
Economia / Bergamo Città
Venerdì 14 Marzo 2025
A Bergamo tasso di disoccupazione all’1,5%: «È il più basso di tutte le province italiane»
I DATI ISTAT. In un anno il dato si è dimezzato. Ha inciso il lavoro femminile: in aumento le donne in attività. Mazzoleni: in Italia quasi 10 milioni di occupati sono over 50. Piantoni: c’è sempre più «fame» di personale.
Non per smorzare gli entusiasmi, ma il fatto - sicuramente positivo - che a Bergamo ci sia il tasso di disoccupazione più basso d’Italia - 1,5% nel 2024, dimezzato rispetto al 2023 - non può non tenere conto di un fatto. E cioè che nel campione oggetto di sondaggio da parte dell’Istat sono comprese le persone tra i 15 e gli 89 anni che nel periodo di riferimento abbiano svolto almeno un’ora di lavoro retribuito. Di che lavoro si tratti - stabile o precario, part-time o full time - e quale sia il contratto applicato (c’è una bella differenza tra un ccnl multiservizi e uno metalmeccanico) non è dato saperlo.
Il più basso a livello nazionale
Fatto sta che il tasso di disoccupazione - il rapporto cioè tra i disoccupati, o chi è in cerca di un posto, e le forze di lavoro - orobico si colloca al di sotto non solo di quello lombardo, al 3,7%, ma ancor più di quello nazionale, che con il 6,6% risulta il più basso dal 2007, anno in cui tocca il 6,1%. È il presidente della Camera di commercio di Bergamo, Carlo Mazzoleni, a ricordare che «il tasso di disoccupazione orobico storicamente è uno dei più bassi d’Italia».
Se Bergamo può vantare un primato simile deve dire grazie alla componente femminile, che
registra un tasso di disoccupazione in calo di quasi 2 punti percentuali: era al 3,8% nel 2023, è sceso all’1,9% nel 2024. Il contributo delle donne emerge anche dal tasso di attività femminile, il rapporto tra le forze di lavoro e la corrispondente popolazione di riferimento: nel 2023 era al 59,7%, dato che collocava il nostro territorio al penultimo posto tra le province lombarde, mentre l’anno scorso, portandosi al 61,4%, ha fatto recuperare a Bergamo qualche posizione, collocandosi quartultima (Milano guida la classifica regionale con il 70%). «Nonostante ciò, il gap con la componente maschile e con i livelli europei è ancora ampio e c’è un significativo margine da poter recuperare», sottolinea il direttore generale di Confindustria Bergamo, Paolo Piantoni.
Il tasso di occupazione (il rapporto tra occupati e popolazione attiva) riserva invece una piccola sorpresa negativa: mentre quello femminile passa dal 43,4% del 2023 al 45% del 2024, quello maschile mostra una (seppur contenuta) battuta d’arresto, dal 61,4% al 60,3%
Il tasso di occupazione (il rapporto tra occupati e popolazione attiva) riserva invece una piccola sorpresa negativa: mentre quello femminile passa dal 43,4% del 2023 al 45% del 2024, quello maschile mostra una (seppur contenuta) battuta d’arresto, dal 61,4% al 60,3%. Considerando uomini e donne insieme, il tasso di occupazione aumenta, attestandosi al 68,4%, dato che resta inferiore, come negli ultimi cinque anni, a quello lombardo.
Il calo sui giovani
I tassi di disoccupazione per fasce d’età risultano tutti in diminuzione, ma è quello dei giovani tra i 15 e i 24 anni che evidenzia il calo più vistoso (meno 9,2%). «Un miglioramento emerge anche a livello nazionale e regionale - puntualizza Piantoni - ma con ordini di grandezza ampiamente inferiori. Si accompagna tuttavia, per la componente maschile, a una forte riduzione del tasso di attività e di occupazione, evidenziando come parte dei giovani non stia più ricercando attivamente un lavoro, ma non perché sia occupato».
Dal canto suo, il presidente dell’ente camerale, Mazzoleni, rileva come, accanto ai buoni risultati, «siamo di fronte a criticità che non possiamo ignorare». Una delle quali ha a che fare con «l’invecchiamento della forza lavoro italiana», «un fenomeno complesso, alimentato da dinamiche demografiche e politiche pensionistiche». Tanto che i dati Istat di
gennaio 2025 «parlano di quasi 10 milioni di occupati oltre i 50 anni, 5 milioni in più rispetto al 2005», sottolinea Mazzoleni. Parallelamente, «la forza lavoro al di sotto dei 35 anni si è contratta di oltre 2 milioni nello stesso periodo». Un altro tema su cui insistono gli industriali è che «c’è il disallineamento tra le competenze disponibili e quelle richieste dai datori di lavoro». Sulla questione, gli fa eco Piantoni: «I bassissimi tassi di disoccupazione sono sicuramente un elemento positivo che ci rende orgogliosi, ma al tempo stesso evidenziano il problema crescente di un sistema che ha sempre più “fame” di personale e fatica sempre più a trovarlo».
Tornando ai numeri, nella media del 2024, nella nostra provincia le forze di lavoro (persone occupate e disoccupate) sono stazionarie sopra il mezzo milione (505 mila). L’aumento della popolazione in età lavorativa (957 mila, 6 mila in più dal 2023) ha nutrito i ranghi degli inattivi. Le forze di lavoro sono diminuite di 1 migliaio di unità e al loro interno si nota un aumento degli occupati (6 mila) e un drastico calo di chi è in cerca di lavoro, a quota 8 mila.
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