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Venerdì 09 Febbraio 2024
Fumata bianca in Ue sui rider. «Ora più tutele e diritti»
INTESA STORICA. Trovato l’accordo politico. L’adozione finale il 16 febbraio. Stretta sull’Intelligenza Artificiale: stop ai licenziamenti con l’algoritmo.
La battaglia europea per i diritti dei rider arriva al traguardo finale. Le istituzioni Ue hanno trovato l’accordo politico sulla direttiva Ue per garantire condizioni di lavoro più dignitose ai lavoratori della gig economy.
Un testo unico nel suo genere per dire basta ai falsi autonomi e al precariato selvaggio, riconoscendo lo status di dipendenti a chi è soggetto al controllo e alla direzione delle app e degli algoritmi delle grandi piattaforme come Uber, Deliveroo e Glovo: un esercito di oltre 30 milioni di persone in tutti i Ventisette. E ora, dopo un percorso a ostacoli - complicato dallo stop a dicembre imposto dalle riserve di diversi Paesi guidati dalla Francia -, l’intesa è pronta a essere blindata con l’adozione finale il 16 febbraio.
La direttiva, nel dettaglio, mira a garantire che rider, autisti e altri lavoratori della nuove app digitali vedano il loro rapporto lavorativo riconosciuto, evitando così i casi di lavoro autonomo fittizio. Le nuove regole introducono una presunzione di lavoro subordinato che scatta all’emergere di elementi caratterizzanti quali controllo e direzione. L’Ue ribalta inoltre gli equilibri di potere affidando l’onere della prova all’azienda e non al lavoratore, nel caso la piattaforma voglia confutare la qualificazione del rapporto lavorativo.
Il testo concordato introduce inoltre anche le prime norme europee sull’uso dell’intelligenza artificiale sul posto di lavoro e sottolinea che una persona non potrà mai essere licenziata sulla base di una decisione presa da un algoritmo.
Tutte le decisioni importanti di gestione del personale dovranno infatti essere prese sotto controllo umano. La direttiva introduce infine più tutele per i lavoratori nel campo della protezione dei dati: alle aziende digitali infatti sarà vietato trattare alcuni tipi di dati personali, come quelli relativi alle convinzioni personali, politiche e religiose e non potranno essere monitorati gli scambi privati tra colleghi.
L’accordo storico è in realtà il secondo in meno di due mesi. In autunno il Parlamento europeo e i Paesi membri avevano già trovato una prima intesa, poi però era arrivato lo stop il 22 dicembre, a pochi giorni da Natale. Al momento della ratifica finale i governi non avevano trovato la maggioranza necessaria a procedere a causa delle riserve espresse da un nutrito gruppo di capitali guidato da Parigi. Il dossier è così tornato al tavolo dei negoziati, fino alla nuova fumata bianca. Questa volta con tutta probabilità definitiva.
Il testo torna infatti al vaglio finale dei Paesi membri per la ratifica finale. Questa volta la relatrice dell’Eurocamera, l’eurodeputata Pd Elisabetta Gualmini, lancia un avvertimento: «Abbiamo ottenuto un grande risultato. Ora speriamo che gli stati membri non voltino la faccia a 30 milioni di lavoratori tra i più vulnerabili in Europa e nel mondo».
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