Grande distribuzione, lo sciopero dei sindacati per il rinnovo del contratto

SCADUTO DAL 2019. Sabato 30 marzo mobilitazione anche nella Bergamasca. «L’anticipo di 70 euro molto distante dalle richieste». Federdistribuzione: sempre disponibili a trattare.

Hanno partecipato una settantina di lavoratori sabato mattina, 30 marzo, al presidio di fronte all’Esselunga di via Corridoni, organizzato da Fisascat-Cisl, Filcams-Cgil e Uiltucs-Uil in concomitanza con lo sciopero nazionale della grande distribuzione organizzata (che in bergamasca interessa una platea di circa 20mila addetti). La protesta è conseguenza diretta della sospensione della trattativa per il rinnovo del contratto collettivo di settore che vede Federdistribuzione come controparte datoriale. Secondo le sigle sindacali, l’adesione allo sciopero nella bergamasca è stata buona: «Sono rimasti chiusi due punti vendita Lidl a Osio Sotto e Treviglio (adesioni al 100%), mentre nei vari punti vendita di Esselunga le adesioni sono state del 20%, 10-15% nelle sedi Carrefour e 40% al Leroy Merlin di Curno».

«Mercoledì - spiegano i segretari Guido Fratta (Fisascat-Cisl), Nicholas Pezzè (Filcams-Cgil) e Anila Cenolli (Uiltacs-Uil) - abbiamo avuto un confronto insoddisfacente con Federdistribuzione. A fronte di una proposta di aumento economico mai formalizzata, ci sono state fatte richieste inaccettabili rispetto alla parte normativa del contratto, tra le quali: la deroga al limite dei 24 mesi per i contratti a termine, una revisione al ribasso del mansionario con ampliamento delle attività e il sotto inquadramento di chi ha ruoli di responsabilità. Il contratto è fermo da 51 mesi, scaduto a dicembre 2019, e ha visto un unico adeguamento economico con un protocollo straordinario di settore firmato a fine 2022 ma che non basta». «Federdistribuzione - continuano i sindacalisti - giovedì ha comunicato di voler riconoscere ai lavoratori un aumento salariale di 70 euro lordi da aprile (a titolo di anticipo sui futuri aumenti contrattuali, ndr), ma è molto distante dai 240 euro medi lordi riconosciuti in altri ambiti del terziario. Le iniziative di protesta continueranno finché non si porrà fine a questa ingiustizia».

Dopo lo sciopero, Federdistribuzione ha diffuso una nota a livello nazionale dichiarando che «ha registrato un’adesione contenuta, tra l’8 e il 9%. I disagi nei punti vendita sono limitati. Non abbiamo mai fatto mancare la disponibilità alla trattativa e nel corso dell’ultimo incontro abbiamo aperto a riconoscere gli aumenti salariali. Contrariamente a quanto fatto emergere dalle organizzazioni sindacali, non è stata fatta alcuna richiesta di “flessibilità incontrollata” dei contratti a termine, né è stato proposto alcuno “smembramento del sistema di classificazione del personale” ma l’inserimento di nuove figure professionali e nuovi ruoli di coordinamento e organizzazione. Non abbiamo proposto alcun demansionamento dei lavoratori, né riduzioni dei loro diritti. L’auspicio è che le organizzazioni sindacali possano tornare al tavolo negoziale».

Ha espresso solidarietà allo sciopero la federazione provinciale del Pd. «Nel 2024 - ha dichiarato il segretario provinciale Gabriele Giudici - non si dovrebbe più parlare di precariato e dell’abbassamento dei livelli di inquadramento. Le negoziazioni dei contratti nazionali non devono essere al ribasso sulle condizioni di lavoro».

© RIPRODUZIONE RISERVATA