La zona rossa ferma 41 mila lavoratori
Quasi la metà in hotel e ristoranti

L’Osservatorio Cisl. A livello provinciale gli addetti fermati rappresentano il 9% del totale. In Lombardia 470 mila, che scenderebbero a meno di 300 mila se arrivasse la zona arancione.

La «zona rossa» in Bergamasca costa lo stop forzato di oltre 41 mila lavoratori (per l’esattezza 41.353), in pratica il 9% della forza lavoro totale che conta 484 mila unità, secondo le elaborazioni dell’Osservatorio socio-economico della Cisl di Bergamo. In particolare le categorie più penalizzate dal fermo in provincia sono quelle ricettive: hotel e ristorazione contano un fermo di 19.882 lavoratori, poco meno della metà complessiva del totale, seguita dai servizi con 9.766 unità, le altre categorie del commercio con 8.848 e i lavoratori delle discipline sportive, con 2.857 addetti. «Oltre 40 mila persone ferme sono un dato importante - rimarca Danilo Mazzola segretario provinciale Cisl Bergamo -, rappresentando circa il 9% del totale provinciale. Si tratta di piccole e medie realtà del commercio, ristorazione, servizi e dello sport. In una fase così delicata è necessario che queste attività riescano a superare un momento così difficile attraverso l’utilizzo della cassa integrazione e dei finanziamenti promessi dal governo. Solo così saremo in grado di tutelare il futuro a più di 40 mila lavoratori».

A questo dato locale si aggiunge un’altra indagine Cisl, stavolta regionale, sulla base dei dati Unioncamere, Inps e Inail: in Lombardia infatti la zona rossa costa la fermata di quasi mezzo milione di lavoratori, per l’esattezza 473.322 lavoratori, ovvero il 10% del totale dell’economia privata. L’impatto dell’ultimo Dpcm si fa sentire in particolare sul 95,7% degli addetti del settore sport e intrattenimento (43.179 lavoratori), sul 71,3% dei lavoratori di «alloggio e ristorazione» (241.073 lavoratori), sul 34,3% degli addetti ai servizi alla persona (37.430 lavoratori, parrucchieri esclusi) e sul 17,8% del commercio (141.930 lavoratori).

«L’analisi evidenzia il significativo impatto all’intervento del Dpcm del 3 novembre 2020 sugli addetti in Lombardia di diversi settori, in particolare della ristorazione, commercio, sport e intrattenimento, già fortemente colpiti dalla crisi – sottolinea Mirko Dolzadelli, segretario regionale Cisl Lombardia -. Conferma l’importanza del risultato ottenuto dal sindacato di prorogare ulteriormente l’utilizzo di cassa integrazione Covid ed il blocco dei licenziamenti fino al 21 marzo 2021 e a livello lombardo del rilancio delle politiche attive».

I dati non tengono conto degli effetti sull’indotto e sulle filiere, ma si riferiscono alle sole attività indicate dai provvedimenti del Dpcm come attività sospese.

L’analisi ha stimato anche gli impatti su una Lombardia ipoteticamente «zona arancione»: in questo caso le disposizioni del Dpcm interesserebbero 296.326 addetti, ovvero il 6,3% del totale nell’economia privata. Nell’ipotesi «zona gialla» sarebbero invece 55.165 addetti interessati, ovvero l’1,2% del totale. In questo terzo caso l’impatto sarebbe soprattutto sui lavoratori dello sport e dello spettacolo, con una percentuale pari all’89,1% degli addetti operanti nel settore.n 

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