Economia / Valle Brembana
Martedì 30 Agosto 2022
Bracca, prima distilleria di gin made in Bergamo
L’iniziativa. Titolare con un passato nel settore meccanico. «Grande interesse per il settore, ingredienti territoriali».
Galeotta è stata la passione per il gin, che ha portato Stefano Arsuffi ad aprire a Bracca la prima distilleria in terra bergamasca. Da trasfertista nel settore meccanico legato all’occhialeria, l’imprenditore di Zogno ha deciso di cambiare vita, dedicandosi alla produzione di distillati. Il progetto, partito circa un anno fa, si è finalmente concretizzato con le prime bottiglie di gin, dopo aver superato parecchie burocrazie e difficoltà logistiche
La Distilleria Orobica Autonoma (Doa) ha iniziato la commercializzazione del prodotto da un paio di mesi e, visto l’interesse suscitato, sta già pensando di aumentare la produzione. «Finalmente posso dire di esserci riuscito – commenta soddisfatto Stefano Arsuffi -. Aprire la prima distillerie in provincia non è stato facile, proprio perché non c’erano precedenti. L’interesse per questo mondo è iniziato 3 anni fa e via via è cresciuta la voglia di trasformare la passione nell’attività primaria. All’inizio mi pareva strano che nessuno a Bergamo avesse già aperto una distilleria, così ho deciso di frequentare un workshop che in due giorni mi ha formato su come trasformare il sogno in realtà».
Il gin made in Bergamo viene prodotto in due etichette: London Dry e Orobic Dry. Il primo è un classico con 13 botaniche: radice di angelica, ibisco, semi di coriandolo, pimento, cumino carvi, grani del paradiso, ginepro, scorza di limone e di arancia, alle quali sono state aggiunge le botaniche bergamasche genziana, fiori sambuco, melissa e aghi d’abete bianco.
Tra una burocrazia e l’altra, Stefano Arsuffi trova un edificio a Bracca dove installa un alambicco da 240 litri importato dalla Germania e completa a questo punto il ciclo produttivo con tutte le macchine necessarie, dalla riempitrice all’etichettatrice.
Il gin made in Bergamo viene prodotto in due etichette: London Dry e Orobic Dry. Il primo è un classico con 13 botaniche: radice di angelica, ibisco, semi di coriandolo, pimento, cumino carvi, grani del paradiso, ginepro, scorza di limone e di arancia alle quali sono state aggiunge le botaniche bergamasche genziana, fiori sambuco, melissa e aghi d’abete bianco. Per produrre il Gin Orobic Dry vengono invece utilizzate 12 botaniche, tutte raccolte a mano da un’azienda agricola di Carona (genziana, fiori sambuco, melissa, aghi d’abete bianco, pino mugo, germogli di pino, timo montano, rosa canina, achillea, rabarbaro, ginepro e foglie di lampone).
Oggi il gin, che vanta un’origine antichissima, viene consumato liscio o nella preparazione di cocktail e long drink. Dopo l’anno Mille sono iniziate una serie di sperimentazioni, in particolare nei conventi e da parte di farmacisti che vedevano nel distillato una forma medicamentosa. Già centinaia di anni fa si provavano diverse botaniche, miscele di erbe e spezie, che caratterizzano le diverse etichette. Il successo dello spirit passa da Olanda e soprattutto Inghilterra, dove il gin si diffonde in maniera esponenziale, tanto da diventare parte integrante del salario operaio e delle razioni alimentari elargite dal governo. «Tengo molto alla filiera bergamasca, tanto che ho disegnato personalmente i tappi, realizzati da una ditta di Brembilla, così come le etichette vengono stampate a Dalmine - conclude Stefano Arsuffi -. Il mio obiettivo era di produrre 3.500 bottiglie in un anno, ma viste le richieste dovremo aumentare la produzione. Stiamo peraltro ricevendo una domanda conto terzi anche da fuori regione e sto già pensando di affiancare la vodka al gin».
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