Economia / Bergamo Città
Sabato 26 Agosto 2023
Il terziario in rosa ha poca longevità. «Serve più welfare» - Il grafico
LO SCENARIO. Tante imprese al femminile, ma con il limite della conciliazione tra i tempi del lavoro e della famiglia. Si tratta di piccoli negozi di abbigliamento o di calzature.
C’è una donna al comando di 4.936 imprese del terziario bergamasco, pari al 20,3% del mondo del commercio, turismo e servizi della provincia. Chiede più welfare e meno burocrazia. E si capisce: la maggior parte delle donne dedica alla propria attività dalle 8 alle 10 ore al giorno, mentre una su quattro supera le 12 ore quotidiane. La soddisfazione per il livello di conciliazione tra l’attività lavorativa e la vita privata è mediamente bassa e spesso rinunciano ad espandere il business per paura di non riuscire a dedicare abbastanza tempo anche alla famiglia.
I dati
Sono i dati emersi da un’indagine condotta da Terziario Donna Lombardia e Confcommercio Lombardia sull’imprenditoria femminile del settore. La fotografia della provincia di Bergamo restituisce una realtà di micro e piccole imprese, con al massimo 15 dipendenti (nove a livello lombardo). Si tratta in prevalenza di ditte individuali (ben 4.201), quindi piccole, presenti soprattutto in pianura (20,1%) e nell’hinterland (19,3%), ma anche a Bergamo città (15,8%) e nelle valli, in particolare la Val Seriana (13,2%).
Le donne gestiscono soprattutto negozi al dettaglio non alimentari (36,1%), bar, ristoranti e attività ricettive (27%), servizi vari all’impresa (19,8%), ma si dedicano anche al commercio alimentare (9,7%) e ambulante (7,4%). Più della metà delle titolari ha oltre 50 anni, solo l’8,2% ha meno di 30 anni. Le imprese, invece, sono in prevalenza giovani: solo il 13,4% ha almeno 30 anni di attività, mentre un terzo (1.623 imprese, pari al 32,9%) non ha superato i primi cinque anni della fase di start up.
Per ovviare alle difficoltà di conciliazione lavoro-famiglia il 70% delle donne imprenditrici del terziario predilige un’integrazione in termini di servizi, come il prolungamento dell’orario scolastico o l’assistenza domiciliare o ai disabili rispetto all’erogazione di voucher. Circa il 50% ritiene che investimenti digitali e modifiche al modello di business possano essere d’aiuto, ma la maggioranza ritiene prioritario un percorso formativo ad hoc.
«Una prima importante riflessione è che le donne costituiscono una parte molto importante dell’economia del terziario bergamasco - sottolinea Oscar Fusini, direttore di Ascom Bergamo -. Gestiscono per lo più piccoli negozi, di solito in provincia e nelle valli, attività oggi minacciate dalla concorrenza e ubicate in paesi per loro natura meno attrattivi per il commercio. Il grosso è costituito da negozi di abbigliamento, calzature, pelletterie, mercerie, cartolerie e casalinghi». Il fatto che la maggior parte delle imprese del terziario guidate da donne esista da meno di 10 anni le rende «molto fragili e soggette a un turnover molto forte non solo per ragioni economiche, ma anche per ragioni familiari, come i figli o l’assistenza ai genitori», continua Fusini.
La ricerca è stata sottoposta all’assessore regionale alle Pari opportunità Elena Lucchini dalla presidente di Terziario Donna Lombardia, Lionella Maggi, e dal consiglio direttivo del quale fa parte anche Alessandra Cereda, presidente di Terziario Donna Bergamo. «Ai referenti istituzionali abbiamo avanzato proposte mirate e concrete per migliorare la conciliazione vita-lavoro, utilizzando al meglio anche le risorse strutturali europee - spiega Cereda -. Per migliorare la conciliazione vita-lavoro, ad esempio, è necessario prevedere estensioni e rimodulazioni dei servizi, calibrati sulle esigenze di imprenditrici e libere professioniste, utilizzando al meglio anche le risorse strutturali europee». Serve però anche più attenzione ad elementi trasversali come la burocrazia, ritenuta il principale ostacolo dal 68% delle imprenditrici, e la formazione. «Sono fondamentali - fa presente Cereda - “soft skills” come capacità comunicativa e intelligenza emotiva, ma anche alfabetizzazione finanziaria e nozioni di economia aziendale».
© RIPRODUZIONE RISERVATA