Lavoro, tra giugno e agosto tanti posti resteranno vacanti - Il report

DATI EXCELSIOR. L’auspicio delle aziende è di stipulare 24mila contratt i, ma si sa fin d’ora che per quasi la metà sarà difficile trovare i candidati. Carenti pure le competenze.

Non c’è rassegnazione, ma consapevolezza sì, che tanti profili che le imprese bergamasche stanno inseguendo, potrebbero ancora una volta rimanere inevasi.

Secondo il bollettino del sistema informativo Excelsior realizzato da Unioncamere e ministero del Lavoro sono infatti 23.990 i contratti di assunzione di durata superiore a un mese o a tempo indeterminato programmati nel trimestre giugno-agosto in provincia di Bergamo, con un andamento pressoché stabile rispetto allo stesso periodo 2023 (più 0,6%). Il punto è che il 47,3% dei profili ricercati continua a essere di difficile reperimento, in parte per mancanza di preparazione adeguata, ma soprattutto per l’assenza di candidati.

Bergamo terza in Lombardia

Bergamo si conferma la terza provincia in Lombardia per numero di ricerche (10,1%) dopo Milano, che fa la parte del leone con il 45,3%, e Brescia (12,2%), con le maggiori opportunità segnalate dalle piccole imprese che caratterizzano il territorio, anche se nel trimestre il mercato è quasi equamente suddiviso un po’ fra tutte le classi dimensionali.

La ricerca di personale è spinta da servizi (33,2%) e manifatturiero (28,9%), seguiti da turismo (14%), costruzioni (12,2%) e commercio (11,7%). I primi tre comparti rivelano necessità in linea con quelle di un anno fa, mentre le richieste in edilizia crescono dell’1,8% e quelle del commercio calano di quasi il 2%.

Il manifatturiero è a caccia di 6.930 lavoratori nel trimestre,con le maggiori opportunità offerte dalle industrie della meccatronica

Nei servizi si prevedono 7.950 entrate tra giugno e agosto, in particolare per quel che riguarda servizi alla persona (2.330), servizi operativi (2.370) e trasporti e logistica (1.760).

Il manifatturiero è a caccia di 6.930 lavoratori nel trimestre, con le maggiori opportunità offerte dalle industrie della meccatronica, che hanno bisogno di 1.920 addetti nel trimestre, seguite dalle imprese metallurgiche e dei prodotti in metallo (1.680) e da quelle chimiche e farmaceutiche (1.150).

Complice anche la stagione estiva, i contratti offerti nel settore del turismo e della ristorazione sono invece 3.360, mentre nelle costruzioni sono previste 2.940 assunzioni nel trimestre e 2.810 nel commercio.

«Commercio in sofferenza»

«Il commercio è in sofferenza - conferma il direttore di Confcommercio Bergamo, Oscar Fusini -perché l’alimentare paga la crisi dei consumi dovuta all’aumento dei prezzi, mentre quello non alimentare subisce la concorrenza del commercio elettronico, che uccide posti di lavoro o ne crea di meno qualitativi rispetto a quelli che sostituisce. Il turismo, invece, sta andando molto bene e il terzo trimestre rappresenta proprio il momento di punta della nostra stagionalità con picchi a giugno e settembre».

«Imprese fiduciose in una ripresa»

Nel settore manifatturiero «il calo delle assunzioni nei primi tre mesi dell’anno deriva anche da un atteggiamento di cautela da parte delle imprese, che però sono fiduciose in una ripresa e quindi continuano a cercare personale - commenta il presidente del gruppo Meccatronici di Confindustria Bergamo, Agostino Piccinali -. Ci si aspetta che già i dati del secondo trimestre possano essere in miglioramento e che con l’assestamento post-elettorale delle istituzioni europee l’economia riprenda a marciare. D’altra parte gli Stati Uniti stanno andando molto bene, anche la Cina procede nonostante un appannamento dei ritmi di crescita, e noi, che siamo esportatori, e quindi impegnati su tutti i mercati, non possiamo che essere ottimisti».

I sindacati: favorire mobilità con percorsi formativi

Secondo i sindacati una possibile via d’uscita sarebbe favorire la mobilità con percorsi formativi interni o esterni alle imprese. «Pensiamo solo - fa presente Orazio Amboni della Cgil di Bergamo - a quanti immigrati non riescono a crescere professionalmente perché le aziende, soprattutto quelle più piccole, che da noi sono la stragrande maggioranza, non concedono permessi per la formazione. E poi bisognerebbe far partire sul serio anche i patti territoriali regionali di filiera, progettati appositamente per coprire i fabbisogni delle imprese».

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