«Gas, super bolletta. Non riusciamo più a essere competitivi»
Caro energia. Volpi, titolare della Vipiemme di Isso: «Spagna e Portogallo non hanno gli stessi rincari, sto perdendo il mercato francese, l’export per noi è tutto».
I conti sulla scrivania non lasciano scampo e i numeri, scritti nero su bianco, parlano chiaro: un aumento quattro volte superiore rispetto allo scorso anno, con giugno come boa da cui i rincari hanno avuto inizio. All’orizzonte una conclusione di cui non si vede data.
«Noi siamo energivori» spiega Alfredo Volpi, titolare della Vipiemme di Isso, azienda che da oltre 40 anni produce e commercia accumulatori per automezzi di tipo sia leggero che pesante. Non ci gira intorno e non usa parole più morbide. Questo aggettivo che sembra essere diventato quasi una macchia, una colpa, per chi opera in alcuni settori produttivi, lo scandisce chiaramente: «energivori - e racconta una situazione della quale sente di non avere un reale controllo, - Prima dell’estate le bollette erano di 120, 130 mila euro. A luglio ne è arrivata una da 430 mila e ne attendo una da 500 mila per agosto e questo non è l’unico problema».
L’energia sta rosicchiando risorse, ma abbassa anche la produttività aziendale, per colpa di un effetto domino che sta provocando la perdita di mercati fondamentali
L’energia sta rosicchiando risorse, ma abbassa anche la produttività aziendale, per colpa di un effetto domino che sta provocando la perdita di mercati fondamentali. «Spagna e Portogallo non stanno avendo gli stessi nostri aumenti e continuano a produrre senza dover rincarare il prezzo degli accumulatori, di conseguenza io perdo fette di mercato, come quello francese. Per noi l’export- continua il titolare, - l’85% del nostro fatturato è all’estero, ma non riesco più a essere competitivo con questi costi e ho dovuto ridurre la produzione del 45%». Se fino all’anno scorso la produzione si attestava su valori da un milione e 400 mila batterie l’anno ora «chiuderemo l’anno a circa 900 mila e sto già usando ferie e cassa integrazione», conferma l’imprenditore, esprimendo con i numeri tutta la sua preoccupazione nei confronti dello stallo politico italiano che non permette al Paese di reagire con la stessa prontezza.
Se fino all’anno scorso la produzione si attestava su valori da un milione e 400 mila batterie l’anno ora «chiuderemo l’anno a circa 900 mila
Allargando il punto di osservazione, infatti, la Vipiemme è una realtà che dipende da chi realizza, in Italia, i primi due processi della lavorazione del piombo, elemento necessario alla costruzione delle batterie. Questa filiera è andata in crisi fin da subito, con chiusure che stanno già provocando una reazione a catena che rischia di portare a gravi conseguenze in pochi mesi.
«La più grande azienda per la lavorazione del piombo primario in Italia è in Sardegna, a Portovenere e non ha riaperto dopo l’estate in attesa che il governo prenda delle decisioni - spiega Volpi -. Quelle a Brughiero e in Basilicata che si occupano della trasformazione secondaria hanno già annunciato chiusure e io già adesso devo andare a comprare il piombo in Bulgaria aggiungendo, al prezzo in continuo aumento, «costi di trasporto maggiori per ogni camion che carichiamo».
Questa la situazione in cui si è ritrovato l’imprenditore bergamasco a metà anno, senza poter prevedere realmente cosa stesse succedendo, come ammette lui stesso: «Ogni anno faccio i conti e ipotizzo delle spese. Quelle per l’energia erano già tutte raddoppiate nella mia testa. Avevo ipotizzato il doppio della bolletta, ma la stima non è sufficiente quando diventa quattro volte tanto da un mese con l’altro». Rispetto ai prossimi mesi Volpi spiega: «Fino a dicembre riesco a fare delle previsioni, poi non so. Le altre aziende che producono accumulatori in Italia sono multinazionali perciò per loro è differente, noi dipendiamo dai costi che decideranno».
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