Flussi, in Bergamasca solo 200 lavoratori. «Numeri inspiegabili, si rivedano i criteri»

IL DECRETO. Alla provincia l’1,9% delle oltre 10mila risorse per la Lombardia. I sindacati: «Serve un riequilibrio con le prossime assegnazioni».

Uno, due e tre, poi stop. Se è vero che è ancora solo una prima assegnazione, il risultato è però risicatissimo: per contare i posti più attesi, quelli per i lavoratori dell’assistenza familiare e socioassistenziale, in primis badanti e colf, bastano e avanzano le dita di una mano. La ripartizione iniziale su base provinciale delle quote del Decreto Flussi 2025 – il meccanismo che regola gli ingressi regolari dei lavoratori provenienti dall’estero – consegna per la provincia di Bergamo dei numeri ridotti all’osso: stando alla nota direttoriale diramata il 12 febbraio dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, al momento alla Bergamasca spettano solo 153 ingressi per i lavoratori non stagionali (cioè chi può rimanere qui per un lungo periodo) e 47 ingressi per i lavoratori stagionali (quelli legati in particolare a turismo e agricoltura, settori soggetti a maggiore stagionalità), praticamente 200 quote in tutto.

Il Decreto Flussi 2025 è il meccanismo che regola gli ingressi regolari dei lavoratori provenienti dall’estero

E se si guarda alle singole tipologie di ingressi, balza all’occhio uno dei bisogni più legati alla rivoluzione demografica: per il settore dell’assistenza familiare e socioassistenziale, appunto, al momento la Bergamasca ha diritto ad appena 3 ingressi. Il ministero del Lavoro ha precisato che si tratta di «una prima distribuzione tra i territori delle quote» previste dal Decreto Flussi 2025, mentre «le quote non ancora ripartite restano nella disponibilità del ministero, che provvederà ad assegnarle sulla base delle richieste pervenute agli Sportelli unici per l’immigrazione». Quindi, qualcosa in più potrebbe (dovrebbe?) arrivare nel corso dell’anno. Anche perché realisticamente, pur senza dati ancora ufficiali sulle domande, le richieste non mancano.

Casistiche e confronti

Per il resto, qua e là ci sono altre voci che in qualche maniera potrebbero avere un «travaso» verso il socioassistenziale, ma non necessariamente: il Decreto Flussi è infatti articolato in moltissime categorie e fattispecie, e ad esempio sempre per la Bergamasca vi sono 61 ingressi riservati a lavoratrici donne e 67 posti per l’accordo con l’India, che a livello nazionale riguarda anche la formazione e l’arrivo di operatori sanitari. Ma i numeri stridono allargando il confronto: se Bergamo conta al momento solo 153 quote per i lavoratori non stagionali, il totale lombardo è di 9.458 ingressi autorizzati (Bergamo pesa solo l’1,6% di questo totale); Bergamo è al momento la provincia lombarda col numero più basso di quote per lavoratori dell’assistenza, mentre in un’area simile come Brescia i posti sono ben 733 (in proporzione, 244 volte quelli assegnati fino a Bergamo). Va detto che già per il Decreto Flussi 2024 a Bergamo non furono previste quote per i lavoratori domestici e dell’assistenza. Quanto ai lavoratori stagionali, in tutta la Lombardia ne sono stati autorizzati finora 905: i 47 posti per Bergamo rappresentano il 5,2% del totale, ma in questo caso ci sono province della pianura lombarda dove tradizionalmente l’incidenza è più alta per via delle alte richieste legate all’agricoltura. Ad ogni modo sommando entrambe le categorie (stagionali e non) si arriva a un totale per la Lombardia di 10.363 lavoratori, di cui 200 (solo l’1,9%) per la Bergamasca.

Se Bergamo conta al momento solo 153 quote per i lavoratori non stagionali, il totale lombardo è di 9.458 ingressi autorizzati (Bergamo pesa solo l’1,6% di questo totale); Bergamo è al momento la provincia lombarda col numero più basso di quote per lavoratori dell’assistenza, mentre in un’area simile come Brescia i posti sono ben 733 (in proporzione, 244 volte quelli assegnati fino a Bergamo)

«Criteri non chiari»

Al netto di ciò che riserveranno le prossime suddivisioni ministeriali, tra gli addetti ai lavori serpeggia un misto di stupore e scoramento. «Il giudizio non può che essere negativo, sono numeri apparentemente inspiegabili – rileva Annalisa Colombo, della segreteria provinciale della Cgil Bergamo -. La procedura continua a essere farraginosa, le modifiche in positivo ancora non si vedono, e per Bergamo le quote sono risibili, soprattutto in un settore come quello dell’assistenza familiare che oggettivamente ha la necessità di essere sostenuto anche con la presenza di lavoratori e lavoratrici dall’estero. Non abbiamo mai capito perché Bergamo abbia storicamente così pochi posti, insufficienti a coprire il fabbisogno». «Siamo veramente sbalorditi di fronte all’esiguità delle prime quote destinate alla provincia di Bergamo, di fronte soprattutto alle istanze che sono state inviate nelle scorse annualità e presumiamo anche quest’anno, migliaia per ogni click day», rimarca Candida Sonzogni, della segreteria provinciale della Cisl: «Il sistema dei flussi costruito per consentire l’ingresso regolare dei lavoratori stranieri si dimostra farraginoso e, talvolta, paradossale e controintuitivo: proprio in questi giorni l’Anolf, la nostra associazione che si occupa di migranti, ha accolto lavoratori che con i flussi nel 2024 hanno ottenuto legalmente il nulla osta e il visto d’ingresso, i quali, giunti in Italia, si sono visti dinegare il permesso di soggiorno per irreperibilità del datore di lavoro».

Le procedure sono lunghe, complesse, a volte così durature che tra l’inizio e la fine può venire anche meno il bisogno (per esempio, perché l’anziano da accudire è deceduto o è entrato in Rsa). «La suddivisione delle quote e l’esiguità per Bergamo ha sorpreso anche noi, soprattutto considerando i numeri ben maggiori per Brescia: il motivo al momento non è noto – commenta Simona Paris, delegata per Bergamo e Brescia dell’Assindatcolf, l’associazione dei datori di lavoro domestico e familiare -. Non sono state ancora ripartite tutte le quote, per il 2025 ci sono 10mila posti extra previsti a livello nazionale: la speranza – conclude Paris – è che la seconda ripartizione faccia un bilanciamento, tenendo conto del forte bisogno dei territori».

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