Zecche dei boschi in forte aumento, rischio di malattie

L’allarme. L’emergenza delle zecche è arrivata nei boschi della Lombardia dopo l’esplosione in Veneto e in Trentino. Anche nella Bergamasco le condizioni climatiche di quest’anno, con inverno mite e secco e primavera con temperature elevate, ne hanno favorito la diffusione, con numeri elevati di proliferazione. Precauzioni e comportamenti tali da evitare di entrare in contatto con il parassita sono necessari da parte degli escursionisti in boschi e aree incolte di montagna e di collina.

L’emergenza delle zecche è arrivata nei boschi della Lombardia dopo l’esplosione in Veneto e in Trentino. Anche nella Bergamasco le condizioni climatiche di quest’anno, con inverno mite e secco e primavera con temperature elevate, ne hanno favorito la diffusione, con numeri elevati di proliferazione. Precauzioni e comportamenti tali da evitare di entrare in contatto con il parassita sono necessari da parte degli escursionisti in boschi e aree incolte di montagna e di collina.

L’abbigliamento poco adatto (calzoncini corti e maglietta) agevola gli sgraditi ospiti ad attaccarsi alla cute, dove pungono per succhiare il sangue e, nel contempo, iniettano una sostanza anestetica, così che spesso non ci si accorge di nulla finché non si notano i primi segni di rossore.

La diffusione favorita da inverno secco e primavera calda. Si trovano in zone umide ricche di cespugli sotto i 1400 metri

Le zecche dei boschi, attive nei mesi estivi e nei periodi caldi e umidi, sono insetti furbi, che restano appostati sulla vegetazione (erba alta, piante e arbusti) in attesa del malcapitato escursionista con i pantaloncini corti. La zecca sfrutta il passaggio di chi sfiora la vegetazione, attaccandosi alla cute con l’apparato boccale.

Negli ultimi anni, a causa del riscaldamento globale di origine antropica, dell’aumento degli animali selvatici che fanno da primi ospiti e di altri motivi ecologici, le zecche sono proliferate, comparendo anche in zone dove la loro presenza era minima se non nulla. Per i molti bergamaschi che amano le escursioni in montagna e in questo periodo scelgono di trascorrere le vacanze in Trentino è utile sapere che l’Azienda per i servizi sanitari - Unità operativa di igiene pubblica e prevenzione ambientale della Provincia autonoma di Trento ha messo a disposizione un opuscolo per informare su questo pericoloso insetto.

Parassiti, succhiano il sangue iniettando sostanza anestetica. Possono trasmettere patologie gravi come quella di Lyme

Le zecche dei boschi (in zoologia Ixodes ricinus) sono insetti (Artropodi), appartenente alla classe degli Aracnidi (la stessa di ragni, acari e scorpioni: si riconoscono tutti per le otto zampette), alla famiglia degli Ixodidae e al genere Ixodes. Sono parassiti: si nutrono del sangue degli animali e dell’uomo. Le loro dimensioni vanno dalla capocchia di uno spillo a quelle di un piccolo fagiolo. Il colore in genere è scuro, marrone o nero.

Nelle escursioni preferire maniche e pantaloni lunghi ed evitare il contatto diretto con piante ed erba alta

Si trovano in zone umide ricche di cespugli, ai margini dei boschi, solitamente a quote inferiori ai 1400 metri. Le zecche non volano, aspettano il passaggio di una vittima, che riconoscono grazie all’emissione di anidride carbonica e al calore del corpo, e si lasciano cadere su di essa, sulle persone come su pecore, bovini, cani, topi e piccoli animali. Una volta sull’ospite, perforano la pelle con il rostro e succhiano il sangue. Dopo il pasto, che può durare anche giorni, la zecca si stacca spontaneamente. Nella maggior parte dei casi la zecca provoca una lesione locale nella sede della puntura, a volte seguita da sintomi generali. Alcuni tipi di zecca possono trasmettere gravi malattie, tra cui quella di Lyme, che può colpire sistema nervoso e organi interni e, se non curata, diventa cronica. Se si avvertono sintomi, bisogna rivolgersi al proprio medico o al Pronto Soccorso.

Rivolgersi al medico per macchie rosse che si allargano sul punto della puntura, febbre, dolori

Per evitare punture, si consiglia di camminare sui sentieri; evitare il contatto diretto con piante ed erba alta; indossare abiti con maniche e pantaloni lunghi di colore chiaro, scarpe chiuse, cappello; applicare prodotti repellenti per insetti sulla pelle scoperta; spruzzare sugli abiti composti repellenti (ci sono anche ad ultrasuoni). Controllare che non siano rimaste zecche sulla pelle ispezionando tutto il corpo.

Come togliere le zecche

È bene togliere la zecca il più presto possibile, non applicare sostanze irritanti sul parassita, non toccarlo con le mani, afferrarlo con una pinzetta vicino alla pelle senza schiacciarlo, tirare delicatamente senza strappi fino al distacco, disinfettare la piccola ferita (con disinfettanti senza coloranti) o lavare con acqua e sapone, rendere inoffensiva la zecca estratta. Dopo aver tolto la zecca, non assumere antibiotici né sottoporsi ad esami del sangue ma, per il mese successivo, osservare ogni giorno il punto sulla pelle dov’è stata trovata. Se compaiono macchie rosse che si allargano e/o febbre, dolori articolari o altri disturbi, rivolgersi al proprio medico.

In crescita le infezioni trasmesse

Le zecche infette possono essere vettori di malattie batteriche, alcune delle quali, come la malattia di Lyme trasmessa dal batterio chiamato Borrelia burgdorferi. La malattia di Lyme (dal nome dell’omonima cittadina americana dove venne descritto il primo caso nel 1975) ha un’incubazione fino a 30 giorni e si manifesta all’inizio con chiazze rossastre sulla pelle, a volte con febbre, malessere, mal di testa, dolori alle articolazioni e ai muscoli. Dopo un certo tempo (settimane o mesi) può causare disturbi più gravi. La malattia è guaribile con terapia antibiotica. La cura è più semplice ed efficace nei primi stadi della malattia che nelle fasi tardive: per questo motivo è importante riconoscerla subito. Per ora non è disponibile un vaccino. In Trentino, dal 2000 al 2020, i casi noti di questa malattia sono stati 372 (una media di 17 casi all’anno); negli ultimi cinque anni la media annuale è salita a 41 casi, mentre nel 2020 sono stati registrati 45 casi.

L’encefalite virale

L’encefalite virale trasmessa da zecche o Tbe è una malattia che, all’inizio, è simile all’influenza; può guarire senza problemi ma, talvolta, può evolvere in una forma più grave (meningite o encefalite). In qualche caso, può lasciare dei danni permanenti al sistema nervoso. È mortale nel 2% circa dei casi. È disponibile un vaccino efficace in tre iniezioni intramuscolari da richiedere ai servizi vaccinali dell’Asl. Dal 2000 al 2020 i casi riscontrati sono stati 204 (una media annuale pari a 9,7), mentre negli ultimi cinque anni la media annuale dei casi è raddoppiata: 23,2 casi e nel 2020 sono stati registrati 32 casi.

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