Cassa, pesa ancora l’effetto Covid
A maggio autorizzate 14 milioni di ore

Nell’era Covid, dove tutto è amplificato, anche i numeri della cassa integrazione non sono quelli ordinari. E a maggio, nella nostra provincia, le ore autorizzate dall’Inps restano un’enormità, nonostante il progressivo allentamento del lockdown e la graduale ripresa di buona parte delle attività.

La cifra si attesta a 14,4 milioni di ore, in netto calo rispetto ad aprile, quando se ne registravano oltre 28 milioni. All’apparenza un dimezzamento (meno 48,7%), se non fosse che nei dati di aprile figurano anche le richieste di marzo. Anche perché, almeno per quanto riguarda la cassa Covid-19, è possibile fare domanda in modo retroattivo fino al 23 febbraio. Per dirla con le parole di Orazio Amboni dell’ufficio studi della Cgil di Bergamo, «la domanda di cassa resta altissima e non trova confronti con il passato». E infatti, se spostiamo il confronto ai dati di maggio 2019, le ore di cassa autorizzate si fermavano a poco più di 448 mila: l’aumento rispetto allo stesso mese di quest’anno è del 3.116%.

Rispetto alla tipologia di cassa, è evidente il balzo della Cig in deroga: oltre 5 milioni di ore a maggio e quasi tutte riferite al commercio - che ne intercetta ben 4,7 milioni - contro le 256 mila di aprile. Le richieste di cassa ordinaria restano in pole position, con 9,3 milioni di ore, anche se «sono il 66% in meno dei 27,3 milioni di ore del mese di aprile», precisa Amboni. È quasi scomparsa, invece, la cassa straordinaria: si registrano solo 3.637 ore, «tutte per contratti di solidarietà». Riguardo a ordinaria e deroga, con il decreto Rilancio, l’Inps anticipa il 40% con pagamento diretto entro 15 giorni dal ricevimento delle domande. Il vantaggio di ricorrere alla cassa Covid-19 (in tutto 18 settimane) sta nel fatto che il periodo di Cig non rientra nei «contatori» del biennio e del quinquennio mobili e che le aziende non devono versare il contributo addizionale.

Spostando l’attenzione sui settori, l’industria è il comparto con più ore autorizzate (8,7 milioni a maggio, pari al 60,9% del totale), «più della metà per meccanica e metallurgia», sottolinea Amboni. Il 5,4% invece (circa 776 mila ore) è dirottato verso l’edilizia. Nel commercio, il 54% è stato richiesto per mansioni impiegatizie.

A questi numeri vanno aggiunti quelli dei Fondi di solidarietà, per quei settori che non beneficiano della cassa integrazione. In Lombardia, i numeri dei vari Fondi superano quelli della Cigo (26,6 milioni di ore) e della cassa in deroga (14,7 milioni di ore), attestandosi a 30,4 milioni di ore.

Il nodo artigianato

Da rilevare che per il Fondo di solidarietà bilaterale per l’artigianato (Fsba), «se entro la prossima settimana i pagamenti non saranno erogati, ci mobiliteremo per far sentire il disagio dei lavoratori», dice Damiano Bettoni, che segue le politiche dell’artigianato per la Uil di Bergamo.

«Gli ammortizzatori sociali sono stati erogati in minima parte, con la conseguenza che molti lavoratori dell’artigianato sono senza stipendio da oltre due mesi. Una situazione inaccettabile, anche perché i soldi ci sono, ma la pratica è bloccata alla Corte dei Conti».

Sul fronte pagamenti degli ammortizzatori sociali, Amboni afferma che «da dati non ancora ufficiali raccolti dalla Cgil, la percentuale di pratiche definite e mandate in pagamento a Bergamo oscilla tra l’88 e il 100% per la cassa in deroga e intorno all’80% per i Fondi di solidarietà».

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