Acp, stabilimento in vendita c’è anche l’accesso alla ferrovia
Dopo il fallimento . I 34 lavoratori ancora in forza all’azienda di Cividate hanno ricevuto le lettere di licenziamento: ora potranno accedere alla Naspi.
Stabilimento in vendita a un prezzo tra i 20 e i 30 milioni e lettere di licenziamento arrivate (finalmente) ai dipendenti: questo consentirà loro di accedere alla Naspi. Sono le novità sul fronte della Acp Industries, l’acciaieria di Cividate di cui, lo scorso 3 novembre, il Tribunale di Roma ha dichiarato il fallimento. I sindacati, dopo circa tre mesi di tentativi andati a vuoto, sono riusciti ad interagire con il curatore fallimentare, il commercialista di Roma Marco Costantini, che ha comunicato loro l’avvio della procedura di vendita dell’acciaieria che nel 2019 era entrata a far parte del gruppo siciliano Hadid, trader internazionale nella commercializzazione di metalli.
Amazon sarebbe interessata «La buona notizia arrivata da Roma, se confermata, è che ci sarebbero realtà interessate all’acquisto – sostiene Luca Vitali della Fiom-Cgil –: lo speriamo vivamente anche se un po’ di scetticismo rimane sempre visto quanto accaduto in passato (prima del fallimento l’Acp è sembrata più volte sul punto di essere venduta, ndr)».
L’alto valore dell’area sarebbe legato al fatto che l’acciaieria gode di un diritto di accesso, ancora in vigore, alla linea ferroviaria Milano-Venezia che passa proprio nelle vicinanze. All’acquisto, esclusivamente di questo diritto, secondo indiscrezioni, sarebbe interessato il colosso dell’e-commerce Amazon, il cui centro distribuzione si trova proprio a fianco dell’Acp.
«Se il commissario riuscisse a incassare una cifra come quella prospettata - prosegue Vitali - il curatore potrebbe far fronte alle richieste di tutti i debitori dell’azienda». E tra questi debitori ci sono anche gli ex operai. Sono 34 quelli che hanno ricevuto nei giorni scorsi il preavviso di licenziamento al termine del quale potranno accedere alla Naspi.
In attività ne risultano ancora cinque: sono amministrativi e un manutentore che si sta occupando della manutenzione di base degli impianti. Molti di loro sono ormai in una difficile situazione. Dopo la dichiarazione di fallimento del 3 novembre sono rimasti tre mesi in aspettativa non retribuita. A questo periodo deve poi essere aggiunto l’anno e mezzo precedente in cui hanno ricevuto solo circa 8 mila euro di stipendio esclusi contributi e assegni famigliari, corrisposti dall’azienda come anticipi in previsione della cassa integrazione ordinaria che, però, non è mai arrivata.
L’acciaieria la scorsa estate si era vista anche respingere dal Tribunale di Roma la richiesta di concordato preventivo. Per ricevere quanto spetta loro gli ex operai dell’Acp dovranno insinuarsi nel suo fallimento. Il termine per farlo era il 13 febbraio 2023. Non l’hanno però rispettato: «Non siamo riusciti a farlo – spiega Mirco Locati della Fim-Cisl– perché non ci sono state fornite in tempo tutte le buste paga passate dei lavoratori. Abbiamo fatto presente la situazione al giudice che sarà chiamato a fissare un’altra udienza oltre a quella che era già stata fissata per il 15 marzo». Alcuni operai, poi, hanno un preavviso di licenziamento piuttosto lungo, fino a quattro mesi (viene calcolato in base a livello ed anzianità, ndr). Dovranno quindi aspettare la fine di questo periodo per accedere alla Naspi: «Fortunatamente – sostiene ancora Locati – in loro soccorso dovrebbe arrivare a breve il pagamento del trattamento di fine rapporto».
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