Il caro energia non frena le imprese. «Nel 2022 produzione a più 5,6%»
LA «PICCOLA» IN ASSEMBLEA. Il presidente Panseri: mantenute le quote di mercato all’estero. «Pensare a un afflusso di immigrati che compensi almeno in parte i trend demografici».
Mercoledì la «Piccola» di Confindustria Bergamo - congiuntamente ai Giovani - si riunisce in assemblea al teatro Donizetti, la prima sotto la presidenza di Oscar Panseri. Prevista la presenza del numero uno nazionale, Giovanni Baroni.
Presidente, il 2022 è stato un anno complesso: come hanno reagito alle difficoltà le vostre associate?
«Direi molto bene. La manifattura orobica ha dimostrato per l’ennesima volta di saper reagire alle difficoltà. Certo, l’incidenza dei costi energetici è stata in alcuni casi enorme e quasi insostenibile e ha comportato conseguenze su produzioni e margini, ma le imprese sono riuscite a chiudere il 2022 con una crescita complessiva del 5,6% in termini di volumi produttivi e a non perdere quote di mercato all’estero».
Qual è, adesso, la priorità?
«Trovare soluzioni rapide alla difficoltà di reperimento di personale a tutti i livelli. Corriamo il rischio di non riuscire a crescere come potremmo per questo problema. Abbiamo delle potenziali risorse da ingaggiare, penso alle donne e ai Neet, ma dobbiamo trovare la chiave organizzativa giusta per farlo e accrescere la nostra attrattività».
E cosa state facendo per attirare giovani talenti?
«Confindustria Bergamo sta lavorando da diverso tempo su questo fronte. Ci sono continue interlocuzioni con l’Università e le scuole per disegnare percorsi formativi e professionali in linea con le esigenze delle imprese. Molto stiamo facendo sugli Its. E stiamo lavorando, anche al di fuori della provincia, per attirare talenti. Questo significa anche pensare all’attrattività delle aziende e del territorio. Infine, stiamo lavorando sul fronte migratorio. Non possiamo pensare di vincere questa sfida senza un adeguato e qualificato afflusso di immigrati che possa almeno in parte compensare i trend demografici».
Il decreto Lavoro del governo Meloni va incontro alle esigenze delle aziende?
«In parte, ma con soluzioni frutto di mediazione politica che inevitabilmente hanno inficiato i buoni spunti presenti in vari provvedimenti. Sostanzialmente è un decreto debole, speriamo che in fase di conversione o successivamente con altre misure - ad esempio lo sgravio dei benefit nel limite individuale di 3 mila euro per alcune fasce di lavoratori - siano ampliate e rese strutturali».
Il taglio del cuneo fiscale così pensato vi trova d’accordo?
«Le imprese hanno bisogno di misure strutturali e questo taglio è un provvedimento temporaneo ed emergenziale finalizzato principalmente al rilancio dei consumi, non all’alleggerimento del costo del lavoro. Il provvedimento va nella direzione giusta, ma è insufficiente».
Le imprese stanno investendo o c’è stata una frenata?
«Certamente il 2022, con l’impennata dei costi sugli input energetici, ha accelerato la spinta verso l’efficientamento dei processi, degli edifici e dei macchinari e verso l’autogenerazione di energia da fonti rinnovabili. Questo ha assorbito risorse destinate ad altre funzioni legate alla ricerca e allo sviluppo dei prodotti e ha creato un certo dualismo tra le imprese grandi ed energivore e le altre. Ma le aziende bergamasche continuano a investire, anche le Pmi. E non più solo in senso tradizionale. Dobbiamo considerare investimenti tutte le attività che le imprese sviluppano per offrire un ambiente di lavoro sostenibile e inclusivo, per colmare il gender gap, per attirare i giovani. E con la mia delega al credito e finanza abbiamo coinvolto alcuni istituti bancari del territorio cercando e creando accordi dedicati agli associati per finanziamenti di liquidità e investimenti Esg per la sostenibilità. Il primo accordo è stato con Banco Bpm, poi si sono aggiunte le intese con Bcc Treviglio e Bper. Oggi firmeremo l’accordo con Confidi Systema e successivamente con Intesa che potranno anche prestare i loro servizi di consulenza alle imprese, accompagnate da Confindustria, ai loro sportelli al Km Rosso. Tutti gli accordi sono favorevoli nei tassi, spread, pre ammortamento e garanzie richieste».
La base associativa è soddisfatta delle politiche portate avanti?
«Onestamente penso di sì. La dimostrazione sta nel fatto che il numero di aziende iscritte è in costante crescita e moltissimi nuovi associati sono imprese di piccole e medie dimensioni. Ovvio che è sempre possibile migliorare e cerchiamo di farlo costantemente, ma la Presidenza trasversale a tutte le deleghe - dal credito e finanza e relazione con gli associati che fanno capo a me come presidente della “Piccola”, per passare alle politiche energetiche, innovazione, governance, welfare e internazionalizzazione - è impegnata a supportare ogni esigenza delle aziende. Non sono solo le imprese a cercare Confindustria Bergamo, ma anche tante associazioni e istituzioni».
Bergamo Brescia Capitale della cultura può aiutare un avvicinamento tra le due territoriali?
«Diciamo che può facilitare un percorso di avvicinamento tra le due realtà manifatturiere forse più importanti d’Italia».
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