Il lavoro c’è sempre, ma assunzioni in calo. Crescita nel turismo - Il report

PRIMI NOVE MESI. Frenata dei nuovi contratti: meno 4%. Bene le stabilizzazioni: sono aumentate del 30%. In ristoranti e hotel la quota più alta di «giornalieri». I dati dell’Osservatorio della Provincia.

Di per sé non sarebbe un segnale preoccupante. Perché è nelle cose che i numeri sulle assunzioni (e cessazioni dei rapporti di lavoro) salga e scenda. Il fatto, però, è che nella nostra provincia il saldo tra le due voci, pur mantenendosi positivo - per 7.571 unità - nel periodo gennaio-settembre 2023, nel terzo trimestre dell’anno presenta un conto negativo per ben 2.373 unità. Dato, quest’ultimo, non solo in forte crescita rispetto a quello registrato tra luglio e settembre dell’anno scorso (meno 335), ma superiore anche rispetto al saldo negativo (per 1.420 unità) del terzo trimestre 2019, l’anno che precede lo scoppio della pandemìa da Covid-19 e che per questo viene preso come termine di paragone, perché non viziato dai dati dell’emergenza sanitaria.

Ad ogni modo, come rileva l’Osservatorio del lavoro della Provincia di Bergamo, le sole assunzioni nel terzo trimestre 2023 si attestano a 34.955, in calo del 3,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Considerando i primi nove mesi dell’anno, il segno meno resta: il calo, infatti, è del 4% a 110.624 unità. Non si registrano invece scossoni nel numero di cessazioni: 37.328 nel terzo trimestre (più 2%) e circa 103 mila nei primi nove mesi dell’anno, in leggero calo (meno 1,3%).

Dipendenti sopra i 341 mila

Ma queste cifre non devono distogliere dal dato più importante e cioè che in Bergamasca, a dicembre 2022, il totale dei dipendenti nel privato ammonta a 341.892 unità, il numero più alto dal 2007. E, fatto ancor più importante, l’84% è inquadrato con un contratto a tempo indeterminato, in calo di qualche punto percentuale rispetto a dicembre del 2007 (89%).

Un quadro che trova corrispondenza anche nei numeri di questi primi nove mesi, dove i contratti a tempo indeterminato prevalgono (27.808), seppur in calo di quasi nove punti percentuali, seguiti da quelli a termine, a quota 55.839 (meno 0,5%) e dalla somministrazione (21.296). In quest’ultimo caso il calo è del 6,7%, segno di una fase non espansiva per le aziende del territorio, che ricorrono prevalentemente a questa tipologia di contratti in caso di picchi di lavoro. Non a caso è nell’industria manifatturiera che si fa sentire di più la frenata della somministrazione. C’è da rilevare che aumentano le stabilizzazioni: in nove mesi si attestano a quota 11.100, contro le 8.477 dello stesso periodo dell’anno scorso (più 30%).

Il rovescio della medaglia

Nell’anno di «Bergamo Brescia Capitale italiana della cultura», commercio e turismo mostrano dati positivi. Nel commercio il saldo tra assunzioni e cessazioni da gennaio a settembre è positivo per 552 unità. Ma è il turismo a registrare un vero e proprio boom, con un saldo di 714 unità nei servizi di alloggio e ristorazione (16.191 le assunzioni, in crescita del 9,4%). E nelle attività di intrattenimento le assunzioni aumentano di oltre il 60%, a 2.354 unità.

È anche vero che le assunzioni nei primi nove mesi dell’anno aumentano soltanto nelle professioni qualificate del commercio e servizi (24.795, più 7,3 per cento sull’anno precedente). C’è però il rovescio della medaglia, che almeno in parte può spiegare il motivo per cui il turismo fatica a trovare lavoratori. Il 37% degli avviamenti nei servizi turistici avviene attraverso il lavoro intermittente. Considerando tutti i settori, da gennaio a settembre sono state 9.073 le assunzioni «a chiamata» contro le 8.199 dello stesso periodo del 2022. Per quanto esclusi dal conteggio delle assunzioni, va segnalato anche il notevole aumento degli avviamenti giornalieri: 10.108 tra gennaio e settembre 2023, il 9,3 per cento in più. Il 68,4% dei contratti giornalieri si concentra nei servizi di alloggio e ristorazione e nelle attività di intrattenimento e spettacolo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA