Valpredina, soccorsi 2.251 animali selvatici
Curato e liberato anche un grifone

Nonostante il Covid, nel 2020 registrati numeri tra i più alti degli ultimi 14 anni
Il 12,8 per cento ha riportato ferite da cani. A dicembre liberato un grifone sul monte Farno

Nonostante un anno difficile come quello appena trascorso, l’ospedale degli animali selvatici Cras Wwf Valpredina (Centro recupero animali selvatici) con sede a Cenate Sopra ha lavorato intensamente per curare, riabilitare al volo e liberare in natura gli animali selvatici. Sono stati 2.251 gli esemplari consegnati e curati nel 2020 dalla struttura sanitaria del Wwf, dei quali 71,35% uccelli, 28,12% mammiferi e 0,53% rettili (tartarughe di terra). «È un numero di animali trattati – dice il responsabile del Cras, Matteo Mauri - tra i più alti degli ultimi 14 anni. Solo nel 2019 il numero è stato superiore con 2.881 esemplari consegnati feriti o in difficoltà». Dal bilancio dell’attività del Centro si ricavano dati interessanti sulla situazione degli animali selvatici, non solo sul territorio provinciale ma dell’intera Lombardia. La maggior parte (2.172, il 96,49%) provengono dalle province di Bergamo, Brescia e Lecco; il 2% da Cremona e Milano; il resto da altre province lombarde con alcuni esemplari portati anche da Biella, Cuneo, Padova e Vicenza.

Gli animali vengono consegnati, per lo più, da privati (1.086, il 48%), il 6% da carabinieri-Forestale, Guardie volontarie, WWF e guardie parco, il resto dalle polizie provinciali di Bergamo, Brescia e Lecco . «Il lavoro più impegnativo del nostro centro – evidenzia Mauri – si è concentrato nel recupero delle specie di maggior interesse conservazionistico, in totale 1.614 esemplari (71,7%), dei quali il 42,7% particolarmente protetti e il 28,9% protetti dalle norme vigenti». Tra i più importanti mammiferi, sono stati curati 244 esemplari di 10 specie diverse di pipistrelli, oggetto di ricerca con l’Istituto Zooprofilattico di Brescia e l’ospedale S. Raffaele di Milano. Tra i mammiferi: ricci, tassi, caprioli, volpi e camosci. Tra gli uccelli, 157 rapaci notturni come civette, allocchi, assioli, barbagianni, gufi comuni e reali, mentre tra i rapaci diurni (108) vi sono gheppio, poiana, astore, sparviero e nibbio bruno. Numerosi recuperi di rondone, balestruccio, rondine, merli, tordi e altri ancora.

Tra i motivi della consegna degli animali al Cras, ferite per predazione provocate da cani (12,8%), gatti, cornacchie grigie in seguito a detenzione in cattività derivante da sequestri amministrativi e penali (8%) o da traumi di diversa natura (23,8%). Molti gli esemplari giovani rimasti senza la madre (41%), altri sono stati curati per denutrizione (3,02%) e per avvelenamento (2,71%).

Il giovane grifone

A dicembre, proveniente dalla provincia di Milano, è stato curato un esemplare maschio di giovane grifone recuperato dai vigili del fuoco. Questa specie di avvoltoio che transita sui cieli della Lombardia si trova spesso in difficoltà nella ricerca del cibo. Dopo il recupero, il grifone è stato liberato sul monte Farno in Valle Seriana dopo essere stato munito di un Gps per consentirne il monitoraggio.

«La patologia derivante da ferite da arma da fuoco (concentrate nel periodo dell’attività venatoria e in particolare nei confronti dei rapaci) rappresenta l’1,78% sul totale delle specie consegnate, ma sale al 41% se valutata solo sulle specie di rapaci– riferiscono gli operatori del Cras –. Nella stagione venatoria nella quale l’attività era diminuita a causa del Covid (2019-2020) la percentuale era scesa molto. Degli animali consegnati feriti o in difficoltà curati al Cras, il 49,8% sono ritornati liberi in natura, il 31,7% sono morti perché consegnati già in cattive condizioni o con patologie gravi e il 4,09% sono rimasti in degenza in attesa della reintroduzione in natura.

Struttura non aperta al pubblico

Il Cras Wwf Valpredina è una struttura dove si svolge attività di recupero degli animali selvatici prevista dal Piano di gestione della Riserva naturale regionale omonima, realizzata dal Wwf Italia con il contributo di donazioni e il lavoro di tanti volontari con l’obiettivo di curare tutti gli animali selvatici feriti o in difficoltà per rimetterli in libertà e contribuire a progetti e attività di ricerca su specie di interesse conservazionistico.

Questo servizio, che è di pubblica utilità, viene svolto anche grazie al contributo della Regione Lombardia in un bacino di utenza concentrato nelle provincie di Bergamo, Brescia e Lecco. Le strutture del Centro non sono accessibili al pubblico per ridurre il disturbo agli animali. Per i privati, prima di trasportare al Centro la fauna è necessario chiedere un appuntamento allo 035.956140.

© RIPRODUZIONE RISERVATA