Cronaca
Lunedì 17 Ottobre 2022
Pesenti scuola rock, studenti al lavoro per un nuovo teatro
Istituto professionale. Recuperato uno spazio all’interno della scuola che era utilizzato come magazzino. Il primo lavoro degli studenti: le canaline del riscaldamento a pavimento. La preside Migani: «Siamo tecnici e creativi, molto rock. Anche questo un modo per evitare la dispersione scolastica»
C’è una scuola in città molto rock. Lo è perché è riuscita ad attirare l’attenzione non solo del mondo industriale di cui si occupa ma pure di quello artistico, tanto che ha siglato un patto con la Fondazione Donizetti per realizzare un teatro all’interno dell’istituto. È rock perché i ragazzi che la frequentano sono una miscela di 48 culture in cerca di riscatto. È rock perché la preside dirige l’istituto come una chitarrista che detta il ritmo e poi con il distorsore diffonde come un’onda d’urto la scarica emotiva per i cambiamenti rendendoli più elettrizzanti e coinvolgenti. È rock perché il gruppo dei docenti si muove come una band, capace di trascinare gli allievi lontano dai problemi extra-scolastici. È rock perché nell’ufficio di presidenza c’è una vecchia lavagna dove i prof si sono ironicamente auto-giudicati suddividendosi tra buoni, cattivi e fuori di testa. Vi lascio immaginare in quale casella si sia auto-posizionata la preside di una scuola rock…
Laboratori tecnici con macchinari di ultima generazione
La scuola rock è l’Istituto professionale per l’industria e l’artigianato «Cesare Pesenti». Una scuola che fatica a togliersi di dosso la marchiatura a fuoco di superiore di riserva, di ultima spiaggia, posizionata in classifica nella parte bassa della scala sociale scolastica. Un retaggio del passato che fa a pugni con gli ambienti puliti e ordinatissimi che si incontrano oggi nei corridoi di via Ozanam, con laboratori tecnici di meccatronica (in accordo con Confindustria), robotica (usati da BergamoScienza), manutenzione (macchinari forniti da Daikin) e soprattutto con la sua preside, Veronica Migani, una dirigente lontana anni luce dagli stereotipi della burocrazia statale scolastica. Lei non nasconde che nel suo ufficio quasi ogni giorno arrivi un caso da risolvere, a volte anche complicato con segnalazione da parte delle forze dell’ordine, ma ciò che potrebbe sembrare un buco nero nella fama della scuola, per lei diventa una sfida educativa. «Si siedono qui davanti a me, a volte arrabbiati, spesso confusi. Sono solo ragazzi e alla fine capita pure che piangano a dirotto dopo aver capito gli errori commessi. Il piatto dei cioccolatini si svuota alla svelta...» racconta la preside Migani, spalleggiata da un vice che ne ha viste tante e il suo volto e le sue parole esprimono tanta pacatezza.
«Qui ci sono ragazzi che hanno scelto il percorso professionale perché sanno che troveranno un lavoro sicuro e altri che vengono mandati qui come ultima chance. Noi li accogliamo tutti e li carichiamo. Io dico a tutti che questa non è più la scuola solo dell’accoglienza, non è più l’ultima spiaggia, ora questa è la scuola delle opportunità dove si deve studiare per diventare tecnici competenti e ricercati. Faccio capire a questi ragazzi che sono importanti perché ricercati dalle aziende. Così anche chi arriva da una storia complicata si sente considerato». E i risultati, nei primi anni di presidenza Migani (supportata da un team di professori motivati e flessibili), già si vedono: iscrizioni aumentate, programmi di studio integrati con le aziende col metodo duale alla tedesca (metà settimana in azienda con assunzione e metà a scuola), esperienza in aziende all’estero con il progetto Erasmus, accordo annuale con gli industriali per stabilire gli obiettivi di formazione.
«C’è chi mi accusa di aver trasformato l’istituto nella scuola delle aziende – dice Migani – ma è il contrario: la scuola ascolta le aziende, è alleata delle aziende perché gli studenti siano più preparati alle esigenze del mondo del lavoro. Altrimenti rischieremmo di diplomare ragazzi con competenze non spendibili». E qui tanti genitori dovrebbero farsi un esame di coscienza al momento dell’orientamento scolastico post medie. Tutti a fare il liceo. E poi? E poi ci lamentiamo se nostro figlio non fa l’università e quindi non trova lavoro qualificato. Oppure ci inalberiamo perché non troviamo un idraulico anziché il tecnico dell’aria condizionata. «Da noi non funziona così – spiega la preside –. I ragazzi vengono cercati dalle aziende già durante il percorso scolastico, chi esce di qui sa che avrà un lavoro certo perché sa fare cose che altri percorsi di studio non ti insegnano. Chi vuole può proseguire all’università».
Il teatro per dare voce al desiderio di libertà dei ragazzi
E poi non sono tutte rose e fiori perché resta aperto il tema della dispersione scolastica che si aggira sul 30%. Sulla quantità c’è chi fa davvero fatica ad adeguarsi a un ambiente con le regole quando il contesto vissuto fuori dall’orario scolastico è totalmente anarchico, se non di abbandono e disagio. E qui la preside Migani se n’è inventata un’altra delle sue. Ha fatto svuotare un grande locale dove erano stati ammassati vecchi macchinari inutilizzati e ha deciso di realizzare un teatro. Un’idea che è piaciuta alla Fondazione Donizetti che ha deciso di seguire la preside rock. «Ovviamente – racconta lei – l’ho fatto a modo mio. Prima di allestire il teatro che permetterà ai ragazzi di esprimere la loro creatività, ho chiesto ai ragazzi più esperti di mettersi in gioco e così tutto l’impianto di riscaldamento a serpentina nel pavimento è stato costruito dagli studenti di quinta con la consulenza di un’azienda specializzata». A vederlo non ci si crede che tutti quei tubi verdi perfettamente piazzati e presto funzionanti siano opera degli studenti. Ma nella scuola rock succede anche questo. «E ho pure comprato una panchina in velluto rosso del vecchio Donizetti. L’ho pagata io e l’ho posizionata nel mio ufficio. Chi arriva deve capire che al Pesenti siamo tecnici ma anche creativi». Chissà che il nuovo teatro possa venire inaugurato con una performance teatrale a colpi di rock. Solo qui potrebbe apparire una scelta non stonata.
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