Economia / Bergamo Città
Venerdì 07 Febbraio 2025
Dazi Usa, Bergamo rischia fino a 294 milioni. Ricuperati: serve esplorare nuovi mercati
LE PREVISIONI. Oggi sull’export orobico pesano 47 milioni di dazi. Saranno risparmiate le 111 società bergamasche delocalizzate negli States. La presidente di Confindustria: le nostre aziende devono essere reattive.
La spada di Damocle dei dazi annunciati da Trump pende sull’economia europea. Con oltre 67 miliardi di euro nel 2023, gli Stati Uniti da due anni a questa parte sono diventati il secondo Paese di destinazione delle merci europee dopo la Germania.
Per capire cosa succederà se il presidente americano applicherà un ulteriore 10% sui beni in arrivo dal Vecchio Continente, la società di consulenza e ricerca economica Prometeia ha simulato due scenari: il primo prende in considerazione l’aumento soltanto per i prodotti già oggi
sottoposti a dazi, mentre nel secondo l’aggravio riguarda tutti i beni venduti negli Stati Uniti. Per l’Italia il costo aggiuntivo del nuovo protezionismo americano sarebbe di oltre 4 miliardi nel primo caso e di oltre 7 nel secondo, ma non sarebbero da meno le conseguenze per la Bergamasca: i dazi sull’export provinciale, che attualmente sfiorano di 47 milioni di euro, salirebbero a quasi 213 milioni nel primo scenario per arrivare a 294 nel caso di aumenti generalizzati.
Dopo Germania e Francia, gli Stati Uniti rappresentano il terzo mercato di sbocco per le imprese orobiche, che nel 2023 (ultimo anno per il quale sono disponibili i dati definitivi sui dodici mesi) hanno venduto a Washington merci per 2 miliardi di euro (il 10% del totale provinciale), costituite per il 21% da macchinari (417 milioni), per il 19% da alimentari e bevande (340 milioni), per il 13% da prodotti chimici (228 milioni) e per l’11% da mezzi di trasporto (240 milioni).
Le esportazioni bergamasche
Dopo il Covid le esportazioni bergamasche verso gli Stati Uniti sono cresciute di oltre il 50%, seppur con una flessione di quasi il 5% nei primi nove mesi del 2024. «Un exploit - sottolinea la presidente di Confindustria Bergamo, Giovanna Ricuperati - frutto sia della ricerca di sbocchi alternativi da parte delle nostre aziende, sia delle politiche di sostegno all’export degli ultimi governi, ma va anche detto che quello statunitense è un mercato che riconosce un premium price al made in Italy. È interessante notare che su 270 milioni di prodotti agroalimentari esportati, ben 260 siano rappresentati da bevande, settore nel quale Sanpellegrino gioca un ruolo significativo».
I danni dei nuovi dazi americani saranno risparmiati alle 111 aziende bergamasche delocalizzate negli Usa e 135 unità controllate almeno al 50% dall’Italia, «ma abbiamo anche 31 imprese che hanno scelto di andare nei Paesi limitrofi, tra Messico e Canada, per servire il mercato statunitense, e questo crea ulteriore complessità nello scenario che si sta delineando», fa presente Ricuperati.
Lo scenario di incertezza
Uno scenario di «incertezza diffusa» dovuta al fatto che «l’imprevedibilità è diventata un tratto distintivo della strategia di Trump - sottolinea la presidente di Confindustria Bergamo -: Non c’è dubbio sulla direzione protezionistica del suo mandato, ma allo stesso tempo utilizza i dazi come strumento di pressione negoziale alla ricerca del miglior accordo possibile. In questo contesto, è sempre più probabile un’intensificazione degli incontri bilaterali, piuttosto che un’applicazione uniforme di regole punitive»
Ricuperati evidenzia il ruolo dell’Europa, che dovrà «difendersi e nello stesso tempo cercare nuove alleanze con i Paesi o le aree del mondo che aprono a nuove opportunità, come già accaduto in passato con l’accordo commerciale tra Unione europea e Corea del Sud o con il Canada attraverso il Ceta del 2017, portando in questi anni a una significativa intensificazione degli scambi, o con il recente accordo di partenariato con il Mercosur».
Stessa strategia vale per le aziende bergamasche: «Dovranno rimanere reattive e flessibili, monitorare i cambiamenti geopolitici, essere meno dipendenti possibile da pochi mercati ed esplorare le potenzialità di nuove aree», raccomanda Ricuperati, che assicura: «Confindustria, dal canto suo, intensificherà il suo ruolo di lettura dei cambiamenti in corso e di radar nella individuazione delle nuove opportunità a fianco delle imprese».
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