«Delta Index, una sfida per le nostre industrie»

L’INTERVISTA. Giovanna Ricuperati, presidente di Confindustria Bergamo, traccia un primo bilancio del progetto che misura l’attrattività delle aziende sulle nuove generazioni.

È la sfida «People», il fronte delle risorse umane, che ha portato Confindustria Bergamo a sperimentare per prima con le proprie aziende associate il progetto Delta Index, l’Osservatorio del lavoro che misura l’attrattività delle aziende sulle nuove generazioni. Una collaborazione preziosa in un settore dell’economia sempre più critico. La presidente di Confindustria Bergamo, Giovanna Ricuperati traccia un primo bilancio.

Non è facile trovare personale in una provincia dove quasi non esiste la disoccupazione...

«È sfidante, spinge l’associazione a trovare nuove soluzioni di fronte a una tensione nella reperibilità delle risorse che dura da circa un decennio. Ecco perché abbiamo scelto di investire nella novità del Delta Index».

Accanto alla glaciazione demografica, all’ancora basso tasso d’occupazione delle donne, c’è il tema delicato dei giovani.

«I Neet in Bergamasca - giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non studiano - sono l’11,3%: una criticità seria. E poi c’è tutto il tema dei giovani talenti che le imprese faticano a incrociare. Delta Index, il progetto che si sta sviluppando con grande interesse per le nostre imprese, rientra in una di quelle azioni fattibili dal “lato offerta” del lavoro».

Quale obiettivo vi ponete?

«Con il Delta Index vogliamo favorire l’attrattività delle nostre aziende. Vogliamo fare in modo che anche una manifattura poco nota delle valli sappia diventare interessante per gli under 29 facendosi riconoscere come luogo di lavoro nel quale un giovane può dedicare le proprie energie, la propria crescita, la formazione, le proprie competenze e quindi rimanere sul territorio»

Le aziende quanto colgono l’importanza di cambiare paradigma rispetto al lavoro dei giovani?

«Un po’ per necessità e un po’ per convinzione stanno prendendo coscienza della necessità. La buona gestione delle risorse umane è sempre stato un approccio classico dell’azienda familiare bergamasca. Ma il problema qui è nuovo: non abbiamo più il bacino di riferimento e va sviluppata la capacità di attrarre e trattenere. Ambiti sui quali si focalizza in maniera del tutto innovativa il Delta Index».

I giovani vivono sui social e lì cercano le aziende. Quanta fatica fanno le aziende bergamasche a parlare lo stesso linguaggio?

«Fanno fatica perché non sono abituate a raccontarsi come una vetrina attraente. Il tema del narrarsi ai giovani è uno degli elementi di vantaggio competitivo che un’azienda deve mettere in campo. Certo, superare questa ritrosia richiede tempo».

Gli imprenditori come valutano le competenze dei giovani?

«Sul tema della formazione esiste un mismatch pauroso, non solo in quantità, cioè non si trovano persone, ma anche di qualità, cioè di competenze in risposta a lavori che le imprese stanno cercando. Il tema tecnico è il più conclamato perché abbiamo un fabbisogno di circa 12.000 profili e il sistema della formazione ITS ne sforna solo mille».

E la formazione in azienda?

«Stiamo lavorando su un sistema di formazione long life learning, che metta in discussione anche le persone che già lavorano nelle aziende, giovani e meno giovani, per essere adeguate alle competenze che sempre più cambiano di anno in anno, con l’evoluzione in particolare della parte digitale che richiede un continuo improvement».

Sul digitale c’è un gap di competenze tra senior e junior. Come gestirlo?

«I junior possono abbattere gli steccati con i senior perché diventano una risorsa essendo nativi digitali. Da questo punto di vista io vedo una rinnovata considerazione di valore da parte delle imprese nei confronti dei giovani. Il progetto Delta Index può accompagnare le aziende nel trovare le soluzioni per far dialogare le diverse generazioni presenti in azienda e per far sì che tra i giovani e i senior ci sia un proficuo scambio di competenze ed esperienze».

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