Clima, eventi estremi più intensi e frequenti: un aiuto dai satelliti

L’INTERVISTA. «La situazione è molto critica. Non dobbiamo lasciarci influenzare dalle recenti nevicate sulle Orobie e credere che il riscaldamento globale non esista. Purtroppo, i dati provenienti dai nostri satelliti ci rivelano esattamente il contrario».

«La situazione è molto critica. Non dobbiamo lasciarci influenzare dalle recenti nevicate sulle Orobie e credere che il riscaldamento globale non esista. Purtroppo, i dati provenienti dai nostri satelliti ci rivelano esattamente il contrario».

«I nostri satelliti rilevano le temperature»

Ilaria Zilioli, bergamasca, legal officer dell’Agenzia spaziale europea, l’Esa, nella sede di Parigi, ci parla dei satelliti Sentinels del progetto Copernicus, il programma di osservazione della Terra, in un’ampia intervista pubblicata su eco.bergamo, il supplemento di 52 pagine su ambiente, ecologia, green economy in edicola domenica 16 giugno gratis con L’Eco (resta poi disponibile in edizione digitale su questo sito). «I nostri satelliti rilevano le temperature su scala globale, incluse quelle dei mari e degli oceani».

Già oltre il grado e mezzo da dodici mesi

Copernicus registra che la temperatura media globale dei dodici mesi da giugno 2023 a maggio 2024 è risultata la più alta, di 0,75°C sopra la media del trentennio 1991-2020 e di 1,63°C sopra quella dell’epoca preindustriale. Questa temperatura è già oltre il grado e mezzo, l’obiettivo migliore dell’Accordo di Parigi sul clima, da raggiungere riducendo le emissioni di gas serra prodotte dalle attività umane, in particolare dai combustibili fossili.

Dallo spazio i dati per diramare le allerte

Oggi i satelliti possono prevedere il meteo e gli eventi estremi, resi più intensi e frequenti dal surriscaldamento globale. «Il ruolo di diramare allerte – spiega Ilaria Zilioli – per eventi estremi prevedibili grazie all’analisi dei dati satellitari spetta poi agli organi e alle autorità competenti, ai quali noi forniamo i dati. I Sentinels rivelano, in particolare, che il Mar Mediterraneo e il Mare del Nord sono molto più caldi che in passato, con temperature fino a 6 gradi superiori alla media e gravi conseguenze sull’ecosistema marino e sul clima. Le temperature dell’acqua più alte possono causare tempeste tropicali e uragani, rendendo più probabili inondazioni, o interrompere il ciclo delle piogge con conseguenti siccità e incendi sulla terraferma. Poiché la temperatura globale degli oceani continua ad aumentare, le ondate di caldo marino sono diventate più diffuse: si prevede che in futuro aumenteranno in intensità, durata e frequenza».

Monitorate le isole di calore a Bergamo

L’Esa, per testimoniare la solidarietà a Bergamo duramente colpita dal Covid-19, ha messo a disposizione della città una delle applicazioni più innovative tra quelle offerte dalle tecnologie dell’Agenzia, il progetto Mafis Urban Forest. Lo scopo è il monitoraggio delle foreste e delle aree verdi nei contesti urbani combinando i dati catastali dei Comuni con quelli satellitari.

«Possiamo osservare – evidenzia Ilaria Zilioli – le mappe periodiche di temperatura e le isole di calore a Bergamo. Queste zone presentano una temperatura superficiale più elevata rispetto a quelle caratterizzate da un maggiore sviluppo di copertura vegetativa del suolo, a causa dell’alta densità di edifici e della concentrazione di pavimentazioni e altre superfici che assorbono e trattengono il calore». Una bussola per la pianificazione urbanistica della città.

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