Cronaca
Martedì 17 Novembre 2020
Matteo muore a soli 10 anni
Il papà: un guerriero contro il tumore
La malattia al cervello diagnosticata nel 2017, un intervento e vari cicli di chemioterapie: sabato notte si è spento. Donate le cornee.
«Abbiamo avuto la fortuna di avere un bambino che ci ha dato tanto coraggio, e noi lo abbiamo dato a lui. È stato un ciclo di forza». Mario Ottaviani racconta con il cuore spezzato ma gonfio d’orgoglio la vita di Matteo, il figlio che a 10 anni gli è stato portato via dalle conseguenze di un tumore al cervello.
Una vita che gli ha messo davanti il peggiore degli ostacoli già a 7 anni: «Nel 2017 gli è stato diagnosticato un tumore al cervello – prosegue il papà – a giugno lo hanno operato al Papa Giovanni e gliel’hanno tolto. Dopo due settimane rideva e saltava. Ha fatto un ciclo di radioterapie all’Istituto dei tumori di Milano, terminato a fine settembre, ed è tornato a scuola a Curnasco. Ha frequentato la terza elementare bene, in salute, andavamo regolarmente a Milano per i controlli e sembrava che tutto fosse andato per il meglio. Ha iniziato la quarta ma nel 2019 il tumore è tornato, disseminato in più punti e anche nel midollo. Ha subìto un altro ciclo di radioterapie molto forte, affrontato sempre con coraggio. Tra gennaio e marzo per quasi due mesi siamo andati a Milano tutti i giorni, tranne il sabato e la domenica. Non si è mai abbattuto, mai arreso. Gli abbiamo spiegato tutto subito, a lui e alla sorella Gaia di due anni più grande. Ha sempre saputo contro cosa stava lottando, che la malattia era grave, ma proprio per questo l’abbiamo affrontata con naturalezza e nonostante tutto abbiamo vissuto una vita normale. Tutto quello che abbiamo potuto fare lo abbiamo fatto».
L’amore è stata la forza che ha spinto la famiglia a vivere ogni giorno con la speranza che la battaglia sarebbe stata se non vinta, almeno rimandata. Dopo il secondo pesante ciclo di terapie Matteo è tornato a scuola: «Era debilitato dal punto di vista muscolare e ha fatto quattro mesi di fisioterapia. Aveva perso tutti i capelli ma ha voluto fare ugualmente la prima Comunione. Alle fine del 2019 il tumore si era fermato». Il piccolo guerriero ha combattuto ma l’avversario è tornato quest’anno, proprio all’inizio del lockdown. «Era il 5 marzo quando abbiamo avuto l’esito della risonanza magnetica: il tumore aveva ricominciato a crescere. Siamo ripartiti con un ciclo di chemioterapia per bocca, che poteva fare a casa, e ha frequentato la scuola a distanza. Quest’estate siamo anche riusciti a fare una piccola vacanza in Abruzzo, dove abitano i miei parenti. A settembre gli hanno cambiato la terapia e andavamo ogni mercoledì a Milano. I risultati erano promettenti, eravamo contenti. Ma l’unico effetto collaterale è stata una dissenteria che lo ha debilitato tanto. Sabato notte ha avuto dolori fortissimi alla pancia ed è stato ricoverato in Terapia intensiva al Papa Giovanni, aveva l’intestino perforato e domenica alle 11,15 è morto. Io e mia moglie Sara abbiamo potuto stargli vicino tutto il tempo. Matteo non aveva un’aspettativa di vita molto alta, ma avrebbe avuto ancora tante carte da giocare. Abbiamo almeno potuto donare le cornee».
Matteo aveva, come tutti i bambini, molti sogni da realizzare quando sarebbe diventato grande: «Voleva fare il pompiere e aiutare la gente nei terremoti, era sempre pronto ad aiutare chi ne aveva bisogno. Era appassionato di robotica come me, che faccio il tecnico informatico, e diceva che avrebbe voluto inventare qualcosa per allevare meglio gli animali e coltivare i campi. A 4 anni ha iniziato a suonare il piano, aveva fatto nuoto e un corso di parkour che però l’anno scorso aveva dovuto abbandonare. Era appassionato di videogiochi e spesso giocavamo tutti e quattro insieme».
La salma è stata composta nell’abitazione di via don Seghezzi 22 a Curnasco di Treviolo, i funerali saranno celebrati mercoledì18 novembre alle 10 nella chiesa parrocchiale. «In tanti ci sono vicini, siamo stati circondati d’amore: in chiesa ci sarà posto per 100 persone ma don Davide lascerà le porte aperte in modo che chiunque possa seguire il funerale anche dal sagrato
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