Cassa, 300 richieste in 48 ore
Turismo e terziario al collasso

Crisi coronavirus. Ascom: saranno mille a fine settimana. Varato «Sos Lavoro», con esperti in aiuto alle imprese. Fusini: fase drammatica, va superata entro dicembre.

Gli effetti della stretta sono in vigore da lunedì. E da lunedì alla riapertura degli uffici di Ascom Bergamo, il telefono dei rappresentanti di categoria non smette più di squillare. In questi due giorni oltre 300 imprenditori hanno già chiamato per chiedere informazioni e supporto per l’avvio di nuove ore di cassa integrazione; entro fine settimana, il conto delle richieste potrebbe spaziare tra le ottocento e le mille. La sofferenza durissima del terziario, del turismo, e di quasi tutto il commercio scorre nella nuova corsa agli ammortizzatori sociali. In questo scenario, però, c’è il tentativo di far squadra, per riorganizzarsi. Superare la burrasca, provare a guardare al futuro. Si chiama «Sos Lavoro» il nuovo progetto lanciato ieri da Ascom Confcommercio Bergamo, e dentro c’è un acronimo che condensa supporto, organizzazione e sostenibilità: a disposizione delle imprese che richiederanno sostegno, ci sarà un team di professionisti ed esperti composto da risorse interne dell’associazione ma anche da consulenti esterni, per mettere insieme competenze in tema di lavoro, fiscalità, welfare, formazione, strategie d’impresa, cambiamento organizzativo.

«La situazione è drammatica, le prospettive sono negative, ma è fondamentale far passare il messaggio che si può ridisegnare il proprio business, guardando alla ripresa – sottolinea Oscar Fusini, direttore di Ascom Bergamo -. È fondamentale che questa fase di nuova emergenza sanitaria si superi già a dicembre, perché quel periodo dell’anno racchiude come incassi 2-3 mensilità. Dopo, però, inevitabilmente il mercato sarà cambiato, e al tavolo non si presenterà lo stesso cliente lasciato a marzo: sarà più selettivo, più spaventato, con minore potere d’acquisto. Occorre farsi trovare pronti».

Per Enrico Betti, responsabile Area lavoro, welfare e relazioni sindacali di Ascom, «il mercato non tornerà più indietro: per questo occorre aiutare l’impresa a riposizionarsi, sia guardando agli strumenti degli ammortizzatori per l’immediato, sia soprattutto alla formazione e alla progettazione».

Osservatorio, numeri da incubo

Sempre ieri, Ascom ha presentato anche i nuovi dati dell’Osservatorio congiunturale del terziario, elaborati da Format Research. A Bergamo, i primi sei mesi del 2020 hanno portato un calo del 59% dell’apertura di nuove imprese rispetto allo stesso periodo del 2019 (la media nazionale è del -41%), dato ancora più drammatico nel turismo (-80%), mentre prospettive assolutamente negative si stagliano di conseguenza anche sul fronte nazionale. «A maggio avevamo stimato a rischio 49 mila lavoratori: lo sono ancora oggi – aggiunge Fusini -: a fine anno ci aspettiamo che molte realtà chiudano. Qualche ristoratore sta gettando la spugna proprio ora, per le nuove limitazioni d’orario». Sullo sfondo, anche le tensioni sociali: «C’è un momento di scoramento totale – rileva Fusini -. Ma i bergamaschi sono rispettosi delle regole, preferiscono rimboccarsi le maniche. Anche noi, come associazione di categoria, stiamo alzando l’asticella e ridisegnando la nostra azione». Ed è necessaria, quest’azione, per un ulteriore motivo: «I contributi a fondo perduto sono fondamentali per la sopravvivenza, ma incidono molto meno di quello che si pensi: se i numeri reali saranno in linea con quanto anticipato dal governo, si tratta di cifre irrisorie. Le imprese devono salvarsi da sole perché il governo non le salva – è il grido d’allarme di fusini Fusini -. Quattromila euro per un ristorante per la chiusura di novembre (questa la stima di quanto riceverà concretamente un imprenditore, ndr) è poco: speriamo che il dialogo con le parti sociali porti a qualche risultato più consistente. Domani (oggi per chi legge, ndr) scenderemo in piazza con i ristoratori: se non lo abbiamo mai fatto negli ultimi 25 anni, vuol dire che la situazione è gravissima. Ma da questa situazione gravissima vorremmo che nessuno gettasse la spugna».

© RIPRODUZIONE RISERVATA