Virus, così gli ospedali affrontano l’estate. «Improbabile la carenza di posti letto»

La Regione ha individuato 5 hub per l’area intensiva. Le strutture bergamasche faranno capo agli Spedali civili di Brescia. Pavesi: «Pronto protocollo per un possibile ampliamento in caso di necessità.

Il futuro prossimo è una riorganizzazione simile a quella di un anno fa, con la speranza che alla tregua estiva non segua una nuova escalation autunnale. Gli ospedali lombardi – e dunque anche bergamaschi – imboccano la strada di un nuovo assetto delle aree Covid per razionalizzare i posti letto, nel solco della continua discesa della parabola della pressione ospedaliera. La strategia è delineata in una nota della direzione generale Welfare recapitata nei giorni scorsi a tutte le Asst e Ats lombarde, con due focus principali: l’area intensiva, cioè le rianimazioni, e l’area non intensiva, in sostanza i posti letto Covid «ordinari». Per le terapie intensive, la Regione ha individuato – sulla base della «posizione geografica, della dotazione ospedaliera e per le risorse acquisite nell’emergenza» – cinque hub di riferimento: il Niguarda, il Sacco e il Policlinico a Milano, il San Matteo di Pavia, gli Spedali Civili di Brescia; in particolare, i Civili saranno l’hub di riferimento delle terapie intensive Covid per gli ospedali bergamaschi. Sino al 30 settembre, si legge nei documenti della Regione, i cinque hub indicati «devono garantire la disponibilità del numero massimo teorico di 8 posti letto ciascuno» di terapia intensiva. Negli altri ospedali si smantellano le rianimazioni-Covid? Non proprio, dipende dall’organizzazione già in essere: «Le strutture di terapia intensiva organizzate in moduli di coorte Covid-19 con un numero di pazienti degenti minore o uguale a 3 – specifica la nota – possono provvedere, previa intesa con il Coordinamento regionale delle terapie intensive (Crti) e se disponibili posti letto, al trasferimento dei pazienti presso i centri hub individuati».

Le strutture di terapia intensiva organizzate con «box singoli dedicati ai pazienti Covid-19 nel contesto di un modulo di terapia intensiva Covid-free» invece «mantengono i pazienti Covid-19 ricoverati fino alla naturale dimissione senza procedere al trasferimento». Quando nei cinque hub si scenderà sotto 40 ricoverati totali, «la sospensione dell’attività di uno o più centri hub Covid-19 intensivi, sentito il Crti, sarà disposta dalla direzione generale Welfare, fermo restando che il Sacco dovrà svolgere un ruolo principale durante tutto il periodo, in quanto è centro di riferimento regionale e nazionale per le malattie infettive». Il Niguarda, invece, ha funzione principale (ma non esclusiva) di hub regionale per pazienti politraumatizzati positivi al test molecolare del Sars-Cov-2.

Le strutture periferiche

Tutti gli ospedali, compresi gli «spoke» (cioè le strutture periferiche che fanno riferimento ai cinque poli di lombardi per le rianimazioni), restano sempre pronti per rispondere all’arrivo di pazienti positivi: «Tutti gli altri ospedali dotati di pronto soccorso – rimarca Palazzo Lombardia – dovranno essere attrezzati con almeno un posto letto isolato per poter gestire temporaneamente il paziente con quadro clinico sospetto in attesa di definizione diagnostica o non immediatamente trasferibile per instabilità clinica».

L’area non intensiva

C’è poi il fronte dell’area non intensiva. In questo caso, gli ospedali «sede di struttura/unità complessa (in sostanza di reparti, ndr) di Malattie infettive saranno identificati, con provvedimenti regionali in fase di approvazione, “Centri infettivologici di riferimento”, quali hub della istituenda “Rete infettivologica di Regione Lombardia” all’interno della quale saranno definite anche le afferenze di tutti i centri spoke”». Si tenderà a concentrare lì i nuovi ricoveri; gli ospedali che non hanno reparti di Malattie infettive, viceversa, «potranno gradualmente convertire in Covid-free i reparti di area internistica attualmente dedicati ai pazienti Covid: tale conversione dovrà avvenire a seguito della naturale dimissione dei pazienti e non tramite trasferimento presso i centri hub».

La fiducia sul buon andamento dell’estate si coglie in un passaggio ulteriore della nota firmata dal dg del Welfare Giovanni Pavesi: l’eventuale «carenza di posti letto per pazienti Covid» negli ospedali spoke «al momento appare improbabile», ma è stato comunque predisposto un «protocollo operativo di gestione» per un possibile ampliamento in caso di necessità.

Infine, per quanto riguarda le «reti tempo dipendenti» – cioè la gestione di patologie come ictus e infarti, o i traumi, a partire dal pronto soccorso – la Regione ha indicato il ritorno all’assetto vigente prima dell’emergenza Covid: dall’inizio della pandemia, invece, queste attività erano state concentrate solo in specifici hub.

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