Economia / Bergamo Città
Mercoledì 12 Marzo 2025
L’export orobico tiene: 20,64 miliardi. Deciso calo di macchinari e gomma
BILANCIO 2024. Flessione solo dello 0,4% delle vendite all’estero grazie ai positivi risultati nel 4° trimestre (+2,7%). Bergamo è la quinta provincia esportatrice a livello nazionale. In ripresa la chimica (+6,4%) e l’alimentare (+3,5%).
Grazie allo sprint degli ultimi due trimestri, Bergamo chiude il 2024 con un totale di 20,641 miliardi di export, risultato di sostanziale tenuta (-0,4%) rispetto al 2023, anno in cui si era consolidata la ripresa delle esportazioni orobiche dopo gli anni della pandemia (+3,3%). Una soglia psicologia importante aver mantenuto l’asticella sopra i 20miliardi, per uno dei punti di forza dell’economia bergamasca, quinta provincia esportatrice a livello nazionale, preceduta da Milano, Torino, Firenze (che ha centrato un +20,6%) e Vicenza. Brescia, complice il calo del 2,1% delle esportazioni (pari a 20,156 miliardi), si piazza invece al sesto posto. Il saldo della bilancia commerciale di Bergamo è positivo per 6.942 milioni, inferiore al saldo dell’anno precedente (7.358 milioni), con le importazioni pari a 13,7 miliardi (+2,5% tendenziale, contro +0,3% in Lombardia e 3,9% in Italia).
Risultati non scontati
Risultati tutt’altro che scontati visto il difficile avvio dell’anno e il perdurare dell’instabilità del contesto geopolitico aggravato nell’ultima parte del 2024 dalle incertezze che hanno fatto seguito al cambio di amministrazione Usa. A dare la spinta finale, il +2,7% delle vendite all’estero dei prodotti della manifattura bergamasca nell’ultimo trimestre, pari a un valore 5 miliardi e 354 milioni. A sostenere la crescita anche l’aumento delle importazioni, in particolare di materie prime e semilavorati, a significare una ripresa dell’attività industriale.
«Il leggero calo percentuale del totale annuo esportato da Bergamo nel 2024 non è tale da destare preoccupazione» commenta il presidente della Camera di commercio Carlo Mazzoleni
«Il leggero calo percentuale del totale annuo esportato da Bergamo nel 2024 non è tale da destare preoccupazione» commenta il presidente della Camera di commercio Carlo Mazzoleni. Detto questo, prosegue il presidente, campanello d’allarme per «il deciso rallentamento in alcuni dei nostri settori trainanti, come i macchinari, i metalli di base, i mezzi di trasporto e la gomma». A confermarlo i numeri diffusi martedì 11 marzo dall’Istat: macchinari -2,4% (4.899 milioni il totale delle vendite 2024), metalli di base -7,7% (2.792 milioni, ), mezzi di trasporto - 5,7% (2.023 milioni), gomma e materie plastiche -4% (1.824 milioni). Tiene, invece, il tessile e abbigliamento orobico che ha chiuso l’anno con 971 milioni di merci esportate ( -0,2%). Segno più, invece, prodotti chimici (+6,4%, 3.202 milioni), i prodotti alimentari (+3,5%, 1.331 milioni) e gli apparecchi elettrici (+5,7%, 1.483 milioni).
I Paesi partner
Nel 2024 la variazione è leggermente negativa per l’area dell’Unione europea (-0,7%) mentre è nulla per i Paesi non Ue, dove i contributi positivi di America centro-meridionale, Medio Oriente e Africa settentrionale sono neutralizzati da quelli negativi di Paesi europei non Ue, America settentrionale e Asia orientale.
Previsioni all’insegna della prudenza. «Tra gli esportatori c’è un clima di attesa - conferma Mazzoleni - sotto stretta osservazione l’evoluzione della politica commerciale statunitense e le ripercussioni che potrebbe generare sugli scambi a livello mondiale».
Invariata la classifica dei Paesi partner. La Germania si conferma il tradizionale sbocco del manifatturiero bergamasco, malgrado la flessione del 2,2% di esportazioni verso Berlino (3,382 miliardi il totale del venduto). A seguire la Francia dove il calo dell’export rispetto all’anno precedente è stato ancora più evidente (-5,2%) così come negli Stati Uniti (-5,8%). Variazione negativa anche per Cina (-9,5%), Austria (-3,1%), Svizzera (-2,7%). Segni positivi per Regno Unito (+8,1%), Spagna (+5,7%), Austria (+3,1%) e Paesi Bassi (+2,5%).
Previsioni all’insegna della prudenza. «Tra gli esportatori c’è un clima di attesa - conferma Mazzoleni - sotto stretta osservazione l’evoluzione della politica commerciale statunitense e le ripercussioni che potrebbe generare sugli scambi a livello mondiale».
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