Economia / Bergamo Città
Mercoledì 27 Novembre 2024
Da gennaio il nuovo «bonus anziani», ma in pochi lo riceveranno
TERZA ETA’. Le regole sono stringenti: in tutta la Bergamasca ne beneficeranno poche centinaia di pensionati.
La misura era stata varata definitivamente a marzo, ora si avvicina l’effettiva introduzione. Ma con una platea decisamente ristretta, come da previsioni. A partire dal 1° gennaio, e in via sperimentale fino al 31 dicembre 2026, entra in vigore il nuovo «bonus anziani»: un contributo di 850 euro mensili per gli anziani in condizioni più fragili, da utilizzare per le spese di cura e di assistenza.
I parametri per usufruire del bonus
Il perimetro, come già sottolineato più volte dai sindacati, è però stringente: potranno ricevere il sussidio – fino a esaurimento fondi, il governo ha stanziato 250 milioni di euro per ciascuno dei due anni in cui sarà attiva la misura – gli anziani con più di 80 anni, con Isee non superiore ai 6mila euro, già titolari dell’indennità di accompagnamento (o che avrebbero i requisiti per riceverla; il valore attuale è di 531,75 euro) e contraddistinti da un «bisogno assistenziale gravissimo» (previa certificazione dell’Inps). In Bergamasca, secondo le stime, potrebbero rientrare nella platea dei beneficiari al massimo solo poche centinaia di anziani.
Una precisazione fondamentale: qualora venga accertato che l’assegno di assistenza non viene utilizzato (in tutto o in parte) secondo le modalità specificate, il «beneficiario è tenuto alla restituzione di quanto indebitamente ricevuto»
850 euro al mese
Il bonus, formalmente chiamato «prestazione universale», è composto appunto da una quota fissa monetaria corrispondente all’indennità di accompagnamento, alla quale si aggiunge appunto la novità dell’«assegno di assistenza» di 850 euro mensili, finalizzati a «a remunerare il costo del lavoro di cura e assistenza, svolto da lavoratori domestici con mansioni di assistenza alla persona titolari di rapporto di lavoro conforme ai contratti collettivi nazionali di settore» o all’«acquisto di servizi destinati al lavoro di cura e assistenza e forniti da imprese qualificate nel settore dell’assistenza sociale non residenziale, nel rispetto delle specifiche previsioni contenute nella programmazione integrata di livello regionale e locale». Con una precisazione fondamentale: qualora venga accertato che l’assegno di assistenza non viene utilizzato (in tutto o in parte) secondo le modalità specificate, il «beneficiario è tenuto alla restituzione di quanto indebitamente ricevuto». Gli 850 euro, in sostanza, devono essere tutti impiegati per retribuire badanti o acquistare servizi di assistenza: non sono un trasferimento monetario che resta nelle tasche dell’anziano. Restano ancora da definire, a poco più di un mese dalla partenza del nuovo contributo, le modalità attraverso cui richiedere questa prestazione.
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