I percorsi in bicicletta tra città e provincia a confronto: verso Urgnano il migliore

Mobilità sostenibile. Una visione d’insieme per favorire la mobilità sostenibile non si percepisce ancora. Un’analisi accurata boccia le direttrici ciclabili dell’hinterland bergamasco, discontinue, eterogenee, incomplete. Questo scenario solleva dubbi sulla volontà di promuovere davvero la bicicletta come reale alternativa all’automobile.

Una visione d’insieme per favorire la mobilità sostenibile non si percepisce ancora. Un’analisi accurata boccia le direttrici ciclabili dell’hinterland bergamasco, discontinue, eterogenee, incomplete. Questo scenario solleva dubbi sulla volontà di promuovere davvero la bicicletta come reale alternativa all’automobile.

Se ne parla su eco.bergamo, la rivista di ambiente, ecologia, green economy in edicola domenica 4 agosto gratis con L’Eco di Bergamo. Anche se negli ultimi anni sono stati realizzati nuovi percorsi ciclabili, i benefici non sono sempre evidenti. Luca Bonacina ha percorso, per eco.bergamo, le direttrici principali che collegano la cintura urbana alla città di Bergamo, valutandone la ciclabilità con parametri oggettivi, per capire se le linee esistenti siano funzionali e competitive rispetto alle strade. I sette itinerari analizzati si estendono per una lunghezza di circa 7-12 chilometri lungo gli assi che collegano la stazione del capoluogo con Nembro in Valle Seriana; San Paolo d’Argon in Val Cavallina; Urgnano sull’asse sud-est verso Crema; Verdello sull’asse sud verso Treviglio; Dalmine sull’asse sud-ovest verso l’Adda; Ponte San Pietro sulla Briantea; Villa d’Almè verso la Val Brembana.

Itinerari lunghi e frammentati

I percorsi ciclabili sono più lunghi rispetto a quelli per le auto, in particolare per Nembro, San Paolo d’Argon e Ponte San Pietro e presentano maggior discontinuità, con attraversamenti, semafori e paletti. Itinerari lunghi e frammentati richiedono più tempo per essere percorsi, dai 5 ai 20 minuti in più: il ritardo cumulato rispetto alle auto, addirittura, sale sulle direttrici con più tratti ciclabili, dimostrando come le piste esistenti rallentino gli spostamenti invece di velocizzarli. Una media del 42% dei percorsi si sviluppa sulla carreggiata, rendendo i ciclisti vulnerabili ai mezzi a motore, soprattutto nelle strade con traffico pesante e scarsa illuminazione.

Le piste delle sette direttrici principali valutate con tre criteri: tempo, sicurezza, composizione

Tutti gli itinerari sono caratterizzati da un’eterogeneità elevata, perché sono costituiti da strade e da ciclopedonali per lo più a una sola corsia di marcia per un uguale 42%, da bike lanes (corsie ciclabili sulla carreggiata stradale, ndr) per il 10%, da ciclabili esclusive solo per il 6%. I tratti con curve a gomito, strettoie, fondo irregolare, scarsa illuminazione e traffico pesante sono diffusi. La combinazione dei tre parametri di ciclabilità analizzati, tempo, sicurezza, composizione, rivela valori diversi da quelli ideali per una pista ciclabile.

Un percorso discreto, tre sufficienti, tre scadenti

L’indice, ottenuto comparando i valori di ciascun fattore con le condizioni ottimali, poi normalizzati e mediati, indica una ciclabilità scadente o sufficiente: solo il percorso di Urgnano è discreto. Il ritardo cumulato rispetto al percorso delle auto pesa negativamente per Nembro e Ponte San Pietro, la scarsa sicurezza per Villa d’Almè e Verdello, la mancanza di infrastrutture dedicate alle due ruote come ciclabili e bike lanes ancora per Verdello. Insomma, interventi strutturali coordinati sono necessari e urgenti perché la mobilità nella Grande Bergamo diventi davvero sicura, pulita, inclusiva.

L’analisi su eco.bergamo, la rivista di ambiente, ecologia, green economy in edicola domenica 4 agosto gratis con L’Eco

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