Da Est invasione di grano tenero: «Danni per i produttori orobici»

L’ALLARME. In provincia la coltivazione cresciuta perché richiede poca acqua, ma l’eccessiva importazione dall’estero sta causando un forte calo di prezzi.

L’importazione di grano tenero dall’estero, in particolare dall’Est Europa, preoccupa i coltivatori bergamaschi. Se fino a qualche mese fa, soprattutto da Paesi come Ucraina e Russia arrivava in Italia prevalentemente grano duro, ora lo spauracchio è legato ad una delle produzioni orobiche più tipiche. Solo lo scorso anno l’aumento di importazioni di grano tenero in Italia ha superato il 40% rispetto al 2022: un dato che risulta ancora in crescita e che rischia di far crollare i prezzi all’origine del cereale.

Sigle agricole: allerta redditività

Le locali associazioni di categoria, Coldiretti Bergamo e Confagricoltura Bergamo , lanciano l’allarme redditività minima per le aziende agricole nostrane a causa di un’instabilità dei mercati che rischia di protrarsi a lungo relegando nell’incertezza il comparto primario tricolore e bergamasco. Oltretutto perché, come evidenzia Coldiretti Bergamo, negli ultimi anni i cambiamenti climatici hanno sostanzialmente favorito la diffusione di grano tenero nella nostra provincia con molte realtà produttive che hanno deciso di puntare su questo cereale, incrementando la coltivazione.

Secondo gli ultimi dati Istat disponibili, in Bergamasca la superficie a frumento tenero è infatti passata dai 3.740 ettari del 2022 ai 4.859 ettari del 2023. «L’incremento della diffusione del grano tenero nella provincia - sottolinea Coldiretti Bergamo – è dovuta in parte al fatto che la coltura del frumento richiede meno acqua: pertanto, vista la scarsità delle risorse idriche che ha caratterizzato gli ultimi anni, diversi agricoltori si sono orientati verso questa coltura. Chi tra questi produttori vende il frumento per la panificazione, in questi ultimi tempi sta soffrendo il calo dei prezzi determinato dall’arrivo dall’estero di grandi quantitativi di frumento tenero, un’invasione che sta causando distorsioni all’interno del mercato che si ripercuotono sui produttori. A fronte dell’aumento esponenziale dei costi di produzione – aggiunge il presidente di Coldiretti Bergamo Gabriele Borella –, gli agricoltori non possono assorbire anche una remunerazione in ribasso per la loro produzione e a questo proposito servono regole precise per tutelare le nostre filiere».

Renato Giavazzi, presidente di Confagricoltura Bergamo, conferma che «esiste un rischio concreto per le nostre aziende: dobbiamo premere su governo e Unione Europea per ottenere soluzioni rapide ed efficaci. La Fao ha certificato come nell’arco di un anno i prezzi dei cereali sono calati di oltre il 22%, a causa delle aspettative di grandi raccolti in Sud America e dei prezzi competitivi praticati dall’Ucraina».

«C’è chi ripensa alla sua attività»

Per quanto riguarda le quotazioni di grano tenero, «il problema era già scoppiato nei mesi scorsi proprio per i prezzi che non venivano sufficientemente sostenuti, ma ora subiamo anche la concorrenza dalle importazioni da Russia e Ucraina, insieme alle previsioni che danno un aumento della produzione mondiale – aggiunge Giavazzi -. Confagricoltura mantiene una posizione forte sul rischio che corrono le nostre imprese, tenuto conto che – nonostante la guerra – si stanno muovendo quantità enormi di cereali verso l’Europa. La concorrenza del grano ucraino è molto forte e di conseguenza è viva la preoccupazione per il futuro, che sta spingendo molti imprenditori a ripensare la loro attività. Il punto è che la scarsa qualità abbassa i prezzi e non possiamo permetterci che il nostro comparto, composto da moltissime aziende e migliaia di lavoratori, si ritrovi a soffrire ulteriormente questa concorrenza sleale causata da un maggiore import di prodotti dall’Est Europa».

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