Acque, solo lo 0,7 per cento della Bergamasca è senza depurazione

AMBIENTE. I restanti Comuni sono coperti da 92 fosse Imhoff, ovvero fosse biologiche per piccoli agglomerati. Sette depuratori di dimensioni superiori a 50.000 Ae, Abitanti Equivalenti, ovvero la quantità di sostanze organiche biodegradabili derivate da un’utenza civile o assimilabile a questa, coprono da soli il 65% della popolazione servita».

«Sono 215 i Comuni bergamaschi serviti dai 74 depuratori di Uniacque. I restanti Comuni sono coperti da 92 fosse Imhoff, ovvero fosse biologiche per piccoli agglomerati. Sette depuratori di dimensioni superiori a 50.000 Ae, Abitanti Equivalenti, ovvero la quantità di sostanze organiche biodegradabili derivate da un’utenza civile o assimilabile a questa, coprono da soli il 65% della popolazione servita».

Gli impianti di depurazione di Uniacque sono 74 per 215 Comuni, 92 fosse biologiche da piccoli agglomerati per gli altri

Matteo Salmaso, responsabile del Servizio Depurazione di Uniacque, spiega come funziona il sistema di depurazione bergamasco e come si colloca rispetto alle medie nazionali in un articolo pubblicato su eco.bergamo, la rivista di ambiente, ecologia, green economy in edicola domenica 10 dicembre gratis con L’Eco (resta poi disponibile nella sezione «Edizione digitale» di questo sito).

Arera premia l’azienda bergamasca con un milione e 700mila euro per la qualità del servizio

Un milione e 700mila euro è la cifra a cui ammonta il riconoscimento di qualità concesso a Uniacque da parte di Arera, l’Autorità di regolazione per Energia, Reti e Ambiente. Tre, in particolare, gli indicatori che sono valsi il premio: interruzioni del servizio, smaltimento fanghi in discarica, qualità dell’acqua depurata: la gran parte della somma riconosciuta – oltre 1,2 milioni – è dovuta proprio ai risultati raggiunti in quest’ultimo ambito.

Il sistema fognario nazionale non in regola: due procedure d’infrazione europee per gli agglomerati senza depurazione

Un risultato degno di nota, specialmente se si considera che, a livello nazionale, la situazione è molto complicata: l’Italia ha subito due procedure d’infrazione della Commissione Europea per gli agglomerati urbani privi del servizio di depurazione, essendo stato superato il termine ultimo di adeguamento degli scarichi fognari, fissato dalla Direttiva europea entro il 31 dicembre 2005: quasi vent’anni dopo, il sistema fognario nazionale risulta ancora non in regola. «Quando Uniacque è nata, nel 2007, queste procedure di infrazione erano già in corso», evidenzia Pierangelo Bertocchi, amministratore delegato di Uniacque: «Abbiamo ereditato una situazione difficile, che anche a livello locale significava una distribuzione molto frammentata dei servizi di depurazione. Ciononostante, grazie a sforzi importanti, oggi possiamo dire di essere completamente in pari con le richieste normative: sono stati realizzati i collettori, i terminali non depurati sono in buona parte sistemati, abbiamo introdotto e avviato impianti di depurazione importanti e adeguato altri non in regola. C’è ancora molto lavoro da fare, ma siamo fuori dalle procedure di infrazione».

Nell’era della crisi idrica acqua di qualità in uscita dai depuratori offre grandi opportunità, specialmente per l’agricoltura

«In un periodo storico in cui l’emergenza idrica diventa sempre più un problema pressante – osserva Pierangelo Bertocchi – avere acqua di qualità in uscita dai depuratori offre grandi opportunità, specialmente per l’agricoltura». «Un depuratore – spiega Matteo Salmaso – si compone di una linea acque, dove il refluo entra inquinato ed esce pulito, e una linea fanghi, dove la biomassa batterica in esubero viene resa compatibile con il recupero. Nella linea acque il refluo in entrata subisce prima di tutto trattamenti di tipo fisico: ancora oggi negli scarichi civili le persone buttano di tutto, dalla ramaglia alle bottiglie di plastica. I trattamenti fisici servono per filtrare queste impurità».

Il 75 per cento dei fanghi in uscita dagli impianti, 41mila tonnellate all’anno, usato come fertilizzante

«Successivamente si utilizzano batteri specializzati per rimuovere le sostanze inquinanti. Infine si procede con la rimozione dei solidi sospesi residui, del colore, dei tensioattivi e della carica microbica. L’acqua depurata è reimmessa nel reticolo idrico. Nella linea fanghi i microrganismi in esubero tra quelli usati per i trattamenti biologici sono rimossi dal sistema per frenarne la crescita. All’inizio della linea fanghi, meno dell’1% è sostanza secca; alla fine, grazie a un processo di disidratazione, si passa a una concentrazione ottimale del 25%. Quello che esce può essere usato come ammendante e fertilizzante in agricoltura, previ specifici controlli di qualità. Questa sorte è toccata, nel 2022, al 75% dei fanghi usciti dai nostri depuratori, circa 41mila tonnellate. Il restante 25% è stato inviato al termovalorizzatore per produrre energia e calore. I fanghi mandati in discarica da Uniacque sono pari a zero».

I terminali ancora non depurati in frazioni e unità abitative spesso situate in zone isolate, su versanti montani

«Nella gran parte dei casi la difficoltà nell’eliminare i Terminali Non Depurati (Tnd) riguarda la posizione delle frazioni e delle unità abitative da servire, spesso situate in zone isolate, su versanti montani. Basti pensare che oltre i due terzi dei Tnd rimanenti sono collocati nei comuni di San Giovanni Bianco, Costa Serina, Val Brembilla, Algua, Gorno e Oneta. Dal 2013 sono stati dismessi ben 11 depuratori e 16 fosse Imhoff: la tendenza è abbandonare i piccoli depuratori comunali obsoleti e le fosse Imhoff e collettare le frazioni a impianti centralizzati».

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