Industria bergamasca ancora in crescita, ma pesa il costo dell’energia: i numeri

La congiuntura Nel secondo trimestre proseguono i risultati positivi, ma attese pessimiste su luglio-settembre. Mazzoleni (Camera di commercio): «Produzione ai massimi, ma preoccupati per i rincari di gas ed energia».

La domanda è più che legittima: «Quali risultati economici e produttivi avremmo conseguito a parità di condizioni con i nostri competitor?». Se lo chiede il presidente di Confindustria Lombardia, Francesco Buzzella, immaginando un mondo in cui le imprese italiane non devono scontare costi energetici maggiori rispetto alla concorrenza europea. E però - purtroppo - la realtà è che, come spiega lo stesso Buzzella, quest’anno «il divario è aumentato del 2,1% con la Germania e del 4,9% con la Francia». Non certo poco. Nell’analizzare i dati sull’andamento della manifattura, che nel periodo aprile-giugno a livello regionale ha registrato un più 1,6% nell’industria e un più 2,3% nell’artigianato rispetto ai primi tre mesi dell’anno, Buzzella rileva che «il dato di crescita congiunturale della produzione è comunque il più debole degli ultimi sei trimestri e gli indici di fiducia Pmi in discesa sono preambolo di un forte rallentamento dell’economia lombarda nell’immediato futuro».

Pesa anche la crisi di governo

Fatte queste premesse, non è che nella nostra provincia si possa sperare in uno scenario più roseo. Vero è che «i risultati del secondo trimestre confermano la tenuta della manifattura bergamasca», come afferma il presidente della Camera di commercio di Bergamo, Carlo Mazzoleni, ma «le aspettative delle imprese per il prossimo trimestre sono in deciso calo». Intanto va detto che «la produzione industriale prosegue la crescita registrata da due anni a questa parte, raggiungendo nuovi massimi nella serie storica», precisa Mazzoleni. Ma a suscitare i timori degli industriali sono sempre le stesse cose: «Il rincaro delle materie prime, la carenza della componentistica e i prezzi del gas e dell’energia», a cui «ora si aggiunge la preoccupazione per una fase di instabilità innescata dalla crisi di governo», sottolinea il presidente dell’ente camerale. Le «piccole» possono tirare un sospiro di sollievo, perché anche se «sull’artigianato pesano le stesse ombre», «la crescita della produzione rispetto al primo trimestre offre segnali positivi». Il report della Camera di commercio evidenzia come la manifattura industriale bergamasca, tra aprile e giugno, metta a segno un più 6,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e un più 1,7% a confronto con i primi tre mesi del 2022. Sul fronte dell’artigianato, invece, l’aumento anno su anno è del 6,8%, quello congiunturale dell’1,3%, in ripresa dopo la battuta d’arresto registrata a inizio anno.

La meccanica fa da traino

L’industria orobica continua ad essere trainata dalla meccanica, comparto in cui il tasso di utilizzo degli impianti è superiore all’80% (a fronte di una media del 78%). Altri settori con un’elevata capacità produttiva sono gomma-plastica, carta-stampa e mezzi di trasporto. I rincari delle materie prime si confermano più rilevanti, mettendo a segno per il quarto trimestre consecutivo un aumento a doppia cifra (più 10,2%). E nonostante le aspettative per il prossimo trimestre vedano una prevalenza di previsioni al ribasso per produzione (saldo pari a meno 9), domanda interna (meno 19) ed estera (meno 11), rispetto all’occupazione il saldo tra aspettative di crescita e diminuzione rimane in territorio positivo (più 9).

Anche le imprese artigiane si riportano su un sentiero di crescita, ma con performance inferiori a quelle della seconda metà del 2020 e del 2021, e meno brillanti rispetto alla Lombardia, dove la variazione tendenziale ha toccato quota più 8,7% e l’incremento congiunturale più 2,3%. Le aspettative degli imprenditori artigiani virano ulteriormente al ribasso, dopo il peggioramento che aveva già contraddistinto gli ultimi trimestri: il saldo tra previsioni di crescita e diminuzione scende a meno 8 per la produzione e a meno 17 per la domanda interna, mentre risulta nullo per la domanda estera, che però è poco rilevante per la maggior parte delle piccole realtà. Mentre sull’occupazione le aspettative rimangono leggermente positive (più 3).

© RIPRODUZIONE RISERVATA