Giovani, c’è ancora la passione del legno. «Ma falegnami 5.0»

I MESTIERI CHE CAMBIANO. Appeal testimoniato dai numeri della Scuola di Almenno: anche quest’anno 90 iscritti . «Non c’è stata flessione nelle adesioni: c’è interesse».

Rispetto a tanti mestieri che hanno perso appeal, non evapora l’attrazione dei giovani nei confronti della lavorazione del legno. Ma dimentichiamoci i falegnami alla Mastro Geppetto: oggi professionisti sempre più qualificati uniscono la tradizionale creatività alle tecnologie di ultima generazione. Tra innovazione e digitalizzazione e con uno sguardo rivolto alla sostenibilità, il «falegname 5.0» risponde infatti alle esigenze di un mercato alla ricerca di figure altamente specializzate che sappiano abbinare al sapere della tradizionale arte della lavorazione del legno, le competenze nell’utilizzo di macchinari specifici e nella progettazione, affidata a strumenti informatici.

Lo sanno bene alla «Scuola del legno e delle tecnologie Tino Sana» di Almenno San Bartolomeo che, nata nel 2006 e attigua all’omonimo Museo, è sede del corso «Operatori del Legno». Gestito da Abf, Azienda Bergamasca Formazione, il percorso formativo vede oggi coinvolti 90 iscritti seguiti da una decina di docenti. «Un numero che negli ultimi anni si è mantenuto pressoché costante a conferma di come l’interesse per questa professione non accenni a diminuire», spiega Gianluca Fiorina, responsabile della scuola che, dalla sua fondazione ad oggi, ha portato al conseguimento del diploma oltre 350 studenti. L’elevata richiesta di queste professionalità è un valore aggiunto nel mantenere questi numeri.

«La domanda supera l’offerta»

«I ragazzi che si diplomano nella nostra scuola - aggiunge Fiorina - non hanno difficoltà a trovare un lavoro. Anzi, la domanda è spesso superiore all’offerta. Nel 2023, ad esempio, le richieste provenienti dalle aziende locali sono state di molto superiori rispetto alle effettive disponibilità».

A fare della professione del falegname «l’attività più bella del mondo», come dice Guido Sana, a.d. della Tino Sana, «sono diversi fattori che spaziano dalla sua trasversalità alla possibilità di esprimere i propri talenti, dall’opportunità di lavorare con un materiale “vivo” e “naturale” come il legno che permette di realizzare molteplici prodotti, sino all’occasione di acquisire competenze di valore spendibili sul mercato. Oggi il falegname non è più un artigiano, ma è un vero tecnico del legno che affianca a conoscenze di materiali, abilità di progettazione e di utilizzo di macchinari avanguardistici».

Proprio l’avvento delle macchine a controllo numerico ha segnato un cambiamento epocale. «Per questo il corso (tre anni per la qualifica professionale, quattro per il diploma) dedica molta attenzione al laboratorio del legno, con focus sugli strumenti tecnologici», puntualizza Fiorina. Professionalità che i ragazzi potranno spendere, a chiusura dell’itinerario scolastico che prevede anche periodi di tirocinio in aziende a partire dal secondo anno, in imprese di piccole e medie dimensioni e in realtà artigianali.

Sempre più competenze tecniche

«Con gli anni – anticipa Sana - ci siamo accordi che i nostri diplomati tendevano ad essere impiegati soprattutto nei dipartimenti tecnici delle aziende. Per questo lavoriamo ad un progetto per rendere ancor più performanti i ragazzi, conferendo loro capacità e abilità tecniche ancora più spiccate». Un impegno che va di pari passo con il desiderio di comunicare la passione per un mestiere che non conosce genere. «In passato - ricorda Fiorina- abbiamo avuto tra le nostre iscritte anche studentesse che hanno dimostrato di avere una predisposizione al lavoro considerevole e indubbie attitudini in specifici ambiti, come la progettazione, tanto da trovare subito una collocazione nel mondo del lavoro».

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