Bcc orobiche, 3,6 miliardi di impieghi

FEDERCASSE. Il presidente Azzi: siamo utili, da noi vero sostegno economico e sociale alle comunità in cui operiamo. Maino (Iccrea): cresciamo occupando spazi lasciati liberi da altri. Molto difficili le nozze con istituti di altra natura.

Orgogliose delle proprie radici (le prime esperienze mutalità risalgono all’800), consapevoli di avere ancora oggi un ruolo di sostegno importante delle comunità in cui operano. Sono le banche di credito cooperativo, 27 in Lombardia, presenti in 522 comuni, in 146 dei quali come unico istituto bancario.

I risultati economici - resi noti venerdì nel corso dell’annuale due-giorni di studi di Federcasse Lombardia che quest’anno fa tappa a Bergamo e Brescia accomunate dal titolo di Capitale della cultura- che confermano questo impegno e il buon posizionamento nel mercato del credito.

Per quanto riguarda la provincia di Bergamo, nei primi sei mesi dell’anno le Bcc che operano sul territorio con 117 sportelli in 91 comuni, hanno registrato una raccolta diretta che supera i 4,9 miliardi e oltre 3,6 miliardi di impieghi, numeri in lieve calo rispetto allo stesso periodo del 2022 quando la raccolta diretta aveva toccato i 5,1 miliardi e gli impieghi i 3,7miliardi miliardi. Significativa, in particolare, la quota di mercato detenuta in provincia per i crediti alle microimprese: 18,6% del totale (il 23% a livello Lombardo contro l’11% dell’industria bancaria).

In diminuzione le sofferenze del 44,6% rispetto all’anno precedente. In riferimento ai settori d’impresa, in particolare, le Bcc in Bergamasca detengono il 26% delle quote di mercato in agricoltura, il 21% nell’immobiliare, il 20% nelle costruzioni e il 18,6% nel settore turistico .

Sostanzialmente in linea con quanto registrato nei dodici mesi precedenti, il bilancio semestrale del sistema Bcc a livello regionale: 24,9 miliardi di impieghi lordi e 24,5 miliardi di impieghi vivi (-0,4% contro il -1,1% dell’industria bancaria regionale). Mentre la raccolta diretta si assesta attorno ai 34,1 miliardi (- 3%, a fronte del -6,9% dell’industria bancaria), cui si aggiungono più di 11 miliardi di euro di raccolta indiretta (dato in crescita del 33%). Continua a migliorare la qualità del credito con il calo delle sofferenze(-33,5% rispetto all’anno precedente).

La Banca al servizio dei soci

«Il modo più completo con ci possiamo definirci può essere “la banca che serve”, serve perché è utile, ma anche perché si pone al servizio dei propri soci e clienti che rappresentano il vero capitale sociale delle Bcc» sottolinea Alessandro Azzi, presidente di Federcasse Lombardia. Un impegno che si basa su tre pilastri: credito mutualistico («l’originalità della nostra attività bancari»), impegno sociale, identità territoriale. «Non possiamo permetterci di trascurare nessuno di questi elementi. L’indebolimento anche solo di uno di essi ci porterebbe all’omologazione» avverte Azzi.

Con queste premesse, impossibile pensare a matrimoni con istituti di altra natura. «Faccio fatica a pensare di acquisire banche che non siano Bcc proprio per il modello completamente diverso. Integrare una cooperativa con una Spa è abbastanza difficile, soprattutto per il modello di business, quindi la vedo molto difficile», spiega il presidente Iccrea, Giuseppe Maino interpellato a margine del convegno.

Nella sostanza il credito cooperativo «negli ultimi anni» è cresciuto «di almeno un punto sulla copertura bancaria nazionale perché i grandi gruppi - spiega Maino - si stanno concentrando, si stanno perdendo quelle fasce di banche popolari che una volta erano numerosissime e che con la riforma Renzi piano piano vengono inglobate e noi stiamo salendo dal basso occupando quegli spazi».

Cassa centrale, divisione resta

Se il futuro è solo tra Bcc un’altra certezza è quella che riguarda la trentina Cassa Centrale Banca. «All’orizzonte non ci sono segnali di accostamento», taglia corto il presidente di Iccrea. «Non ce l’abbiamo fatta a creare il gruppo unico prima quando c’era un’opportunità» ed «è un dispiacere che dura oramai da 6-7 anni», tuttavia sottolinea Maino «c’è da dire che stanno andando bene tutti e due». Non sono invece da escludere ulteriori integrazioni che ruotano attorno al polo dei pagamenti Bcc Pay, messo in piedi da Iccrea con Fsi. In prospettiva, dopo Banco Bpm che «è stato il primo grande successo, abbiamo altre chance di accorpare nella società altre realtà bancarie», dice ancora Maino rilevando come si tratti «dell’unica società di monetica in alternativa a Nexi e che sta cercando di lavorare in termini italiani in tutti i sensi, sia come operatività sia come partner».

© RIPRODUZIONE RISERVATA