Cronaca / Bergamo Città
Venerdì 03 Dicembre 2021
Vaccini, in coda per la terza dose: giovedì a Dalmine quattro ore di attesa
Giovedì 2 dicembre nel pomeriggio in tilt il Centro vaccinale al Cus: alcuni hanno rinunciato. Lombardia, zona bianca anche la prossima settimana, la ventiseiesima consecutiva, ma per quella successiva, dal 13 al 19 dicembre, le incognite iniziano ad addensarsi.
Il futuro imminente è definito e rassicurante: la Lombardia resterà in zona bianca anche la prossima settimana, la ventiseiesima consecutiva. Ma per quella successiva, dal 13 al 19 dicembre, le incognite iniziano ad addensarsi. Con una premessa: il super Green pass, fondamentalmente, consentirà ai vaccinati (e ai guariti) di condurre una vita normale anche in caso di slittamento in zona gialla. Oggi il consueto monitoraggio settimanale del governo traccerà il punto della situazione. La Lombardia ha inviato ieri i propri dati: l’incidenza viaggia a 149 nuovi casi settimanali ogni 100mila abitanti, l’occupazione delle terapie intensive è al 7,2% e quella dei reparti ordinari al 13,5%, cioè entro i parametri. Il presidente Attilio Fontana lo ha confermato: «La Lombardia sarà in zona bianca anche la prossima settimana». E «nonostante i numeri assoluti di ricoveri e contagiati aumentino», la «percentuale di crescita è inferiore rispetto alla settimana precedente». Cala anche l’Rt «ospedaliero», quello che traccia proiezioni sull’incremento dei posti letto occupati, che scende da 1,3 a 1,14: «Un calo che modifica in positivo la precedente previsione», rimarca Fontana.
Superati i mille ricoverati
Ieri però la Lombardia ha superato i mille ricoverati (non succedeva dal 6 giugno): sono ora 1.004, seppur siano cresciuti di sole 9 unità. Il dettaglio indica 111 pazienti in terapia intensiva (+3) e 893 nei reparti ordinari (+6). Il passaggio di fascia, al netto dell’incidenza pure in ascesa, scatta quando la saturazione di terapie intensive e reparti ordinari supera contemporaneamente le soglie d’allerta, fissate rispettivamente al 10% e al 15% dei posti disponibili. Secondo l’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali che si basa sui dati trasmessi periodicamente dalla Regioni al ministero della Salute, la Lombardia ha una disponibilità di 1.530 posti letto in terapia intensiva e 6.633 ordinari. E dunque: per restare in zona bianca, la Lombardia non deve sforare i 153 ricoverati in terapia intensiva e i 995 nei reparti ordinari. Oggi ne ha appunto 111 nelle rianimazioni: c’è un margine di 42 posti letto; ai ritmi di quest’ultimo periodo, servirebbero nove giorni per saturare anche il «cuscinetto». Nei reparti di area medica, invece, l’asticella è fissata a 995 pazienti: il margine è di 102 posti letto occupabili, che al ritmo precedente si esaurirebbero in quattro giorni. Proprio la differente velocità, se mantenuta, potrebbe permettere alla Lombardia una maggior permanenza nel colore attuale. Se le terapie intensive salissero al 10% di saturazione solo in nove giorni, la Lombardia si presenterebbe al monitoraggio di venerdì 10 dicembre con almeno un parametro ancora da zona bianca. E dunque rimarrebbe lì.
Contagi, rallenta la crescita
Negli ultimi sette giorni la Lombardia ha contato 14.825 nuovi contagi, 24% in più rispetto agli 11.935 della settimana precedente (19-25 novembre), che a sua volta aveva evidenziato una crescita del 35% rispetto ai 8.838 contagi del 12-18 novembre. Trend analogo in Bergamasca: gli ultimi sette giorni consegnano 773 nuovi casi, 17% in più rispetto ai 656 del 19-25 novembre, che a sua volta mostrava un 32% in più sui 497 casi del 12-18 novembre. Ieri sono stati diagnosticati 122 contagi in provincia di Bergamo e 2.620 in tutta la Lombardia (tasso di positività all’1,78% e incidenza a 149 nuovi casi settimanali ogni 100mila abitanti). Salgono a 52 (3 in più) i ricoverati negli ospedali bergamaschi: al «Papa Giovanni» si contano 6 pazienti in terapia intensiva e 37 in degenza (2 in più); all’ospedale di Alzano (Asst Bergamo Est) sono sempre due i pazienti; l’Asst Bergamo Ovest ha in cura 6 pazienti a Treviglio (1 in più) e uno a Romano. Salgono a 1.403 i bergamaschi in isolamento obbligatorio perché positivi al virus (16% in più in 7 giorni), mentre scendono a 2.662 quelli in isolamento fiduciario perché «contatti» (-5%).
Dalmine, Cus in tilt
La sua prenotazione, scritta nero su bianco, riportava: giovedì 2 dicembre ore 15,35 presso il Cus di Dalmine. Però la signora Anna Villa, 61 anni residente a Lallio, la terza dose di vaccino anticovid l’ha fatta solo quattro ore dopo. Alle 19,44. In mezzo un’attesa infinita di cui la metà passata al freddo. Quello che doveva essere un atto di responsabilità si è trasformato per lei, e per centinaia di persone come lei ieri, in un vero incubo: «È stato prima di tutto un dispiacere. Perché si stanno spingendo, giustamente, le persone a vaccinarsi però poi con questo biglietto da visita non si fa una gran figura – spiega –. Se non si riesce a stare dietro a tutto, si proceda più lentamente perché altrimenti è controproducente. Mi chiedo il senso di permettere un numero così alto di prenotazioni, se poi, come è successo a me a Dalmine, al mio arrivo c’erano aperti solo tre box poi scesi a due».
Non è la prima segnalazione di questo tipo, che arriva dal Cus di Dalmine in questi giorni. Da inizio settimana l’hub vaccinale di via Verdi è decisamente sotto pressione. Tante le prenotazioni e poche invece le linee vaccinali aperte, con quelle che ci sono che non riescono a tenere il passo. Il risultato? I tempi di attesa, soprattutto tra il pomeriggio e la sera, si sono alzati parecchio. Ieri dopo tre ore in coda sono state diverse le persone che hanno preferito alzarsi ed andarsene piuttosto che aspettare ancora. Ieri sera non è stato possibile ottenere una replica da parte di Asst Bergamo Ovest.
A pieno regime e senza attese eccessive invece l’attività vaccinale al «Papa Giovanni». Ieri è stata raggiunta quota 1.700 somministrazioni giornaliere nel centro allestito al foyer dell’auditorium «Parenzan». «Un risultato raggiunto grazie al lavoro puntuale di tutti gli operatori», sottolinea il «Papa Giovanni».
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