In arrivo l’esperto in crisi d’impresa. «Un aiuto prezioso»

Piace ai presidenti degli Ordini bergamaschi delle tre categorie coinvolte la figura dell’esperto in crisi d’impresa previsto dal decreto 118 del 24 agosto sulla composizione negoziata per la soluzione delle crisi.

«Potranno diventare esperti gli avvocati iscritti all’albo da almeno 5 anni che abbiano già una esperienza nel settore delle crisi di impresa - spiega la presidente dell’Ordine degli avvocati, Francesca Pierantoni - sarà poi il ministero della Giustizia a darci qualche dettaglio in più anche sulla formazione aggiuntiva». Per la presidente, «si andranno ad individuare professionisti che hanno già delle competenze e un’esperienza in questo settore. L’avvocato non è solo quello legato alla giurisdizione e al suo lavoro in tribunale, ma può occuparsi anche d’altro, come in questo caso, mettendo a frutto le sue capacità di negoziazione per risolvere i problemi tra imprenditori e creditori».

Pierantoni si dice «ottimista» sulla nuova figura: «Come avvocati vediamo spesso imprese entrare in una fase di crisi dalla quale non si riprendono più, mentre la finalità della normativa è proprio quella di prevenire le crisi andando ad aiutare le imprese in una fase non ancor del tutto cristallizzata in negativo, non ancora destinate al concordato o a procedure esecutive. Quando cioè le aziende possono riprendersi grazie all’aiuto di professionisti esperti». Prevenire, per l’Ordine degli avvocati, è importante soprattutto «in questa crisi galoppante», mascherata per ora dal blocco dei licenziamenti e dagli aiuti di Stato. «Ma quando finirà questa fase, è facile immaginare che tante aziende potranno avere dei problemi». La presidente prevede che su oltre 2 mila iscritti all’albo bergamasco, almeno un centinaio possa essere interessato a chiedere di diventare esperto in crisi d’impresa, calcolando quelli che già si dedicano alle procedure concorsuali o fanno i curatori fallimentari.

La presidente dell’Ordine dei commercialisti Simona Bonomelli sottolinea che, a differenza di avvocati e consulenti del lavoro, «il commercialista è l’unico professionista al quale è richiesta solo l’iscrizione da 5 anni all’albo», questo perché «il commercialista, grazie alle sue caratteristiche, conosce a fondo le imprese e ha una cultura aziendale tale da permettergli di capire se l’impresa ha delle possibilità oppure no di risollevarsi dalla crisi». Bonomelli ricorda che - aspetto inedito - «sarà proprio l’imprenditore a decidere di avvalersi di questo esperto indipendente che verrà coinvolto solo se ci sarà la possibilità di risanare l’impresa, dato che un’azienda che non ha questa possibilità e perde tempo può solo incrementare il debito e le problematiche verso terzi. A tenere in piedi aziende non sane si fa solo del male». La presidente dei commercialisti conclude giudicando «di estrema importanza la nomina di questa figura che ha il compito di agevolare le trattative tra impresa e creditori, debitori e altri soggetti».

«Semplificazione e immediatezza - dice il presidente dell’Ordine dei consulenti del lavoro Marcello Razzino - sono le caratteristiche del decreto, e queste sono le principali necessità per affrontare il periodo post pandemico e andare incontro alle aziende in difficoltà». Questa - prosegue - «è una misura che consente alle aziende di essere affiancate nel momento in cui sono in crisi e hanno bisogno dell’appoggio di un esperto che conosce la materia da un punto di vista economico, finanziario, legale, fiscale e contributivo, agevolandole a superare una fase di crisi che magari è solo di liquidità». Per Razzino, «avvocati e commercialisti fanno la loro parte per le loro competenze, ma non dimentichiamo che nelle aziende c’è anche il capitale umano e che un imprenditore deve gestire le risorse umane, e quindi i consulenti del lavoro rivestono un ruolo fondamentale per consigliare l’imprenditore in particolare nella gestione dei rapporti di lavoro».

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