Il boom dell’on line favorisce le chiusure, allarme Confesercenti

LA TENDENZA. Nei primi 3 mesi dell’anno sono scomparse 116 realtà del commercio al dettaglio nella Bergamasca. «Il fenomeno deve essere governato sul territorio».

«Driiin, corriere: merce in arrivo». Per 1.570 volte in un’ora, questi sono la frase e il suono che si ascoltano in Bergamasca. Finora, nel 2024, si calcolano già 13 milioni e 700 mila le spedizioni di prodotti ai clienti orobici, in media, appunto circa 1.570 consegne di pacchi all’ora, secondo un trend in continua crescita. Le stime sono di Confesercenti Bergamo che monitora il flusso della logistica legato agli acquisti on line contrapponendolo, quasi come in una sorta di vaso comunicante, a quello di un altro andamento: 9 negozi in meno alla settimana.

Nei primi tre mesi del 2024 nella provincia di Bergamo sono scomparse 116 imprese del commercio al dettaglio

Anche in questo caso il calcolo è fatto seguendo le chiusure da inizio anno. Nei primi tre mesi del 2024, infatti, nella provincia di Bergamo sono scomparse 116 imprese del commercio al dettaglio. La tesi è che il rapporto fra i due numeri non può essere casuale. Tra chiusure e mancate aperture, calcola l’associazione del commercio, il numero di negozi di vicinato al servizio della comunità bergamasca è calato in maniera costante dal 2017 ad oggi. Erano 9.006 a fine 2023, sono 8.890 al primo trimestre 2024 (dati Unioncamere). A queste si deve aggiungere il crollo delle attività del commercio ambulante dalle 2.024 registrate nel 2020, alla stima di 1.800 attualmente attive in Bergamasca. In media resistono 10 imprese ogni mille abitanti.

Acquisti web, Lombardia leader

Se le vetrine scompaiono, e con loro il servizio sul territorio per i cittadini, le consegne di acquisti on line, invece, fanno «boom». Sempre secondo le stime di Confesercenti quest’anno dovrebbero arrivare a 734 milioni a livello nazionale, di cui oltre un terzo nelle tre regioni più interessate: Lombardia (oltre 124 milioni di consegne in tutto), Lazio (71 milioni circa) e Campania (69,6 milioni). Un segno dei tempi, che porta con sé conseguenze di cui poco si parla e che impattano sulla capacità dei Comuni di fornire servizi. Con la riduzione dei negozi, infatti, si riduce anche la base imponibile per il fisco. Secondo Confesercenti, dal 2014 ad oggi il tessuto commerciale italiano ha perso oltre 92mila imprese.

Calano anche le entrate fiscali

E con loro, l’Irpef, la Tari, e gli altri tributi – dall’occupazione suolo pubblico alla pubblicità – solitamente pagati dai negozi. In media, la desertificazione commerciale ha portato ad una perdita cumulata di 5,2 miliardi di euro di tasse negli ultimi dieci anni a livello nazionale. A perderci sono soprattutto fisco centrale ed enti locali. Del gettito sfumato, infatti, il 17,4%, ovvero 910 milioni di euro, sarebbe stato di Imu; il 12,6%, o 660 milioni di euro, di Tari; il 42,7% (2,24 miliardi) di Irpef, cui si aggiungono 223 milioni (il 4,3%) di addizionale regionale e comunale Irpef, 700 milioni di euro di Irap (il 13,4%) e infine 510 milioni di euro di altri tributi comunali (9,7% del totale). Anche per questo Confesercenti Bergamo sostiene in Regione Lombardia il Progetto di legge regionale che chiede di trattare le logistiche alla pari della Grande Distribuzione (Gdo).

Una legge che armonizzi i siti

«Il Progetto di legge pone le basi per un processo di pianificazione e valutazione più strutturato per gli insediamenti logistici di rilevanza sovracomunale; l’obiettivo di armonizzare la pianificazione urbanistica a livello sovracomunale e tutelare ambiente e salute è condivisibile - spiega Antonio Terzi, presidente di Confesercenti Bergamo -. Tuttavia sarà importante garantire che i criteri per la definizione degli ambiti territoriali idonei e la procedura di valutazione degli interventi tengano in considerazione gli effetti della logistica quando è al servizio del commercio elettronico. Il commercio elettronico porta con sé opportunità, ma anche aspetti problematici se non opportunamente governate anche a livello territoriale. Oltre al mancato gettito fiscale dovuto alla scomparsa dei negozi, c’è un tema ambientale, perché un elevato numero di consegne contribuisce all’inquinamento atmosferico ed emissioni di CO2, specialmente nelle aree urbane densamente popolate. È quindi necessario che l’efficienza e la comodità delle consegne venga bilanciata con interventi di sostenibilità e supporto al commercio locale».

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