Speleologo Usa bloccato in una grotta in Turchia: anche un bergamasco tra i soccorritori - Foto e video

IL SALVATAGGIO. Mark Dickey si è ammalato ed è bloccato da tre giorni in una grotta a mille metri di profondità. «Una delle operazioni più grandi al mondo a livello tecnico e logistico». Tra i soccorsi anche la IX delegazione lombarda del Cnsas.

Lo speleologo statunitense Mark Dickey, tre giorni fa si è ammalato mentre si trovava a nella grotta di Morca, nei pressi della costa mediterranea in Turchia, a una profondità di 1.120 metri durante una missione di esplorazione internazionale. Lo ha fatto sapere la Federazione Speleologica di Turchia. Dopo essersi ammalato, l’uomo è stato portato successivamente in un campo base a una profondità di 1.040 metri dove ha ricevuto assistenza medica. Considerato il miglioramento delle condizioni dello speleologo, i medici stanno valutando se potrà essere in grado di risalire muovendosi da solo con l’aiuto dei soccorritori mentre nei giorni scorsi ritenevano che sarebbe potuto uscire dalla grotta soltanto in barella.

«Uno speleologo esperto impiega circa 15 ore per riuscire a risalire in superficie (dal campo base dove si trova Dickey). Nella grotta ci sono passaggi stretti e tortuosi e numerose calate in corda doppia», ha fatto sapere la Federazione Speleologica di Turchia secondo cui l’operazione di salvataggio in corso, con 150 persone, è «a livello tecnico e logistico una delle più grandi al mondo». Situata nei pressi di Anamur, in provincia di Mersin sulla costa del Mediterraneo, Morca è la terza grotta più profonda di Turchia con una profondità di 1.276 metri.

E tra i tecnici impegnati in questo eccezionale soccorso c’è anche un bergamasco tra i quattro della IX Delegazione lombarda del Cnsas - Corpo nazionale Soccorso alpino e speleologico già partiti per la Turchia. In tutto sono 46 i tecnici del Soccorso Alpino e Speleologico italiano presenti in Turchia per recuperare lo speleologo statunitense bloccato in una grotta a 1000 metri di profondità.

Nella notte tra mercoledì 6 settembre e giovedì 7 è giunta al campo base situato nei pressi della grotta Morca, nella provincia di Mersin, la prima squadra di 8 soccorritori del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, partita dall’Italia nella mattinata di mercoledì con l’incarico di collaborare nell’assistenza sanitaria e nel recupero dello speleologo americano bloccato da sabato a circa 1000 metri di profondità. Nel pomeriggio di ieri è entrata in grotta la prima squadra italiana di 6 tecnici del Soccorso Alpino e Speleologico, compresi un medico e un infermiere, che poche ore fa ha raggiunto lo speleologo statunitense.

È decollato ieri sera da Pratica di Mare un volo dell’Aeronautica Militare che ha trasportato in Turchia diverse squadre composte da un totale di 33 tecnici esperti nella progressione e soccorso in grotte profonde, a supporto dei soccorritori che già stanno operando. Una volta atterrati in loco, l’esercito turco li ha elitrasportati nei pressi dell’ingresso della grotta dove negli scorsi giorni è stato allestito un campo base.

Un’ulteriore squadra composta da 5 tecnici del Cnsas, a bordo di due furgoni contenenti materiale logistico, si è imbarcata mercoledì sera dal porto di Brindisi alla volta della Grecia, ed è in fase di arrivo al campo base. In Turchia sono dunque presenti da questa mattina 46 operatori del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico. Al momento, oltre all’Italia, sono diverse le nazioni coinvolte in questa complessa operazione - coordinata dall’Afad, l’ente turco di Protezione Civile - tra queste la Bulgaria, la Polonia e l’Ungheria.

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