Pregliasco: «Dati da zona bianca ma è presto per togliere le mascherine»

«Aspettiamo di arrivare al 40-50% della popolazione vaccinata. Stiamo andando bene, serve però ancora prudenza».

La sintesi, un mese esatto dopo le riaperture, condensa fiducia: «Stiamo andando bene». Ma Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano e direttore sanitario dell’Irccs «Galeazzi» di Milano, non vede all’orizzonte un «liberi tutti»: serve ancora prudenza, da intrecciare a una campagna vaccinale che non deve fermarsi.

Professore, a che punto siamo?

«Gli indicatori sono calati anche in questo mese di riaperture, ma non tutti. C’è ancora una mortalità elevata, perciò occorre restare attenti. Usciamo, proseguiamo nelle riaperture, ma con attenzione e progressività: c’è ancora una massa critica di soggetti positivi, e anche di soggetti inconsapevolmente positivi, che possono essere responsabili del prolungamento della catena del contagio. Una catena del contagio che vede ancora tanti morti».

Gli effetti delle riaperture, dunque, non si sono visti?

«A oggi, non sembrerebbero esserci grossi guai. Si può procedere su questa direzione, ma deve rimanere il buonsenso».

La campagna vaccinale resta decisiva, anche con la circolazione più contenuta del virus?

«È fondamentale. Gli elementi di efficacia sul campo visti in questi mesi in termini di riduzione dei casi gravi confermano che questa è la via d’uscita. I dati che emergono sono ancora migliori rispetto agli studi clinici».

Col mix tra progressività nelle riaperture e completamento della campagna vaccinale, dopo l’estate 2021 non assisteremo più a una nuova ondata autunnale?

«Con l’estate e il ritorno a una maggiore socialità potrebbe esserci un aumento dei casi, ma il fatto di proseguire nella copertura dei fragili dovrebbe essere la chiave per evitare contraccolpi. I contatti aumenteranno, e così i casi: ma con la copertura vaccinale non si vedranno gli effetti gravi della malattia».

Dunque occorrerà sempre più guardare «solo» al dato dei ricoveri e meno a quello dei positivi?

«Sì: con la protezione dalle forme gravi della malattia, il dato dei ricoveri sarà l’elemento fondamentale per fare valutazioni».

Le mascherine quanto le dovremo ancora tenere?

«Ancora un po’. Aspettiamo di arrivare al 40-50% della popolazione vaccinata: da lì in poi si potranno fare scelte simili alle nazioni che già hanno raggiunto quella quota di immunizzazioni, superando l’utilizzo della mascherina prima all’aperto e poi negli ambienti chiusi».

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