La scalata dei prezzi, in Bergamasca aumentano energia ed alimentari

L’ANALISI. Ancora un piccolo salto verso l’alto. La scalata dei prezzi prosegue, ormai secondo la dinamica consolidata da diverso tempo: non più scatti repentini, ma una serie di piccoli balzi al rialzo.

L’ultima fotografia bergamasca l’ha diffusa l’Istat, che ha elaborato i dati riferiti a marzo: l’inflazione su base annua è arrivata ora al 2,2%, contro il 2% riferito a febbraio 2025 e l’1% di marzo 2024. Insomma, l’inversione della curva dei prezzi è un miraggio. Sono allineati a questo trend anche i dati riferiti all’ultimo miglio di questa «corsa»: a marzo l’inflazione su base mensile si è attestata allo 0,4%, contro lo 0,2% registrato a febbraio 2025. L’aumento dell’inflazione, spiega l’Istat nella nota a commento dei dati diffusi, «risente principalmente dell’andamento delle componenti più volatili: sono infatti in accelerazione sia i prezzi dei beni energetici sia quelli degli alimentari».

Rispetto a un anno fa, quali sono le voci più impattate dall’inflazione? La variazione tendenziale dei prezzi in Bergamasca restituisce un +9,7% per i pacchetti vacanze, un +9,3% per l’energia elettrica e il gas, un +6,4% per le bevande analcoliche e un +6% per le assicurazioni. Qualcosa in realtà è diminuito, ad esempio gli «apparecchi telefonici» (termine ormai desueto ma in cui rientrano anche gli smartphone, -13,8%) e gli «apparecchi audiovisivi, fotografici e informatici» (dalle tv ai pc, -5,5%).

Bergamo è l’8ª provincia italiana con i rincari annui più elevati. L’inflazione annua al 2,2% si traduce infatti in «extra costi» per una famiglia media bergamasca pari a 615 euro

A Bergamo l’inflazione si paga dunque a caro prezzo. Letteralmente: secondo la consueta classifica dell’Unione nazionale consumatori, che ha rielaborato le statistiche ufficiali dell’Istat, Bergamo è l’8ª provincia italiana con i rincari annui più elevati. L’inflazione annua al 2,2% si traduce infatti in «extra costi» per una famiglia media bergamasca pari a 615 euro. Fanno peggio solo Bolzano (+782 euro), Siena (+765 euro), Padova (+745 euro), Belluno (+696 euro), Imperia (+650 euro), Trento (+648 euro) e Siracusa (+643 euro); Bergamo è appunto anche la provincia lombarda più impattata dai rincari, seguita poi da Como e Brescia (entrambe a +503 euro, al 29° posto nella classifica nazionale). A passarsela meglio, o «meno peggio», è Catanzaro, dove i rincari ammontano «solo» a 283 annui, poi Brindisi (+285 euro) e Caserta (+299 euro); in Lombardia è Lodi a registrare gli aumenti più contenuti, pari a 367 euro annui.

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