Boom di donne al lavoro: a Bergamo sono 9.700 in più

IL REPORT UIL. Ma si tratta perlopiù di contratti part-time e a termine. Saldo positivo per gli addetti nell’industria, ma in edilizia persi 8.700 posti.

Il sindacato li definisce «contratti deboli», leggere alla voce part-time «involontario» e contratto a termine. E - purtroppo - nella maggior parte dei casi sono appannaggio delle donne. Donne che nel 2024 hanno fatto lievitare il numero degli occupati in Lombardia e anche in Bergamasca. Nella nostra provincia l’anno scorso la quota di lavoratrici è salita di ben 9.702 unità (più 4,8% rispetto al 2023), portando il numero di donne al lavoro a 213.307, contro 283.995 uomini, in calo di 3.385 unità (meno 1,2%). Tirando le somme, il totale degli occupati si attesta a oltre 497 mila unità (più 1,3%, pari a 6.317 addetti in più). Una crescita che spinge il tasso di occupazione al 52,7% e, di contro, riduce quello di disoccupazione all’1,5%, il più basso tra tutte le province italiane.

La qualità dei contratti

Se l’aumento dell’occupazione femminile è senz’altro una buona notizia - anche perché Bergamo si prende il terzo posto, dietro Milano e Brescia - la qualità dei contratti è tutta da vedere. Il report della Uil Lombardia sul mercato del lavoro (dati Istat) bolla infatti il part-time come «una trappola di genere», che, per l’appunto, accalappia in larghissima maggioranza le donne. Dall’analisi della Uil emerge come - a livello regionale - il part-time risulti in calo di quasi due punti percentuali tra i lavoratori dipendenti, ma comunque le donne che lavorano a tempo parziale sono 494.120 contro poco più di 100mila uomini. In pratica, «in Lombardia oltre una lavoratrice su quattro ha un contratto part-time - evidenzia il rapporto della Uil - e nella maggioranza dei casi non è una scelta libera, ma una costrizione dovuta a mancanza di servizi, rigidità organizzative o discriminazioni». E, va aggiunto, «il 53% dei contratti a termine è assegnato a donne».

Settore per settore

Riguardo ai settori, in Bergamasca l’industria - i cui risultati sono «attenzionati» - registra una (seppur contenuta) crescita di occupati del 2,5%, al netto del settore delle costruzioni, che sprofonda di quasi 18 punti percentuali (meno 8.699 lavoratori). Ma «sono i servizi il vero motore della tenuta occupazionale». Dopo Milano, è a Bergamo che il settore registra la crescita maggiore in termini di addetti: più 11.845, la gran parte concentrata nel commercio e turismo.

Numeri che spingono Pasquale Papaianni, coordinatore della Uil orobica, a parlare di «un importante calo nell’edilizia per un costante ridimensionamento degli effetti del Superbonus». «La compensazione si ottiene con un aumento esponenziale nei servizi e nel commercio, sicuramente figlio dell’attività posta in essere anche da Bergamo Brescia 2023-Capitale italiana della cultura». «Serve - conclude - sostenere il bisogno del territorio bergamasco con un vero e proprio piano industriale».

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