mar Rosso, dove i ribelli Houthi continuano a dare filo da torcere; dall’altro la Germania accenna una ripresa che non riesce ad avere effetti visibili sulle esportazioni bergamasche, così legate al mercato tedesco, dove nel primo trimestre 2024 hanno perso oltre l’8% su base annua. Ma non aiuta neppure l’Inflaction Reduction Act da 370 miliardi di dollari lanciato dall’amministrazione Biden nel 2022 per spingere il «made in America»: nel primo trimestre le vendite verso gli Stati Uniti, che comunque restano il terzo mercato di destinazione del manifatturiero orobico, sono scese del 5,4%.

Silvio Dorati: «Previsto un assestamento»

«La situazione generale di incertezza, i conflitti, le tensioni in Medio Oriente, la difficoltà della Germania, così come di altri Paesi nel mondo, creano una instabilità diffusa che ha portato il nostro settore a non performare come nella prima parte del 2023 - ammette Silvio Dorati, presidente del Gruppo Materie Plastiche e Gomma di Confindustria Bergamo -. Le previsioni, però, sono per una situazione di sostanziale assestamento».

Per Alberto Paccanelli, presidente uscente di Euratex, l’organizzazione europea del tessile e dell’abbigliamento, «non siamo di fronte a una perdita di competitività delle imprese, ma del raffreddamento a livello mondiale della domanda, che nel nostro settore riguarda in particolare l’alta gamma, e che rischia di calare ulteriormente, come solitamente succede, entrando nei mesi caldi delle elezioni americane».

Agostino Piccinali: «Non aiutano le norme fiscali»

Agostino Piccinali, presidente del Gruppo Meccatronici di Confindustria Bergamo, invece punta il dito contro «la normativa fiscale italiana, complicata e sempre provvisoria, che non aiuta le imprese: anche quando importiamo componenti c’è sempre incertezza sull’aliquota doganale, con il rischio di incorrere in sanzioni o di dover affrontare lunghi contenziosi».

Al netto delle tensioni internazionali, secondo Piccinali «non dobbiamo dimenticare che l’economia è ciclica, perciò dopo una fase di crescita è logico che arrivi una frenata. La stessa Cina comincia a registrare un rallentamento, mentre in Europa pesano i tassi d’interesse decisi dalla Bce, ancora alti nonostante il recente taglio di un quarto di punto».

«Nessun cambiamento è immediato - commenta Mariella Giannattasio, presidente del Gruppo Chimici di Confindustria Bergamo -. Solo le prossime semestrali potranno dirci qualcosa di più, però alcuni segnali positivi ci sono già: l’abbassamento dei tassi potrebbe ridare slancio alle imprese e la pur lenta ripresa della Germania potrebbe aiutare l’export bergamasco. Ma non dimentichiamo tutte le trasformazioni in corso, a cominciare da quella verde: per mettere in atto i processi necessari le imprese devono cambiare salvaguardando il lavoro, servono tempo e investimenti ingenti».

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