Assunzioni trainate dal commercio: ma i contratti sono precari

IL REPORT . Nel 2024 gli ingressi nel terziario sono oltre il doppio di quelli registrati nell’industria. Somministrazione unica in crescita, non in fabbrica.

01:49

Commercio-industria: 1-0. La partita è quella delle assunzioni nella nostra provincia nel 2024 e non è una novità che il settore del commercio e servizi offra più posti di lavoro rispetto al manifatturiero. Lo è però il fatto che l’anno scorso le assunzioni avvenute nel terziario sono state più del doppio rispetto a quelle nell’industria: 75.881 (e saldo positivo per quasi 6mila unità), contro 37.360 (e saldo negativo per 72 unità). Epperò c’è un ma dietro l’angolo. Ovvero che commercio e servizi sono i comparti in cui la percentuale di contratti a tempo indeterminato è più bassa, fermandosi all’11,6%, almeno nell’ambito delle professioni qualificate. Dove, peraltro, due terzi delle assunzioni avvengono con contratto part-time (il tempo pieno sfiora il 34%, la percentuale più bassa). Spostando invece l’attenzione sull’edilizia, l’incremento continuo dei dipendenti (più 3,6%) si deve agli incentivi fiscali per le ristrutturazioni, poi ridotti, e ai fondi del Pnrr per infrastrutture e opere pubbliche.

A «spacchettare» i dati sull’occupazione è l’annuale report dell’Osservatorio del mercato del lavoro della Provincia, da cui risulta che l’anno scorso il saldo tra assunzioni (127.948) e cessazioni (121.003) è positivo per quasi 7mila posizioni. Vero è che rispetto al 2023 gli ingressi sono in leggero calo (meno 0,7%; va peggio in Lombardia, dove la flessione è del 4%), al pari delle uscite (meno 1%). Va ricordato che Bergamo, secondo l’Istat, presenta il tasso di disoccupazione più basso di tutta Italia, attestandosi all’1,5%. E «conferma il livello di saturazione del mercato del lavoro bergamasco e la conseguente difficoltà delle imprese nel reperire lavoratori», spiega il report.

Interinali in calo nell’industria

Oltre ai numeri, va però analizzata anche la qualità dei contratti di lavoro ed ecco cosa ci dice a riguardo il rapporto di via Tasso. È il tempo indeterminato - per il terzo anno consecutivo - a trainare il saldo occupazionale positivo, merito, soprattutto, delle stabilizzazioni di contratti a termine o di apprendistato, che crescono di quasi 8 mila unità. Complessivamente, gli ingressi nel mondo del lavoro attraverso il cosiddetto posto fisso ammontano a 27.475, in calo del 5,8%, superati sia dal tempo determinato (59.937, meno 1,3%), sia dalla somministrazione, con 33.503 unità, l’unica tipologia in crescita (più 6,3%). Di contro, nella nostra regione, le assunzioni con contratto «interinale» sono diminuite del 6,6%. È singolare che in Bergamasca si registri un aumento della somministrazione part-time (sfiora il più 30%) a fronte di un calo di quella full time (meno 4,8%). Il grosso dei somministrati si concentra nella logistica (trasporti e magazzinaggio, con un saldo positivo per 1.256 posizioni) e, su valori più contenuti (più 211), nel commercio, mentre la variazione a saldo è negativa nell’industria (meno 846), il settore che tradizionalmente assorbe più «interinali».

L’appeal degli over 50

In quanto a genere, si sono registrate 49.430 assunzioni di donne, in lievissima crescita (più 0,5%) e 78.518 assunzioni di uomini, in calo dell’1,5%. Tra le lavoratrici, la fascia di età che riscontra l’aumento maggiore (più 6%, pari a 8.528 ingressi) è quella degli «anta», compresa tra i 50 e i 64 anni. Peraltro l’unica che registri una crescita degna di nota anche tra i colleghi maschi (più 1,6%, pari a 13.115).

Più in generale, le assunzioni sono in leggero aumento tra i giovani con meno di 35 anni (più 0,8%). Nel saldo occupazionale il contributo più consistente in valore assoluto proviene dalla componente di lavoratori stranieri (più 3.261), quello minore dai maschi italiani (più 875). Le addette straniere crescono a saldo di 1.151 unità, le italiane di 1.658.

Il fenomeno delle «grandi dimissioni» si smorza di qualche punto percentuale, ma rimane comunque più elevato rispetto ai livelli pre-pandemìa: 40.496, in calo del 5,8%. I licenziamenti (13.984 nel 2024) restano stabili.I numeri sulle ore di cassa integrazione (più di 15 milioni rispetto ai 10 del 2023) vanno letti sapendo che l’effettivo utilizzo del monte ore autorizzato dall’Inps - il cosiddetto tiraggio - è stimato, a livello nazionale, intorno al 25% in confronto al 30% del 2023.

Tirando le somme, «il peso del trend demografico tocca tutti gli aspetti del mercato del lavoro - afferma Orazio Amboni della Cgil di Bergamo -: solo per il rinnovo del turnover la previsione è di un fabbisogno di circa 455mila lavoratori nel prossimo quadriennio e di circa 100 mila nuovi ingressi nel mondo del lavoro. Dati che richiedono profonde riforme delle politiche migratorie e formative».

Luca Nieri della segreteria Cisl orobica mette l’accento sul fatto che quello bergamasco è «un mercato del lavoro ancora molto dinamico, in cui crescono commercio, ristorazione e turismo, mentre soffrono le attività manifatturiere come metalmeccanica e gomma». Uno spaccato che emerge anche dalla tipologia dei contratti: «L’occupazione cresce con i contratti di somministrazione, a tempo determinato o attraverso il lavoro intermittente, tipico della ristorazione e della logistica», precisa Nieri. Un altro aspetto positivo è che «cresce l’occupazione femminile, ma con contratti part-time».

Dal canto suo, Pasquale Papaianni, coordinatore della Uil bergamasca, rileva che «i timori per il futuro risiedono nello stop della manifattura, dettato dalla recessione della Germania, di cui risente anche la metalmeccanica». E aggiunge che «il turismo non è più un fenomeno, inizia a essere una realtà strutturale, capace di trainare anche il commercio e i servizi».

© RIPRODUZIONE RISERVATA