Finito l’effetto degli aiuti Covid, le imprese calano del 2%

Bilancio. Arretramento totale di 1.766 unità: dal commercio le perdite maggiori (-760), stazionari solo i servizi. Mazzoleni: «Progressiva normalizzazione demografica rispetto al 2021, dopo i valori anomali della pandemia».

Un 2022 in discesa sul fronte delle imprese orobiche: al 31 dicembre, secondo i dati della Camera di commercio, erano infatti 92.594 le sedi di imprese registrate in provincia di Bergamo, mentre le imprese attive raggiungevano un totale di 82.946, in calo di 1.766 unità rispetto all’anno precedente con una decrescita del 2,1%. In discesa anche i dati del quarto trimestre, arrivati a 1.096 iscrizioni (-9,0% su base annua), mentre le cessazioni complessive - che comprendono quelle d’ufficio e non d’ufficio - sono 1.266 (in calo dell’8,8% su base annua).

«I dati complessivi 2022 - commenta il presidente della Camera di commercio di Bergamo Carlo Mazzoleni -, mostrano una progressiva normalizzazione riprendendo la tendenza che durava da oltre dieci anni, poi interrotta dalla pandemia col valore anomalo in crescita del 31 dicembre 2021». Tra le principali spiegazioni di questa «anomalia» il fatto che durante l’emergenza Covid, a fronte di un rimbalzo delle iscrizioni (in particolare nel secondo semestre 2021, le cessazioni sono rallentate. Tra i motivi principali, i sostegni Covid messi in campo da governo e Regione di cui le aziende hanno beneficiato. Lo scorso anno, con il progressivo venir meno degli aiuti pubblici, le cessazioni hanno ripreso il loro andamento fisiologico.

A livello di settori, si conferma la leadership dei i servizi, che rappresentano il 39,2% delle imprese attive, seguiti da commercio (21,8%), costruzioni (20,3%), manifattura (12,6%) e agricoltura (5,9%). Rispetto al 2021 le imprese attive hanno registrato un calo in tutti i settori tranne i servizi, che sono rimasti costanti. Il commercio (con una variazione assoluta pari a -760 e una variazione tendenziale pari a -4,0%) ha accusato le perdite maggiori. A seguire le costruzioni (- 683 pari a - 3,9%), la manifattura (-312 pari a -2,9%) e l’agricoltura (-20 pari a -0,4%). Il tasso di natalità è maggiore nei servizi (+0,9%), costruzioni (+0,9%), commercio (+0,8%), manifattura (+0,5%) e agricoltura (+0,5%). Il tasso di mortalità, invece, è minore in agricoltura (0,6%).

L’impresa individuale resta quella maggiormente diffusa tra le imprese attive, con un totale di 42.522 presenze, pari al 51,3%del totale

Per quanto riguarda la natura giuridica, l’impresa individuale resta quella maggiormente diffusa tra le imprese attive, con un totale di 42.522 presenze, pari al 51,3%del totale. A seguire le società di capitali (26.062 pari al 31,4%), le società di persone (12.564 pari a 15,1%) e le altre forme giuridiche (1.798 pari a 2,2%). Rispetto al 2021, risultano in crescita solo le società di capitali, che registrano una variazione tendenziale del +3%. Sono, invece, in flessione le imprese individuali (-5,1%), le società di persone (-1,6%) e le altre forme giuridiche (-1,3%).

Più accentuata la discesa delle imprese giovanili attive che toccano quota 7.423 (-2,5% su base annua) e rappresentano l’8,9% delle imprese attive totali

Sul fronte delle imprese straniere attive erano 8.772 a fine 2022, pari al 10,6% delle imprese attive totali. In relazione all’anno prima, registrano un calo tendenziale dell’8%. Meno fragoroso il calo delle imprese femminili attive sono 17.217 (-0,7% su base annua) che rappresentano il 20,8% delle imprese attive totali. Più accentuata la discesa delle imprese giovanili attive che toccano quota 7.423 (-2,5% su base annua) e rappresentano l’8,9% delle imprese attive totali.

Attività artigiane: calo del 3,9%

Ancora più accentuato l’andamento, nel 2022, delle imprese artigiane: quelle registrate erano 28.952, mentre quelle attive erano, 28.876, con un calo di 1.161 posizioni e una variazione tendenziale pari a -3,9%. Le iscrizioni artigiane nell’ultimo trimestre dell’anno sono state 345 (-15,2% su base annua), mentre le cessazioni complessive, d’ufficio e non d’ufficio, sono state 416 (-13,5% su base annua). Il saldo complessivo risulta negativo con -71 unità (-74 nel corrispondente periodo del 2021). Anche in questo caso, i settori che soffrono di più sono le costruzioni (-715 pari a -5,3% su base annua) presentano il calo maggiore, segue la manifattura (-294 pari a -4,5% su base annua), il commercio (-30 pari a -1,9%) e i servizi (-124 pari a -1,5%). In sostanza tutti i settori registrano un calo di imprese artigiane attive, ad eccezione dell’agricoltura, stabile.

Nel 2022 le procedure concorsuali sono state 1.222 (rispetto alle 1.331 dell’anno precedente), di cui 504 nell’ultimo trimestre

Per quanto riguarda la forma giuridica, il 73,3% delle artigiane sono imprese individuali. Seguono le società di persone (15,3%), le società di capitali (11,3%), consorzi (0,04%) e cooperative (0,01%). Anche le 106.965 localizzazioni attive tra sedi e unità locali sono diminuite rispetto a un anno fa (-1.448): impiegano 415.690 addetti di cui 348.209 dipendenti e 67.481 indipendenti (dato riferito a fine terzo trimestre 2022). Nel 2022 le procedure concorsuali sono state 1.222 (rispetto alle 1.331 dell’anno precedente), di cui 504 nell’ultimo trimestre.

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