«Limiti della natura ignorati. Ora l’era delle conseguenze»

LA CRISI CLIMATICA . «Se sai, è veramente da imbecilli andare verso il baratro». Non usa mezzi termini Luca Mercalli, scienziato del clima e divulgatore, nell’Aula Magna dell’Università in Sant’Agostino all’incontro per «Molte fedi». Daniele Rocchetti, direttore della rassegna, lo introduce avvertendo di averlo invitato per alzare la voce contro la «hybris», la tracotanza, il delirio di onnipotenza dell’uomo che si sente autorizzato a saccheggiare la terra.

«Se sai, è veramente da imbecilli andare verso il baratro». Non usa mezzi termini Luca Mercalli, scienziato del clima e divulgatore, nell’Aula Magna dell’Università in Sant’Agostino all’incontro per «Molte fedi». Daniele Rocchetti, direttore della rassegna, lo introduce avvertendo di averlo invitato per alzare la voce contro la «hybris», la tracotanza, il delirio di onnipotenza dell’uomo che si sente autorizzato a saccheggiare la terra.

«I limiti alla crescita», la diagnosi precoce

Mercalli ricorda come non si sia voluta ascoltare la «diagnosi precoce», compiuta dal Club di Roma dell’imprenditore torinese Aurelio Peccei già con il rapporto «I limiti alla crescita», commissionato al Mit di Boston e uscito nel 1972, più di cinquant’anni fa: «È impossibile crescere per sempre in un pianeta di dimensioni limitate». Si continua, invece, a inseguire il mantra della crescita.

La cementificazione nel Nord Italia

Ora è iniziata l’era delle conseguenze: il cambiamento climatico, la crisi della biodiversità, l’inquinamento, la deforestazione, la cementificazione, quest’ultima particolarmente evidente nel Nord Italia. Il territorio è saturo: la riduzione del suolo libero comporta meno cibo, meno acqua pura nelle falde, meno protezione dalle alluvioni, meno assorbimento di anidride carbonica, meno fresco, meno spazio per le specie viventi.

«Prepariamo la nostra rovina, a rischio la vita umana»

«Un nuovo polo logistico – evidenzia Mercalli – compromette la qualità della vita di chi verrà dopo di noi». Se distruggiamo la biodiversità, prepariamo la nostra rovina. A rischio c’è la permanenza stessa della vita umana. «L’ha dichiarato persino il presidente Usa, Joe Biden: il cambiamento climatico è una minaccia esistenziale». La guerra atomica si può evitare. Il cambiamento climatico, una volta attivato, no: va avanti per millenni seguendo le leggi della termodinamica.

La visione religiosa e quella scientifica convergono

La visione religiosa e quella scientifica convergono. Le regole della natura sono le stesse evocate da San Francesco d’Assisi nel Cantico delle creature: «Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa». Prendiamo tutto dalla natura, che ci governa. Ora, però, dopo aver trascurato, a suo tempo, il messaggio sui limiti fisici del pianeta, abbiamo solo la possibilità della prevenzione per non arrivare a punti di non ritorno, in qualche caso già superati.

«Coltivare l’orto è una scuola di vita»

«Per salvare clima e cavoli» era il titolo dell’incontro, perché, come Mercalli ha già spiegato nell’intervista concessa per questo giornale a chi scrive, l’orto è una scuola di vita e può insegnare il concetto di limite: il tema è al centro del suo libro «Il mio orto tra cielo e terra». L’orto rivela i limiti della natura: le piante non crescono subito con un clic come su internet. Coltivando l’orto, si riduce la propria impronta ecologica e climatica: meno trasporti ed emissioni di anidride carbonica, meno imballaggi e rifiuti di plastica, meno fitofarmaci e più salute.

António Guterres: «Il collasso climatico è iniziato»

Meno sprechi, perché non si butta via niente: è uno scandalo quanto si scarta in aziende agricole e supermercati, mentre 800 milioni di persone nel mondo non hanno ancora cibo sufficiente. L’orto è un pretesto per parlare di clima. Il segretario dell’Onu, António Guterres, continua a lanciare allarmi: «Il collasso climatico è iniziato». Di Papa Francesco si aspetta, il 4 ottobre, l’esortazione annunciata come «una seconda «Laudato si’», l’enciclica sulla cura della casa comune.

L’estate è stata la più calda di sempre

Intanto l’estate è stata piena di record, la più calda di sempre, ha riferito Copernicus, il servizio meteo della Ue. In Italia abbiamo assistito a ondate di calore con massimi storici mai visti, dalla Sardegna alle Alpi, dove lo zero termico è arrivato all’altitudine inaudita di 5300 metri, con evidenti conseguenze per i ghiacciai; tempeste furiose hanno colpito Milano e il Friuli, con chicchi di grandine da un chilo.

«Tutta colpa delle emissioni di anidride carbonica»

Prima, fino ad aprile scorso, c’era stato il lunghissimo periodo di siccità, seguito dall’alluvione in Romagna con quasi dieci miliardi di danni. «È tutta colpa nostra», sottolinea Mercalli: «Delle emissioni di anidride carbonica dalla rivoluzione industriale in poi. Chi lo nega vuole evitare di prendersi responsabilità e proteggere interessi. Bisogna ascoltare chi è competente, come Syukuro Manabe e Klaus Hasselmann, Nobel per il clima nel 2021 con l’italiano Giorgio Parisi».

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