Lavoro, effetto coronavirus
«A Bergamo 31.600 posti a rischio»

Rapporto Cerved. Secondo la previsione nel periodo 2021-2022 la perdita oscillerebbe tra l’8,4% e l’11,7%. Digitalizzazione delle imprese: Bergamo sotto la media.

Il Covid-19 potrebbe determinare nel periodo 2021-2022 nella nostra provincia - che oggi conta quasi 379 mila occupati - una perdita di 31.600 posti di lavoro (pari all’8,4%) secondo lo scenario base oppure di 44.400 posti (pari all’11,7%) secondo l’ipotesi più pessimistica. Bergamo fa dunque peggio della media lombarda che è, come calo di posti di lavoro in termini percentuali, del 7,1% secondo lo scenario base e del 10,3% secondo lo scenario peggiore. Il dato è contenuto nel rapporto Cerved Pmi 2020 leader nell’informazione alle imprese, presentato ieri: stima a livello nazionale che il fatturato delle piccole e medie imprese diminuirà nel 2020 di 11 punti percentuali (fino a 16,3% nel caso di ulteriori lockdown) e la redditività lorda del 19%. Una simulazione condotta da Cerved sul totale delle imprese private, quindi non solo Pmi, prevede poi che a fine 2021 vadano persi 1,4 milioni di posti di lavoro e si abbia una riduzione del capitale di 47 miliardi di euro (il 5,3% del valore delle immobilizzazioni) qualora, una volta cessate le attuali misure di sostegno, non ci siano prospettive di rilancio. Con nuove chiusure, i disoccupati salirebbero a 1,9 milioni, e a 68 i miliardi in meno di capitale (7,7%).

Finora gli impatti della pandemia sono stati mitigati dai provvedimenti di emergenza, come l’estensione della Cassa integrazione e gli interventi sulle garanzie pubbliche: nel 2020, dunque, nonostante i forti segnali di difficoltà la maggior parte delle Pmi italiane chiuderà l’anno in pareggio o in utile e gli indici di redditività, pur crollando rispetto al 2019, risulteranno in media ancora positivi. Ma quando queste misure avranno fine, gli effetti della crisi potrebbero manifestarsi in maniera assai più rilevante: senza prospettive di rilancio, molti imprenditori potrebbero licenziare o dover chiudere le proprie attività. Sarà quindi decisivo, tra le altre misure di sostegno, il NextGenerationEu (Recovery Fund), il piano di finanziamenti per la ripresa dell’Europa (750 miliardi di euro, di cui 209 da destinare all’Italia) che ha messo al centro la sostenibilità e la digitalizzazione delle aziende.

Ma anche rispetto ai 209 miliardi, per Cerved non si potrà prescindere dalle due direttrici previste, digitalizzazione delle imprese e transizione verso un sistema più sostenibile. Secondo un’analisi basata sul Cerved Growth Index (indice sulle potenzialità di crescita delle imprese italiane in base anche al loro grado di innovazione digitale) sono appena 14 mila (il 9%) le Pmi con digital capabilities elevate. E nel rapporto c’è un altro dato molto interessante che riguarda il livello di digitalizzazione in Lombardia, che è al 6,3% come presenza di imprese fortemente digitalizzate sul totale di quelle della regione, quando in Italia la media è al 5%. Nella nostra regione guida la classifica Milano con l’ 8,1%, seguita da Mantova (5,9%), Monza e Brianza (5,3%),Brescia (5,2%), Bergamo (4,8%), Lecco (4,7%), Como (4,5%), Varese (4,2%), Lodi (4,0%), Pavia (3,6%), Sondrio (3,1%). La Lombardia risulta essere la terza regione d’Italia per presenza di imprese fortemente digitalizzate. La nostra provincia, in ambito lombardo, è - come tasso di digitalizzazione - in una zona di metà classifica, sotto non solo la media regionale ma anche quella nazionale.

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