Gualini, fermo a Odessa l’acciaio per le torri eoliche
La guerra L’azienda di Bolgare da circa un mese non riceve più il materiale che le occorre per realizzare una parte della sua produzione dedicata alle energie alternative e che pesa per il 30% sul giro d’affari.
Non solo una città dalla storia affascinante: Odessa, qualche anno fa, è diventata anche un fumetto di fantascienza tutto italiano (Sergio Bonelli Editore), ambientato proprio nella località a sud dell’Ucraina, in cui i protagonisti si devono difendere dalla minaccia degli «Ignoti». Nella realtà di queste ultime settimane la minaccia si chiama Russia e, tra le conseguenze del conflitto che ha scatenato, c’è anche la chiusura del porto di Odessa, da cui partono navi che trasportano le merci più svariate: dai cereali ai metalli.
A oltre 2 mila chilometri di distanza, nella piccola Bolgare, si toccano con mano le ripercussioni di questo blocco navale. Perché la Gualini Lamiere International da circa un mese non riceve più il materiale che le occorre per realizzare una parte della sua produzione. L’azienda bergamasca - un centinaio di dipendenti e un fatturato di 20 milioni di euro - si occupa di lavorazione della lamiera e di costruzione di carpenteria strutturale.
Materiali speciali dall’Ucraina
Un core business a cui da qualche anno - precisamente dal 2018 - si è affiancata l’attività di produzione delle torri per l’energia eolica: in pratica ciò che sostiene l’aerogeneratore. E le realtà italiane specializzate in questo settore si contano sulle dita di una mano. Il punto è che «per costruire le torri c’è bisogno di materiali speciali che arrivano principalmente dall’Ucraina - spiega Miriam Gualini, amministratore delegato dell’azienda -. Noi acquistiamo l’acciaio strutturale dal gruppo Metinvest, che ha sede anche in Ucraina, ma da circa un mese non riceviamo più niente». L’approvvigionamento, normalmente, si attestava a circa mille tonnellate a trimestre. Le previsioni spingono Gualini a dire che, per quanto riguarda il segmento del grande eolico, che pesa sul giro d’affari complessivo per il 30%, «dovremmo riuscire ad arrivare a metà aprile, ma terminate le commesse dobbiamo fermare questa produzione».
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