Lavoro, il report di Confartigianato: oltre 13mila attività irregolari nella Bergamasca

I dati Le attività «sommerse» in provincia creerebbero circa 50mila posti in nero. Maroni: «Una piaga che penalizza le realtà in regola». La campagna «Occhio ai furbi! Mettetevi solo in buone mani» per sensibilizzare istituzioni e consumatori.

Nella Bergamasca il sommerso, stimato in 13.600 attività fantasma, rischia di mandare in sofferenza 12.800 imprese artigiane con una stima di 50mila posti di lavoro non regolari: una vera e propria piaga per il tessuto economico della nostra provincia. I mestieri sotto pressione per la concorrenza sleale dell’abusivismo riguardano in particolare i comparti acconciatura ed estetica con 2.532 attività, il lavoro da muratore (2.462), elettricista (1.515), idraulico (1440), manutenzione e riparazione autoveicoli (1.343), imbianchini edili (1.970), giardinieri (478), servizi di riparazione beni (676) e anche 196 tassisti. Si tratta di numeri importanti, che hanno spinto Confartigianato a lanciare una campagna contro l’abusivismo. «Il 45,9% delle imprese artigiane lombarde opera in settori esposti a concorrenza sleale e abusivismo – fa presente Stefano Maroni, direttore di Confartigianato Bergamo -. Stiamo promuovendo la campagna «Occhio ai furbi! Mettetevi solo in buone mani» per sensibilizzare istituzioni e consumatori su questo grave fenomeno».

La ricerca

Secondo il report di Confartigianato, a livello nazionale sono stimati quasi in 3,2 milioni i lavoratori irregolari e operatori abusivi che popolano il sommerso, un mondo parallelo che vale 202,9 miliardi di euro e rappresenta l’11,3% del Pil. «Il sommerso non ha regole e produce ingenti danni alle imprese, alle casse dello Stato, ma anche alla sicurezza dei consumatori – prosegue Maroni -. I rischi maggiori di infiltrazione abusiva li corrono soprattutto le imprese artigiane nei settori dell’edilizia, acconciatura ed estetica, autoriparazione, impiantistica, riparazione di beni personali e per la casa, trasporto taxi, cura del verde, comunicazione e traslochi».

«La ricerca del prezzo più basso è la maggiore voce per la domanda di servizi offerti da lavoratori indipendenti irregolari ed è rilevata nel 64% dei casi in Italia, a fronte del 48% della media Ue»

Quotidianamente si assiste a diversi meccanismi della concorrenza sleale del sommerso. Le imprese che evadono possono mantenere prezzi più bassi e mettono fuori mercato i competitor regolari, generando una pressione verso il basso delle dinamiche retributive, mentre l’evasione fiscale rende difficile condurre politiche fiscali espansive di riduzione delle aliquote fiscali applicate alle imprese regolari. Inoltre così facendo si inibisce la crescita dimensionale delle imprese in quanto i soggetti che evadono hanno minor propensione all’investimento e all’ampliamento del volume d’affari e al contempo spiazzano gli investimenti delle imprese regolari che non raggiungono spesso la redditività adeguata per crescere.

«Fenomeno in crescita»

«La ricerca del prezzo più basso è la maggiore voce per la domanda di servizi offerti da lavoratori indipendenti irregolari ed è rilevata nel 64% dei casi in Italia, a fronte del 48% della media Ue – conclude Maroni riprendendo il report Confartigianato -. Questa determinante si è accentuata nella crisi conseguente alla pandemia, che ha pesantemente colpito i redditi e i consumi, con una amplificazione nel caso di restrizioni sul lato dell’offerta. Il fenomeno è purtroppo in crescita e sta sottraendo lavoro e concorrenza al nostro sistema economico. Con le imprese abusive i consumatori rischiano di avere un servizio di scarsa qualità, con importanti conseguenze anche sul fronte salute e sicurezza».

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