Economia / Bergamo Città
Mercoledì 11 Dicembre 2024
«Keybox per affitti brevi, 198mila ospiti ogni anno sfuggono all’identificazione»
LA STIMA DI CONFCOMMERCIO. Le «cassette» per ritirare le chiavi nella Bergamasca sono 237. Fusini: «Così c’è un rischio elevato per la sicurezza». Angeloni e Gandi: «I controlli ci sono».
Dopo l’annuncio della stretta, finora poco è cambiato. Ancora troppo presto per vedere gli effetti della nuova circolare del ministero dell’Interno sui check-in negli affitti brevi turistici, ancora troppo complicato immaginare dei controlli a tappeto. Le keybox – quei contenitori a forma di lucchetto o di scatoloni utilizzati per consegnare da remoto le chiavi agli ospiti di una struttura ricettiva extralberghiera – continuano a punteggiare Bergamo, soprattutto in Città Alta.
Il numero di keybox a Bergamo
Sarebbero ben oltre 200, stando alla stima di Confcommercio che ha incrociato diversi dati ufficiali. «Secondo l’Osservatorio della provincia di Bergamo, al 30 giugno scorso le strutture ricettive extralberghiere registrate erano 3.004, pari a 18.617 posti letto.
Concentrandoci solo su quelle che potrebbero non accogliere di persona l’ospite e tralasciando alcune attività come ostelli, B&B, locande, case per ferie e foresterie, per le sole case e appartamenti per vacanza e locazioni turistiche, sia gestite in forma imprenditoriale, sia non in forma imprenditoriale, le strutture censite sono 2.374, con una somma totale 12.954 posti letto – ricapitola Oscar Fusini, direttore di Confcommercio Bergamo, per poi arrivare alle keybox -. Anche solo quantitativamente il rischio di infiltrazioni esiste, perché secondo la nostra stima una casa su dieci è affittata in questo modo: significa che sono disseminate nel nostro territorio circa 237 “cassette”, perlopiù concentrate in città ma anche in provincia, e secondo la percezione visiva sarebbero anche di più».
Considerando i tassi di occupazione (Confcommercio stima che queste case siano affittate per il 60% dei giorni dell’anno, con un tasso di occupazione dei posti letto pari al 70%), «possono essere circa 198.500 le persone che ogni anno sfuggono all’identificazione»,
Sarebbero quasi 200mila le persone che potenzialmente ogni anno «sfuggono» all’identificazione
spiega Fusini, tratteggiando così il perimetro di quanti fanno il check-in da remoto ed entrano in una casa tramite il codice della keybox. E di fronte a questi numeri il «il rischio che si possano annidare problemi di sicurezza su numeri così è molto alto – rileva Fusini -. Vero che anche nelle altre strutture extra alberghiere e anche negli alberghi dove si identificano le persone con il documento ci potrebbe essere l’utilizzo di documenti falsi. Altrettanto vero che l’identificazione consentirebbe di individuare subito persone che per portamento o per evidente stato di alterazione possano costituire un pericolo o un disagio per le persone che abitano in quella casa o in quella zona».
Gli host e le criticità riscontrate
Nell’ormai ampio mondo degli «host» bergamaschi – cioè i gestori delle case messe in affitto breve turistico sulle principali piattaforme online, da Airbnb a Booking.com – è questo il punto principale per contestare la stretta imposta dal Viminale: l’identificazione di persona non è garanzia assoluta di sicurezza; non solo perché il documento può essere falso, ma anche perché una volta identificato chi ha affittato la casa, quest’ultimo potrebbe in teoria far entrare chi vuole.
Le criticità in Bergamasca non mancano, e sono fisiologiche di fronte all’ampiezza degli appartamenti proposti sulle piattaforme online. Filtrano alcune testimonianze: c’è chi ha avuto a che fare con un cliente che ha tentato di subaffittare l’appartamento preso su Airbnb, ci sono clienti che hanno fatto entrare in casa estranei, c’è chi prolunga illecitamente il soggiorno, c’è chi crea guai di vario tipo. A volte gli host chiedono l’intervento delle forze dell’ordine, in alcuni casi riescono a risolvere il problema disabilitando da remoto le tessere magnetiche usate come chiavi o bloccando le utenze.
L’identificazione di persona non è garanzia assoluta di sicurezza
«I controlli su questa materia ci sono – spiega Giacomo Angeloni, assessore alla Sicurezza del Comune di Bergamo - e si legano anche all’attività della polizia locale in materia di residenza: se l’appartamento viene usato in maniera indebita, viene segnalato». «Non sono attività nuove, i controlli sui B&B e sulle case vacanze si fanno da anni – aggiunge Sergio Gandi, vicesindaco e assessore al Commercio -. Lavoreremo per costituire un gruppo di lavoro che possa coordinare le azioni dell’assessorato al Commercio e dell’assessorato alla Sicurezza su questa materia».
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