«Il digitale governa la competitività»

IL BILANCIO. Dopo sei anni Gianluigi Viscardi lascia la presidenza del Digital Innovation Hub della Lombardia. La sua eredità: «Incontrate 10mila aziende, attivati progetti di filiera, supportate le Pmi con tanti manager».

«Digitalizzazione, intelligenza artificiale, sostenibilità ed economia circolare, devono entrare in azienda solo se creano valore». Gianluigi Viscardi ne è convinto da sempre e continua a ribadirlo ora che ha lasciato l’incarico di presidente del Digital Innovation Hub Lombardia, pur restandone nel consiglio, e mantenendo sia il ruolo territoriale di guida dell’antenna bergamasca, che quello nazionale di Coordinatore del Cluster Fabbrica intelligenze.

Sei anni di «regno»

Il «suo» Dih, che ha guidato per sei anni fin dalla costituzione nel 2017, ha incontrato oltre 10 mila aziende formandole sui temi della trasformazione digitale, ha realizzato oltre 500 roadmap per guidare le imprese verso una corretta rivoluzione del proprio lavoro, mentre più di 120 aziende sono state accompagnate ai Competence Center attivando progetti di business.

Rispetto al panorama bergamasco Viscardi spiega: «Di queste 500, 150 sono realtà della nostra provincia e se l’attenzione a questi temi è cresciuta, continuano ad esserci due problemi fondamentali per gli imprenditori: il costo e il tempo per seguire questi progetti». Attraverso l’Hub lombardo, in questi anni, sono stati attivati progetti di filiera che hanno enfatizzato la forza della rete, tra cui quelli che hanno visto come capofiliera Abb, Leonardo e la filiera del Filo d’Oro, oltre al rivoluzionario, per certi aspetti, «Progetto Sviluppo Pmi», che in due anni ha portato 107 manager (di Federmanager) a contatto con le aziende più piccole, realizzando 119 assessment e avviando 15 progetti per le imprese lombarde, ma soprattutto innescando un nuovo dialogo fra le piccole e medie imprese spesso restie a coinvolgere professionisti esterni nel management aziendale e gli stessi manager, troppo poco interessati a realtà di piccole dimensioni.

«Dopo tutto questo lavoro abbiamo chiesto alle aziende di dirci com’è andata e il 74% di loro ha valutato favorevolmente la qualità del supporto dato, ma ora abbiamo capito quali altri passi dobbiamo fare, ovvero concentrarci sul dopo - spiega Viscardi, che aggiunge - Una volta che un’azienda ha compreso cosa deve fare, ha bisogno di mettere in atto queste soluzioni nella pratica della propria operatività».

Un passaggio questo che non è scontato, né immediato, durante il quale si rischia di perdere quello che per l’imprenditore bergamasco è il focus, ovvero la creazione di valore per la propria azienda attraverso la tecnologia. Per questo Viscardi aggiunge: «Stiamo lavorando a delle collaborazioni ulteriori con i centri di trasferimento tecnologico e le Università, anche quella bergamasca, proprio per intervenire su questi aspetti. Il motivo che spinge a digitalizzare - spiega Viscardi, - non devono essere gli incentivi, ma la risposta a un’esigenza competitiva e specifica del proprio mercato che, in questo momento, chiede a tutti di vendere un pezzo in meno, ma personalizzarlo di più».

Il patrimonio intangibile

Nello sviluppo di questa consapevolezza rientra anche uno dei cavalli di battaglia del patron e fondatore di Cosberg, ovvero il riconoscimento del patrimonio intangibile di una realtà imprenditoriale. Su questo spiega: «Siamo da sempre abituati, e lo sono anche le banche, a valutare le realtà imprenditoriali dal valore dei capannoni, dei torni, delle macchine, mentre il 40% del capitale è intangibile, e lo sarà sempre più. Si tratta della conoscenza delle persone che lavorano per quel progetto aziendale, che lo sviluppano e che lo trasmettono ai giovani, la stessa conoscenza che software e sistemi di intelligenza artificiale ci aiutano a racchiudere e tenere in azienda, senza perdere know how».

Per Viscardi, infatti, questo è uno dei servizi principali che le nuove tecnologie mettono oggi a disposizione degli imprenditori. Poter codificare la conoscenza maturata da una realtà produttiva o di servizi in anni di lavoro e poi trasferirla in maniera oggettiva ai nuovi assunti è un’autentica ricchezza e permette di liberare nuove progettualità, come sottolinea: «Occorre fare in modo che le persone, la macchina più potente al mondo, non si curi della routine, ma abbia la libertà e il tempo di produrre nuove idee».

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