La Same riparte a pieno ritmo
E a Treviglio assume 85 persone

Diciamo che la parola assunzioni - per ovvie ragioni - non è la più gettonata del momento, eppure alla Sdf-Same Deutz-Fahr di Treviglio proprio di recente ne sono state effettuate 85.

Nella seconda metà di maggio, l’azienda produttrice di trattori e macchine agricole, è ricorsa al lavoro somministrato, inserendo alla produzione 85 persone per «recuperare i volumi persi durante il fermo produttivo legato all’emergenza Covid», come spiega il responsabile risorse umane, Paolo Ghislandi.

In più, per Same la primavera coincide con il periodo dell’alta stagionalità e «con la ripresa dell’attività a pieno regime, avevamo la necessità di aumentare la cadenza giornaliera, passando dalla produzione di 59 a 67 trattori al giorno», aggiunge Ghislandi. E questo era possibile solo con la crescita della forza lavoro: la Same conta circa 1.250 dipendenti e con l’ingresso degli interinali va a superare i 1.300. I nuovi assunti sono destinati anche alla produzione delle trasmissioni e degli assali per altri stabilimenti del gruppo.

E dire che l’anno per Same si era aperto con un contratto di solidarietà (coinvolti 844 dipendenti) che prevedeva una riduzione massima dell’orario di lavoro pari al 40%. L’ammortizzatore sociale - che sarebbe dovuto durare otto mesi, fino a settembre - è stato sospeso il 15 marzo, quando è subentrata la cassa Covid-19 deroga, utilizzata per poco più di un mese. Il ritorno alla «normalità» è stato graduale e messo nero su bianco in un accordo sindacale. «Dal 21 aprile al 3 maggio è rientrato il 45% della forza lavoro - dice Ghislandi - con turni di sei ore anziché di otto». Dal 4 al 16 maggio è caduto il «vincolo» del numero di persone presenti in azienda ed è qui che «è rientrata la stragrande maggioranza delle persone». È solo a partire dal 18 maggio che i turni sono tornati ad essere di otto ore e dal 1o giugno è stata riaperta la mensa. Per garantire una maggiore sicurezza, i dipendenti hanno la possibilità di consumare i pasti anche all’interno del Museo Same, dove è stata allestita una sala mensa con tavolini dotati di divisori in plexiglas. Per quanto riguarda gli interinali assunti, il loro contratto viene rinnovato di mese in mese e «avendo una visibilità rispetto agli ordini fino a settembre, auspichiamo di poterli tenere per diversi mesi», afferma Ghislandi.

Ma come è vista l’assunzione di un numero rilevante di interinali dai sindacati? Simone Grisa della Fiom-Cgil sottolinea che «in una fase negativa, dove in tante aziende si ricorre agli ammortizzatori sociali, in Same si è aperta e chiusa dopo poco la solidarietà, per poi ricorrere al lavoro interinale». «Fatto positivo - continua Grisa - fermo restando che per noi vale il lavoro a tempo indeterminato». Rispetto alla ripresa post virus, il sindacalista aggiunge: «Abbiamo sottoscritto un accordo su come ripartire, con la riapertura a fine aprile su base volontaria, concordando poi un locale mensa e uno spogliatoio aggiuntivi, oltre a una seconda infermeria per i casi sospetti di Covid. Si è anche deciso un aumento delle pause per far fronte al caldo».

Per Salvatore Chiolo della Fim-Cisl «l’azienda doveva recuperare il gap causato dall’epidemia e l’assunzione degli 85 interinali può aiutare anche in questo». «Scongiurando una seconda ondata del virus - continua Chiolo - l’aumento della forza lavoro può servire anche in un’ottica di fare scorte di magazzino. Era necessario cercare di tornare a ritmi sostenibili a quel potenziale che l’azienda può esprime. E queste assunzioni sono un fatto positivo: speriamo che poi qualcuno possa essere stabilizzato».

Anche Damiano Bettoni della Uilm esprime soddisfazione per le assunzioni: «Siamo contenti e speriamo che possano essere confermate nel tempo, perché Same fornisce un settore - quello dell’agricoltura - che non si è mai fermato. Con i nostri accordi, siamo riusciti a tenere insieme la sicurezza dei lavoratori e la possibilità per l’azienda di continuare ad essere competitiva sul mercato».

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